Pioveva ormai da giorni. Una pioggerellina fitta che penetrava fin dentro le ossa e oltre. A fare cosa, ciascuno lo sapeva e lo teneva per sé.
Teresa, raggomitolata sul sedile posteriore nel suo impermeabile grondante, guardava la città dal finestrino del taxi che la portava alla stazione.
Infinite tonalità di grigio rubavano colore al mondo. Rivoli d’acqua sporca trascinavano cicche, cartacce e altre scorie, segni dell’incuria umana abbandonati lungo i bordi della strada e mescolati alle foglie morte degli ippocastani.
Il traffico del venerdì sera sembrava impazzito, come se alla guida ci fossero alieni privi di ogni cognizione delle regole stradali.
Rosa I. Morea
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