Il 19 agosto 480 a.c ha inizio la celebre battaglia delle Termopili, in cui il piccolo contingente spartano di 300 unità comandato da Leonida insieme a pochi alleati greci affronta l’esercito dell’imperatore persiano Serse.
L’invasione persiana era una risposta allo smacco subito durante la fallita prima invasione della Grecia che si era conclusa con la grande vittoria ateniese nella battaglia di Maratona nel 490 a.C.
La prima invasione era avvenuta dopo che le poleis(città) greche di Atene ed Eretria avevano incoraggiato la fallita Rivolta ionica contro l’impero achemenide di Dario I di Persia negli anni tra il 499 ed il 494 a.C. L’impero era ancora relativamente giovane e attraversato da ribellioni dei popoli sottomessi; L’imperatore Dario I, del resto, era un usurpatore e aveva impiegato molto tempo nel combattere le rivolte contro la sua autorità: la rivolta degli Ioni aveva quindi minacciato una volta di più l’integrità dell’impero ed egli si era ripromesso di punire tutti coloro che vi erano stati coinvolti, soprattutto gli Ateniesi “poiché era sicuro che [gli Ioni] non sarebbero rimasti impuniti per la loro ribellione“. Dario intravide anche l’opportunità di espandere facilmente il suo controllo alla Grecia, che allora si presentava divisa e debole. Una spedizione preliminare condotta dal generale Mardonio nel 492 a.C. riconquistò la Tracia e costrinse il Regno di Macedonia a sottomettersi.
Dario così inviò emissari in tutte le città-Stato greche nel 491 a.C. per chiedere in dono, secondo la formula usuale, “terra e acqua” in segno di sottomissione alla sua autorità. La maggior parte delle città greche obbedì senza discutere, eccetto che ad Atene e a Sparta. Ad Atene gli ambasciatori persiani furono processati e poi giustiziati, gettandoli in un pozzo; uguale trattamento fu loro riservato a Sparta, dove non furono nemmeno sottoposti a giudizio: questo gesto segnò di fatto l’entrata in guerra di Sparta contro la Persia
Serse aveva raccolto un enorme esercito e una potente flotta per conquistare tutta la Grecia. Il generale ateniese Temistocle propose che i Greci si disponessero a bloccare l’avanzata dell’esercito persiano al passo delle Termopili, ostacolando nello stesso tempo la flotta persiana presso lo stretto di Capo Artemisio.
Un esercito greco di circa 7 000 uomini marciò verso nord per cercare di fermare l’avanzata dei Persiani nell’estate del 480 a.C. L’esercito di Serse arrivò al passo a fine agosto o inizio settembre ma fu trattenuto per una settimana dai Greci che, sebbene in grande inferiorità numerica, bloccarono l’unica via attraverso la quale l’imponente esercito persiano avrebbe potuto raggiungere la Grecia centrale; tuttavia un abitante del luogo di nome Efialte rivelò agli aggressori l’esistenza di una via secondaria che conduceva dietro le linee greche. Leonida, consapevole di essere stato aggirato, fece allontanare il grosso dell’esercito greco e rimase a guardia del passaggio con 299 Spartani, 700 Tespiesi, 400 Tebani e, forse, qualche centinaio di altri, che vennero per la maggior parte uccisi.
Dopo la disfatta la flotta greca, mentre combatteva presso capo Artemisio sotto il comando del politico ateniese Temistocle, ricevette la notizia della sconfitta alle Termopili. Dal momento che il piano dei Greci prevedeva che sia le Termopili che capo Artemisio venissero tenuti sotto controllo, e avendo la flotta subito consistenti perdite, venne deciso il ritiro a Salamina. I Persiani invasero la Beozia e poi entrarono in Atene, che era stata precedentemente evacuata. In seguito la flotta greca attaccò e sconfisse gli invasori nella battaglia di Salamina verso la fine del 480 a.C.: dopo lo scontro il re Serse, temendo di restare intrappolato in Europa con la flotta fortemente indebolita, decise di ritornare in patria con parte dell’esercito (perdendo molti uomini per la fame e le malattie) e lasciò il generale Mardonio al comando dei restanti reparti per completare la conquista della Grecia. L’anno successivo, tuttavia, un esercito ellenico sconfisse definitivamente i Persiani nella battaglia di Platea.
La battaglia delle Termopili, più volte citata nella cultura antica, recente e contemporanea, è probabilmente la più famosa della storia antica dell’Europa, tuttavia la sua fama non è dovuta alla sua influenza sul corso delle guerre persiane, la quale fu minima, ma sul significato che essa assunse nella cultura greca dell’epoca, significato che attraverso le fonti fu presente anche nella cultura occidentale successiva in generale. Tale significato deriva dall’esempio di coraggio e valore militare fornito dai Greci, la cui retroguardia rimase in posizione sebbene il suo annientamento fosse cosa certa. Già dall’antichità le Termopili furono infatti citate come un esempio di coraggio per la lotta contro i Persiani. Da allora gli eventi delle Termopili sono stati motivo di lodi da molte fonti; per Montaigne, ad esempio, “le più belle vittorie che il Sole abbia mai visto, non avrebbero mai il coraggio di confrontare la loro gloria con la gloriosa sconfitta del re Leonida e dei suoi uomini“.
Anni dopo la battaglia, il poeta greco Simonide compose un celebre epigramma che venne inciso quale epitaffio su una lapide commemorativa, posta in cima al tumulo degli Spartani alle Termopili. Quell’altura è anche la collina su cui l’ultimo Spartano morì. La lastra originale non si è conservata, ma nel 1955 l’epitaffio fu riprodotto su una pietra nuova. Il testo riportato da Erodoto è:
«O straniero, annuncia
agli Spartani che qui
noi giacciamo in ossequio
alle loro leggi»
Immagine d’apertura: Leonida alle Termopili di Jacques-Louis David (1814). Il quadro rappresenta una “antologia” degli eventi storici e leggendari accaduti nella battaglia
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