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Agricoltura sociale: consultazioni sulla proposta di legge

Una proposta di legge che segna un passaggio importante perché vuole strutturare un sistema, quello dell’agricoltura sociale, che ad oggi non è incardinato in una norma”. Così la presidente della commissione Sviluppo economico, Ilaria Bugetti (Pd) è intervenuta, questa mattina, in apertura delle consultazioni sulle disposizioni in materia di agricoltura sociale, ricordando che la Toscana è tra le prime regioni a dotarsi di una propria legge in merito.

Bugetti ha sottolineato il “valore etico dell’agricoltura sociale”, l’importanza che questa “faccia parte di un percorso integrato con i comuni di riferimento” e di una norma che individui “i possibili utenti dell’agricoltura sociale, i percorsi di accreditamento e i servizi da offrire”. “Con questa proposta di legge – ha aggiunto – si dà anche una sorta di controllo pubblico ad un settore importante della nostra regione attento alla salute mentale, ai ragazzi con disabilità, ma anche all’agricoltura di qualità”. 

Olivia Fossi di Coldiretti toscana ha chiesto di chiarire che gli operatori di agricoltura sociale e di fattorie sociali sono la stessa cosa e che già nel regolamento attuativo venga inserito lo standard professionale dei percorsi formativi. Sulla stessa linea anche l’intervento di Alessandro Marchionne per Confagricoltura toscana. Francesco Fragola di Confcooperative toscana ha ribadito che la ratio della proposta di legge sta proprio nel suo incipit “L’agricoltura sociale coniuga i processi di produzione agricola con lo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo, e quindi rappresenta un’occasione importante per lo sviluppo dell’agricoltura verso strategie multifunzionali e di diversificazione dell’attività agricola e consente di soddisfare i bisogni della collettività con ricadute positive non solo per coloro che vivono nelle aree rurali interessate dagli interventi ma per tutti i possibili fruitori dei servizi prestati”. Fragola ha ribadito l’importanza di disegnare un “welfare di comunità tra attori pubblici del privato sociale e del privato di impresa, è una norma che deve creare un circolo virtuoso tra questi soggetti”.

“Le esperienze di agricoltura sociale – ha detto Marco Becattini in rappresentanza dell’Asl sud est – creano occasioni di impiego e di lavoro per persone a bassa contrattualità. Spesso le nostre persone trovano impiego grazie ad un percorso di reinserimento in luoghi di lavoro in agricoltura sociale”. Soddisfazione è stata espressa nei confronti di una norma che “diffonde standard di formazione tra gli operatori, non perché ci sia da insegnare se non la pratica della relazione, ma per un confronto delle esperienze svolte negli anni per l’integrazione dei servizi di cura e riabilitazione e i luoghi di formazione e lavoro”.

Si ricorda che a livello nazionale sono state individuate le attività definibili di “agricoltura sociale” e i soggetti legittimati a svolgerle, affidando poi alla Regione il compito di istituire l’elenco degli operatori di agricoltura sociale. L’atto prevede che per lo svolgimento delle attività di agricoltura sociale possano essere utilizzati gli immobili ad uso abitativo e i manufatti e gli annessi già esistenti sul fondo o recuperati. Saranno i Comuni a vigilare sull’osservanza della legge.

Inoltre, si istituisce una cabina di regia tecnica, come luogo di confronto anche con il mondo universitario, per il monitoraggio e l’elaborazione delle informazioni sulla presenza e sullo sviluppo delle attività di agricoltura sociale sul territorio regionale, che opererà in collaborazione con l’Osservatorio nazionale per Agricoltura sociale. È infine prevista l’approvazione di un regolamento per dettagliare dal punto di vista tecnico i requisiti e le modalità per lo svolgimento delle attività, le competenze formative e professionali e le modalità per l’iscrizione nell’elenco delle fattorie sociali.

La presidente Bugetti ha concluso ribadendo la necessità di dare concretezza alla norma per non farla restare sulla carta e di “specificare meglio la parte che riguarda la dispersione scolastica legata a problemi sociali”.

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