di Sabrina Nieri
Ti ho incontrata e scoperta per la prima volta quando ero una bambina, a Prato, nella mia città dove in una stanza di un palazzo del centro storico sede dell’Unione Donne Italiane; mia zia, una delle responsabili della sezione pratese, quando chiesi chi fossero le altre donne presenti mi disse: “Compagne Sabrina, loro sono compagne”. Quella parola, detta con solennità e amore, mi colpì da subito. Poi ho cominciato a ritrovarti in tante occasioni in cui ho ben compreso il tuo significato che porterò sempre nel mio cuore: quando ancora andavo a scuola eri un’ amica particolare con cui condividere la rabbia, l’entusiasmo, le lotte e le passioni della mia giovane età. Sei stata e sei ,“compagna”, una donna dalle tante età e dai tanti volti incontrati negli anni belli della militanza politica e mai dimenticata. Con il passare degli anni , non ci siamo mai perse di vista: fra una manifestazione e l’altra, fra un sorriso, una canzone e uno slogan per cambiare il mondo, fra la scoperta della maternità e la cura di una famiglia; partendo sempre da noi, dalla nostra vita quotidiana. Anche per me quella parola “compagna” come scrive Livia “ha significato scoprire il senso della propria vita all’interno di una storia collettiva”, “ha significato l’esercizio spericolato della libertà, per conquistare un proprio posto nel mondo dentro una comunità che quel mondo voleva cambiare” e se ancora oggi ci ritroviamo è sempre un abbraccio bellissimo.
Grazie a Livia Turco che oggi omaggia il tuo valore con un bellissimo saggio chiamato appunto “compagne“ dove raccontando l’esperienza della militanza nel Partito Comunista Italiano di milioni di donne , ricorda a questo paese ,“un passato sempre presente” dove le donne hanno dato un contributo unico alla nascita della nostra democrazia , sentinelle e artefici del cambiamento, scandendo la storia del PCI, il più grande partito comunista dell’occidente dalla sua nascita in poi. Livia racconta la storia delle donne comuniste, prima nella resistenza, poi nelle sezioni di partito, nel territorio, nelle manifestazioni femministe. E’ il racconto della storia di tante, compagne famose come le madri Costituenti e quelle meno famose ma impegnate comunque in una militanza spesso difficile e piena di sacrifici , tutte hanno dato al PCI un contributo che gli è valso per anni un consenso diffuso e capillare. E’ il racconto di una storia che parte dalla nascita del PCI, L’Ordine nuovo di Gramsci e Camilla Ravera, e prosegue nella lotta partigiana, la nascita dell’Unione Donne Italiane, la conquista del diritto di voto, gli anni ‘50, ‘60 e ’70, il femminismo fuori e dentro il partito. E’ il racconto del Pci di Berlinguer, del nuovo PCI con la forza delle donne, quello della Carta delle Donne. Le compagne del PCI sono state forse la punta più avanzata di un periodo storico della sinistra, producendo una elaborazione forte e moderna che disegnava, grazie anche all’incontro con il femminismo, un nuovo welfare partendo dai tempi di vita delle donne e dalla loro quotidianità. Chi scrive si sente parte di quella storia e, convinta del suo immenso valore umano oltrechè politico, accoglie volentieri l’invito dell’autrice a non farla cadere nell’oblio e rivolge prima di tutto alle ragazze e alle donne di questi bui anni del nuovo millennio, un invito alla lettura unica e bella di questo libro testimonianza. E’ una storia che ha ancora tanto da raccontare; in grado, a mio avviso, di parlare all’oggi, alla necessità che altre generazioni di donne facciano sentire la loro voce e, come allora, partendo dalla loro quotidianità conquistino l’altra metà del cielo che portano sulle loro spalle. Le sfide aperte sono tante.
Tornando al libro, dalla testimonianza di Livia emerge quanto la presenza delle donne comuniste sia stata essenziale e determinante in battaglie cruciali come il divorzio, l’aborto, la proposta di una nuova concezione del welfare; oggi lo è per difendere i diritti acquisiti e per sfide nuove, prima fra tutte quella di costruire una sostenibilità ambientale, sociale ed economica che salvi il nostro mondo: un mondo dove fin da bambine le donne soffrono ancora oggi discriminazioni e violenze ..”C’è da fare”, come dice una bellissima canzone di Giorgia, “C’è da fare, c’è da fare C’è da far da mangiare per un mondo affamato…C’è da fare,..” e non è e non sarà semplice, a partire, come allora, dalle spesso difficili relazioni tra donne e uomini. Il valore della sorellanza è un valore bellissimo , gli uomini, anche quelli di sinistra come ci insegna la storia raccontata da Livia, non hanno ancora ceduto la loro leadership . Il soffitto di cristallo, invisibile metafora delle discriminazioni ,fatto di mille barriere culturali e materiali è sempre lì che non si rompe per il genere femminile e ormai non solo. Forse questa bella storia può aiutarci a capire a cercare nuove spinte e nuovi stimoli, a trovare e ritrovare “compagne”.
L’AUTRICE
LiviaTurco
Livia Turco, iscritta giovanissima alla Fgci di Torino, ne diventa segretario provinciale nel 1978. Nel 1986 entra a far parte della Segreteria nazionale del Pci, ed è responsabile nazionale delle donne del Pci e del Pds fino al 1994. Nel 1995 è eletta presidente della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità della presidenza del Consiglio. Parlamentare dal 1987 al 2013, è ministra della Solidarietà sociale dei governi dell’Ulivo dal 1996 al 2001 e ministra della Salute dal 2006 al 2008. È presidente della Fondazione Nilde Iotti