Il 19 marzo 1945 Hitler emanò un decreto, successivamente noto come decreto Nerone, con il quale egli ordinava la distruzione di tutte le infrastrutture tedesche perchè non cadessero nelle mani degli alleati.
All’inizio del 1945 la situazione nella seconda guerra mondiale per la Germania nazista era disperata. La maggior parte dei territori conquistati dai tedeschi erano stati liberati o riconquistati, l’offensiva delle Ardenne aveva fallito e gli eserciti alleati stavano avanzando sulla Germania sia dall’est e dall’ovest. Tuttavia, Hitler non era disposto a deporre le armi e ad accettare i termini della resa incondizionata.
Il decreto era ufficialmente intitolato “Decreto riguardante le misure distruttive nel territorio del Reich” (in tedesco Befehl betreffend Zerstörungsmaßnahmen im Reichsgebiet) e solo successivamente diventò noto come decreto Nerone, a memoria dell’imperatore romano Nerone, a cui è tradizionalmente attribuita la progettazione del grande Incendio di Roma del 64 d.C.
Il decreto stabiliva appunto la distruzione di tutte le infrastrutture anche civili del Reich così da non farle cadere in mano alleata. A riguardo è utile leggere questo estratto del decreto stesso: “”1) Tutte le strutture militari di trasporto e comunicazione, stabilimenti industriali e depositi di approvvigionamento, nonché qualsiasi altra cosa di valore all’interno del territorio del Reich, che possa essere utilizzata in qualsiasi modo dal nemico immediatamente o nel prossimo futuro per il perseguimento della guerra, sarà distrutto.“”
Questa non era la prima volta che Hitler aveva cercato di distruggere le infrastrutture prima che venissero prese dal nemico. Poco prima della liberazione di Parigi Hitler ordinò che degli esplosivi fossero collocati intorno a importanti punti di riferimento, come la Torre Eiffel e i principali snodi dei trasporti. Se gli Alleati si fossero avvicinati alla città il governatore militare, Dietrich von Choltitz, doveva far esplodere queste bombe, lasciando Parigi “giacere in macerie”. Von Choltitz, tuttavia, non eseguì l’ordine e si arrese agli Alleati.
Il decreto fu inutile. La responsabilità per la sua realizzazione ricadde su Albert Speer, ministro degli armamenti e della produzione bellica di Hitler. Speer era inorridito dall’ordine e perse fiducia nel dittatore proprio per questo. Proprio come Dietrich von Choltitz che, diversi mesi prima non aveva distrutto Parigi, Speer fallì deliberatamente l’esecuzione dell’ordine. Dopo averlo ricevuto chiese di avere il potere esclusivo di attuare il piano usando, però, il suo potere per convincere i generali e i Gauleiter a ignorare l’ordine. Hitler rimase all’oscuro di questo fino alla fine della guerra quando Speer, mentre visitava Hitler nel suo bunker di Berlino, gli confessò di aver deliberatamente disobbedito. Hitler era arrabbiato con il suo ministro ma permise a Speer di andarsene senza subire conseguenze. Hitler si suicidò il 30 aprile 1945, 42 giorni dopo aver emesso l’ordine. Poco dopo, il 7 maggio 1945, il generale Alfred Jodl firmò la resa militare tedesca e il 23 maggio Speer fu arrestato per ordine del generale statunitense Dwight D. Eisenhower, insieme al resto del governo provvisorio tedesco guidato dall’ammiraglio Karl Dönitz, successore di Hitler come capo di stato.
Immagine d’apertura: testo del decreto
Bibliografia
- “March 19, 1945: Blow It All Up”. Wired. 19 March 2007.
- ^ “… Brennt Paris?“. Amazon.de. Retrieved 25 August 2008.
- ^ Hugh R. Trevor Roper (ed). Blitzkrieg to Defeat: Hitler’s War Directives 1939–1945 (NY: Holt Rinehart and Winston, 1971) pp. 206–207
- ^ Hamsher (Wiliam), Albert Speer / Victim of Nuremberg ?, Londres, Frewin, 1970; Schmidt (Matthias), Albert Speer / Das Ende eines Mythos, Munich, Scherz, 1982