Nuove scoperte da Dmanisi, nel Caucaso meridionale, in Georgia, uno dei siti preistorici più importanti a livello mondiale. Sono stati descritti per la prima volta i resti di un canide fossile di grandi dimensioni attribuito alla specie “ipercarnivora” Canis (Xenocyon) lycaonoides, ritrovati in associazione a resti umani: si tratta dell’antenato dell’attuale licaone, la specie africana Lycaon pictus. Le evidenze fossili testimoniano anche un comportamento sociale della specie animale.
La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports, del gruppo Nature, con il coordinamento di Saverio Bartolini Lucenti, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze [“The early hunting dog from Dmanisi with comments on the social behaviour in Canidae and hominins” DOI:10.1038/s41598-021-92818-4]. Il lavoro si colloca nel contesto dell’indagine sui carnivori fossili sviluppata da un team internazionale georgiano-italo-spagnolo, sotto la supervisione di Lorenzo Rook, docente di Paleontologia e
paleoecologia presso l’Ateneo fiorentino.
“Le analisi anatomiche e morfometriche degli esemplari fossili di Dmanisi, confrontate con un grande database di canidi attuali e fossili provenienti da tutto il mondo – spiega Saverio Bartolini Lucenti -, mostrano che questa specie era un canide di grossa taglia, un super-predatore che, come altri canidi ipercarnivori, cacciava in gruppi e aveva un complesso comportamento sociale, comparabile a quello all’attuale licaone che presenta forme di altruismo verso i membri del proprio gruppo perfino più accentuate di quelle del lupo grigio”.
“Sono le stesse evidenze fossili a portare a questa conclusione – precisa Lorenzo Rook -: il cranio di un licaone della specie trovata a Dmanisi, con dentatura riassorbita e malformazioni ossee al muso e alla mandibola può essere arrivato all’età adulta solo se sostenuto in maniera altruistica dai membri del branco”. Continua Rook: “È singolare trovare due specie di mammiferi altamente sociali a Dmanisi: il licaone eurasiatico e Homo erectus, che hanno evidenze dirette di mutuo appoggio verso altri membri dei loro gruppi. La chiave del successo in termini di dispersione geografica e ecologica di queste due specie potrebbe risiedere proprio in questa loro spiccata socialità”.
Gli antenati dei licaoni hanno avuto origine in Asia all’inizio del Pleistocene, intorno a 2,5 milioni di anni fa. Il dato di Dmanisi si pone come prima testimonianza certa della loro dispersione verso ovest, alle porte dell’Europa, 1.8 milioni di anni fa. Da quel momento in poi gli antenati del licaone colonizzarono l’Europa, l’Africa e perfino il Nord America. Questa specie è scomparsa durante la transizione tra Pleistocene inferiore e Pleistocene medio (circa 1 milione di anni fa) ma i suoi discendenti sopravvivono in Africa ancora oggi con la specie Lycaon pictus, il licaone africano.
Lo studio del licaone di Dmanisi è frutto di un più ampio progetto di collaborazione tra Italia e Georgia, in virtù di un accordo bilaterale tra Università di Firenze, Tbilisi State University “I. Javakhishvili” e Georgia National Museum, con il supporto dell’Ambasciata d’Italia in Georgia e il sostegno economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dello stesso Ateneo fiorentino.
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Nelle foto: Saverio Bartolini Lucenti e Lorenzo Rook