Christian Eriksen sta meglio, ancora ricoverato all’ospedale di Copenaghen per accertamenti, ma parla con la moglie Sabrina e ha già tranquillizzato i compagni di squadra di nazionale, dell’Inter e di tutto il mondo del calcio.
Ieri, però, non è stata una partita come le altre ovviamente. Quando al quarantaduesimo del primo tempo di Danimarca – Finlandia, prima partita del secondo giorno di gare di Euro2020, il numero dieci danese si accascia a terra, si capisce immediatamente che qualcosa non vada. Non un colpo di calore, un abbassamento di pressione, ma qualcosa di più serio. Accorrono i medici e i compagni, tra cui il capitano, Simon Kjær, che con estrema lucidità mette su un fianco il compagno e amico e gli libera le vie respiratorie in modo che la lingua non potesse ostruirne il respiro. Poi i medici, il massaggio cardiaco, il defribillatore: dieci minuti che spettatori allo stadio e alla tv non avrebbero mai voluto vedere. Ecco, quindi, la decisione del capitano danese: invita tutta la squadra a fare da schermo a ciò che sta accadendo al loro compagno: la gravità e soprattutto le lacrime dei compagni e avversari stavano facendo presagire il peggio ma la fermezza e la lucidità è stata quella di non rendere ciò che stava avvenendo uno spettacolo per occhi indiscreti, per regalare immagini a tutto il mondo, ma un momento privato e di sensibilità.
Il terrore negli occhi della moglie Sabrina, corsa in campo dagli spalti, hanno commosso il mondo del calcio e anche lì si è vista la grande umanità di Kjær e il portiere Schmeichel, pronti a consolarla e starle vicino prima che arrivasse la barella e Eriksen, coperto dai propri compagni e teli dei paramedici, fosse portato all’ospedale, fortunatamente a soli cinque minuti dallo stadio.
Minuti drammatici, silenzio surreale allo stadio che poi è tornato alla vita con le notizie positive che arrivavano dall’ospedale e con la ripresa del match, deciso da entrambe i capitani.
La foto in copertina rappresenta ciò che dovrebbe significare fin dalle giovanili il calcio: unione, difesa e forza di una squadra intorno ad un proprio compagno in difficoltà.
Un esempio che non dovrebbe valere solo nel calcio ma nella vita.