Fino a qui nulla di strano, nell’esistenza di Michele e nella sua quotidianità non sembra esserci nulla di grave, ma solo la figura di un pover uomo la cui vita si sussegue nell’intermittenza del ricordo e dell’abitudine. Ma allora perchè raccontare la storia di quest’uomo, la cui immaginazione non rappresenta nulla di eclatante se non, in comune con molti (o addirittura tutti), la sua ossessione per la ripetività e la gioia che essa ne provoca? Semplice: la vita di Michele stava per cambiare da un giorno all’altro.
Tutto incominciò in un lunedì stranamente afoso della seconda primavera, la cui aria pesante poteva sentirsi sulla pelle dei passanti della città e sentirne l’appiccicume che ne provocava il fastidio sotto le camicie, le maglie o i maglioncini a collo alto delle povere persone che in quel giorno avevano (o dovevano) deciso di uscire. Come tutti i lunedì da che ne avesse memoria, Michele de Micheli si recò, dopo aver eseguito tutte le sue mansioni meccaniche mattutine, a scuola con la sua inseparabile bicicletta. Durante il tragitto gli venne in mente di quel giorno in cui andò, assieme al fratello, alla concessionaria e subito uno strano senso di vomito lo travolse tanto da fargli perdere il controllo e cadere a terra, rompendo il pedale della bicicletta e facendolo sprofondare in un turbine di pensieri e sensazioni angosciose da cui sarebbe stato difficile uscirne, anche per l’uomo più sprovveduto. Alcuni passanti si erano soffermati nel chiedergli se si sentisse bene, vedendo le condizioni in cui versava la sua povera bicicletta.
– Sta bene, signore? -, chiese un primo.
– Vuole che chiamiamo un ambulanza? Sembra si sia fatto male -, disse una seconda.
Ma i loro commenti e la loro presunta preoccupazione non era registrata nelle quotidianità di Michele; faccenda più semplice era controllarla in un ambiente a lui familiare e consono, quale era quello della scuola quando dei colleghi o delle colleghe domandavano se sapesse o meno dove fosse finito un supplente o robe del genere. Non gli chiedevano spesso molte questioni e questo rendeva naturalmente più efficace il comportarsi nel modo più adeguato possibile, essendo agli occhi di tutto l’istituto il professore con qualche rotella fuori posto. Michele sulle prime non rispose, si limitò a gurdarsi solamente attorno e notare le facce e i volti di coloro che, accolto ingiustamente il suo grido di aiuto, smisero in prima istanza di fare le loro mansioni e prestare attenzione al povero vecchio caduto dalla bicicletta.
Aquino Simone
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