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Ora o mai più, ultimo rapporto dell’IPCC su cosa fare per combattere il cambiamento climatico

Il 4 aprile 2022 è stato pubblicato l’ultimo aggiornamento dell’IPCC (“Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico”, corpo di ricerca dell’ONU per studiare il cambiamento climatico), in particolare l’aggiornamento del Terzo Gruppo di Lavoro, relativo alla “Mitigazione del Cambiamento Climatico”. Il rapporto, approvato da 195 paesi e scritto da 670 ricercatori provenienti da 67 paesi diversi, nelle parole del capo del presidente dell’IPCC Hoesung Lee, indica che “Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantire un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento. Sono incoraggiato dalle azioni per il clima intraprese in molti paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno rivelando efficaci. Se queste vengono ampliate e applicate in modo più ampio ed equo, possono supportare ampie riduzioni delle emissioni e stimolare l’innovazione“.

Jim Skea, professore all’Imperial College di Londra e co-presidente del gruppo di lavoro dietro il rapporto, ha dichiarato: “Ora o mai più, se vogliamo limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Senza riduzioni immediate e profonde delle emissioni in tutti i settori, sarà impossibile“.

Il terzo gruppo di lavoro, come riportato anche dal Guardian, nel suo rapporto ha rilevato che:

  • L’uso del carbone deve essere gradualmente abbandonato se il mondo vuole rimanere entro una crescita di 1,5°C rispetto all’era preindustriale e le nuove infrastrutture per i combustibili fossili attualmente pianificate porterebbero il mondo a superare 1,5°C.
  • Le emissioni di metano devono essere ridotte di un terzo.
  • Sarà necessario coltivare foreste e preservare i suoli, ma la piantumazione di alberi non è abbastanza per compensare le continue emissioni di combustibili fossili.
  • Gli investimenti nel passaggio a un mondo a basse emissioni di carbonio sono circa sei volte inferiori a quanto dovrebbero essere.
  • Tutti i settori dell’economia globale, dall’energia ai trasporti, all’edilizia e al cibo, devono cambiare drasticamente e rapidamente e saranno necessarie nuove tecnologie, tra cui il combustibile a idrogeno e la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha dichiarato che alcuni governi e aziende “mentono” affermando di essere sulla buona strada per 1,5°C. In un forte rimprovero, Guterres ha avvertito: “Alcuni leader di governo e imprenditori dicono una cosa, ma ne fanno un’altra. In poche parole, stanno mentendo. E i risultati saranno catastrofici”.

La pubblicazione del rapporto è stata ritardata di alcune ore poiché i governi hanno litigato con gli scienziati in sessioni di maratona, culminate nella tarda notte di domenica, sui messaggi finali nel riepilogo di 63 pagine per i responsabili politici. Mentre i rapporti dell’IPCC sono guidati da scienziati, i governi hanno capacità di input sui messaggi finali nel riepilogo per i responsabili politici, e sono i governi che alla fine devono comunque approvare il rapporto. Alcuni governi come l’Arabia Saudita, uno dei principali produttori ed esportatori di petrolio al mondo, hanno eseguito, con parziale successo, forti pressioni perchè nel rapporto finale il linguaggio riguardante la necessità di abbandonare i combustibili fossili fosse più annacquato e meno forte.

Come riportato dal new York Times, il rapporto, nonostante le sfide “contiene barlumi di ottimismo. Negli ultimi dieci anni, molte nazioni hanno adottato politiche climatiche ambiziose, ridimensionato i piani per nuove centrali a carbone e utilizzato sussidi e regolamenti per espandere le energie rinnovabili. Sebbene le emissioni di combustibili fossili stiano ancora crescendo in tutto il mondo, il tasso di crescita è rallentato negli anni 2010, rispetto agli anni 2000, afferma il rapporto, e l’umanità ora ha una possibilità molto migliore per evitare alcuni degli scenari peggiori di riscaldamento globale una volta ampiamente temuti dagli scienziati.“.

Intanto, scienziati in tutto il mondo iniziano sempre di più a suonare l’allarme in ogni modo, avvertendo che il rapporto dell’IPCC è stato annacquato dai governi come l’Arabia Saudita e che senza un drastico cambio di rotta la catastrofe sarà inevitabile. Come riportato da Common Dreams infatti, “più di 1.000 scienziati in tutto il mondo si sono incatenati alle porte delle banche favorevoli al petrolio, hanno bloccato i ponti e hanno occupato i gradini degli edifici governativi mercoledì per inviare un messaggio urgente alla comunità internazionale: la crisi ecologica sta accelerando e solo una “rivoluzione climatica” potrà scongiurare la catastrofe“.

Il Guardian riporta come i governi stiano fallendo nell’affrontare la sfida del cambiamento climatico, e gli USA stessi, nonostante le promesse del presidente Joe Biden di prendere sul serio la questione climatica, sembrano andare nella direzione opposta, con, ad esempio, un aumento dei permessi per le piattaforme petrolifere.

Intanto l’impennata dei prezzi dell’energia e la guerra in Ucraina hanno spinto molti governi a ripensare le proprie politiche energetiche. Vari paesi, inclusi gli Stati Uniti, il Regno Unito e gli stati membri dell’UE, stanno valutando la possibilità di aumentare i combustibili fossili come parte della loro risposta alla crisi energetica, ma il rapporto dell’IPCC ha chiarito che l’aumento dei combustibili fossili renderebbe l’obiettivo di 1,5 gradi definitivamente irraggiungibile.

Il prossimo e ultimo aggiornamento dell’IPCC sarà a settembre, con la sintesi generale su quanto rilevato dai tre gruppi di lavoro.

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