I campi intorno cingono la strada, chiudendola, sono obbligato a percorrerla se voglio arrivare da qualche parte, nessuno e nessuna cosa dovrebbe obbligarmi la via da seguire, eppure non ho scelta. L’alternativa sarebbe quella di rompere il ciglio stradale per scegliere la mia direzione e andare dove voglio in assoluta libertà, ma non posso, so di non poterlo fare.
Arrivo finalmente sulla costa, lasciando alle spalle quella lunga e sinuosa lingua d’asfalto a senso imposto, sembra per un momento di essermi liberato dalla costrizione. Il mio intento è arrivare, non penso ad altro; ci siamo, vedo il mare: con la sua forma, il movimento, la vita dentro, un piacevole senso di pace e di quieta riflessione mi avvolge come fanno le acque con le barche, trascinando dolcemente la prua al largo, lasciandole libere di muoversi, senza obbligo, possono scegliere la direzione, o se vogliono farsi trasportare dal vento, senza meta e approdare su spiagge remote.
Mi illudo per un momento. Maledizione! Se voglio continuare il mio cammino devo ripercorrere quella dannatissima strada, non è una regola ma una imposizione, è necessario che la transiti, non posso fare altro.
Giovanni Pulci
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