E sono ancora trenta giorni di siccità. Chinaksen è infuocata e anche quest’anno l’acqua potabile tarda ad arrivare, le promesse tante, le soluzioni poche. La sete si fa sentire, ogni alba corrisponde ad una speranza, ma la delusione è tanta. La nostra casa fatta da un ammasso di terra, letame, immondizia, è stata già ricostruita diverse volte a causa delle avverse situazioni meteo, dalle forti tempeste provocate dal soffio del simùn, alle scosse che di tanto in tanto fan tremare la terra.
Il cibo è davvero poco e mia madre dice sempre che mio padre, al termine del suo vagare ci porterà da mangiare, consolandomi. Mio padre, un uomo forzuto dal volto scolpito dalla fatica, sembra quasi non accusare il passare del tempo. È nomade e si sposta portando con sé le capre cercando sempre terre migliori. Si fa vedere di rado e quando torna per me è una gran festa perché riporta sempre qualcosa da mettere sotto i denti, che siano delle uova, del formaggio o del latte. Il cibo però dura veramente poco e la sopravvivenza diventa un problema. Maledetto clima, maledetto caldo, maledetta terra!
Daniele Cialini
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