Era un ricordo sbiadito ma allo stesso tempo ben nitido fissato nella sua mente. Lei, poco più di tre o quattro anni, piccolina ma curiosa seduta sulla sua sediolina nel cortile sotto casa insieme alla nonna, alla mamma e alle altre vicine. Ognuna intenta ai propri lavori: c’era chi lavorava all’uncinetto, c’era chi lavorava l’intaglio, chi rammendava calze e chi semplicemente stava raccogliendo pazientemente il filo in un gomitolo con uno strumento strano, un pò buffo con quelle sue braccia aperte che sostenevano la matassa, che girava e girava in continuazione. Ogni tanto si fermava quasi a voler prendere fiato e poi riprendeva la sua corsa. Anche il nome era altrettanto buffo e lei, piccolina com’era, ancora non lo riusciva a pronunciare bene “arcolaio” – le aveva detto la nonna, aggiungendo – “e serve a dipanare la matassa, a ricavarne dei gomitoli di filo”. Lei aveva provato a ripetere lentamente “arco – raio” ma faceva fatica e poi era distratta dalla sua sediolina nuova che nonna aveva realizzato da un vecchio pneumatico della macchina venduta appena qualche settimana prima.
Antonella Gioitta
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