Il 18 giugno 1815 Napoleone Bonaparte, rientrato dal suo esilio all’isola d’Elba, viene definitivamente sconfitto dalle armate anglo-prussiane guidate dal duca di Wellington e dal feldmaresciallo Van Blucher.
Il 26 febbraio 1815 Napoleone Bonaparte era salpato in segreto dall’isola d’Elba, dove era stato esiliato nel maggio 1814 dalle potenze vittoriose della sesta coalizione, con l’intenzione di ritornare a prendere il potere in Francia, su cui governava, con l’appoggio dei monarchici francesi e delle altre potenze europee, il re Luigi XVIII. Napoleone toccò terra a Golfe-Juan, sulla costa meridionale francese, il primo di marzo. La notizia del ritorno in Francia di Napoleone non sembrò inizialmente allarmare il re e i monarchici francesi; i marescialli che avevano tradito l’imperatore in un primo momento rimasero fedeli a Luigi XVIII, compreso il maresciallo Michel Ney. Nei fatti, tuttavia, le truppe inviate a sbarrare il passo a Napoleone si unirono festanti al loro vecchio Empereur, e il 18 marzo anche Ney defezionò. Il giorno successivo, 19 marzo, Luigi XVIII abbandonò il trono diretto in Belgio (allora parte del Regno Unito dei Paesi Bassi) e Napoleone fece il suo ingresso a Parigi, riprendendo il governo della Francia. Napoleone inizialmente sperava di potersi presentare con intenzioni pacifiche e avviare negoziati con le potenze europee, ma queste, le quali lo avevano definito “nemico pubblico” e “perturbatore della pace europea” si rifiutarono di trattare con lui e si allearono nuovamente per sconfiggerlo. Così il 25 marzo 1815 l’Impero austriaco, l’Impero russo, il Regno di Prussia e il Regno Unito confermarono ufficialmente l’alleanza di Chaumont del 1814 e costituirono, insieme con altri Stati minori, la settima coalizione.
Mentre Austria, Prussia e Russia iniziavano a mobilitare i loro eserciti, il Regno Unito stanziò immediatamente cinque milioni di sterline; le grandi potenze si impegnarono a mettere in campo ognuna almeno 150 000 soldati. In attesa dell’arrivo sul fronte del Reno delle armate russe e austriache, le truppe britanniche presenti in Belgio vennero riunite, sotto il comando del Duca di Wellington, con i contingenti belgi-olandesi; tra Liegi e Namur era già accantonata anche una parte dell’esercito prussiano guidato dal feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher.
L’imperatore decise di colpire per primo, sperando di infliggere una rapida e schiacciante sconfitta agli eserciti nemici colti di sorpresa in Belgio; con una vittoria di prestigio avrebbe dato fiducia ai francesi e forse scosso la solidarietà tra i coalizzati. Napoleone inoltre riteneva che la popolazione belga si sarebbe sollevata a suo favore alla notizia dell’avanzata francese e che lo stesso governo britannico sarebbe entrato in crisi dopo la disfatta del duca di Wellington.
Due giorni prima di Waterloo i francesi avevano sconfitto i prussiani nella battaglia di Ligny, ma Wellington, informato che Blücher era riuscito a riorganizzare il suo esercito e sembrava intenzionato a marciare in suo aiuto, prese la decisione di rischiare una battaglia contro le forze di Napoleone. Il generale britannico schierò i suoi uomini in difesa lungo la scarpata di Mont-Saint-Jean, vicino alla strada per Bruxelles, confidando nell’aiuto dei prussiani. Napoleone sferrò una serie di sanguinosi attacchi contro le linee britanniche a partire dalle ore 11:30 e nel tardo pomeriggio sembrò vicino alla vittoria, ma l’ostinata resistenza del nemico e l’arrivo in massa dei prussiani decisero alla fine la battaglia a favore dei coalizzati.
Con la sconfitta a Waterloo, Napoleone fu nuovamente inviato in esilio, questa volta all’isola di Sant’Elena, ove morì il 5 maggio 1821. Per quanto riguarda gli altri due protagonisti della battaglia, il Duca di Wellington Arthur Wellesley intraprese una brillante carriera politica, che lo portò a diventare primo ministro britannico prima di morire il 14 settembre 1852, mentre Blücher cessò ogni attività nell’esercito e si dedicò alla tenuta di famiglia e a occuparsi del figlio malato fino alla morte avvenuta nel 12 settembre 1819.
Oggi nei pressi di Waterloo è ricordata la grande battaglia con una serie di monumenti, ed esiste un museo dedicato al famoso scontro. L’intera zona è un parco storico.
Immagine d’apertura: La carica dei corazzieri francesi contro i “quadrati” della fanteria britannica durante la battaglia di Waterloo, in un dipinto del 1874 di Henri Félix Emmanuel Philippoteaux
- Jacques Bainville, Napoleone, Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2006 [1932], ISBN 88-8490-920-1.
- Alessandro Barbero, La battaglia. Storia di Waterloo, Laterza, 2003, ISBN 978-88-420-7759-6.
- Georges Blond, Vivere e morire per Napoleone, vol. II, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1998 [1980], ISBN 88-17-11797-8.
- David G. Chandler, Waterloo – I cento giorni, in BUR Storia, 1ª ed., Milano, Rizzoli, 2008 [1980], ISBN 978-88-17-25815-9.
- (EN) Peter Hofschröer, 1815: The Waterloo Campaign. Vol. 2: The German Victory, London, Greenhill Books, 1999, ISBN 978-1-85367-368-9.
- (FR) Henry Houssaye, Waterloo 1815, Christian Debarthelat editeur, 1987 [1896], ISBN 2-905563-18-4.
- David Howarth, Waterloo – Guida del campo di battaglia, Andover, Pitkin Publishing, 2012, ISBN 978-0-85372-771-2.
- Victor Hugo, I miserabili, edizione per Famiglia Cristiana, 1991 [1862].
- (FR) Henri Lachouque, Waterloo, Stock, 1972.
- Emmanuel de Las Cases, Memoriale di Sant’Elena, BUR Rizzoli, 2004 [1822-1823], ISBN 978-88-17-10790-7.
- Georges Lefebvre, Napoleone, Bari, Editori Laterza, 2009 [1935], ISBN 978-88-420-5902-8.
- (FR) Robert Margerit, Waterloo, Gallimard, 1964.
- Luigi Mascilli Migliorini, Napoleone, Roma, ed. Salerno, 2001, ISBN 88-8402-350-5.
- (EN) William Siborne, The Waterloo Campaign, 4ª ed., London, Greenhill Books, 1990 [1844], ISBN 1-85367-069-3.
- (EN) H. T. Siborne, The Waterloo Letters, New York & London, Cassell & Greenhill Books, 1993 [1891], ISBN 1-85367-156-8.
- Evgenij Tàrle, Napoleone, Mursia, 2014 [1936], ISBN 978-88-425-5430-1.
- Jean Tulard, Napoleone, Milano, Rusconi libri, 1994 [1977], ISBN 88-18-70091-X.