Basta con le cortine fumogene: l’Ente Parco nazionale arcipelago toscano dica con chiarezza quanti mufloni sono stati abbattuti nell’ambito del piano “Let’s go Giglio”, nonostante l’impegno, preso nel novembre 2021, di sospendere le uccisioni, e quante di queste morti sono dovute a tecniche di cattura, con lacci, crudeli e inadeguate. Lo chiede l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente, a nome dell’Intergruppo stesso, prendendo spunto da un dettagliato articolo pubblicato oggi sul sito giglionews.it.
Nel testo, corredato dal parere di esperti e da un’ampia bibliografia, si sostiene che i lacci utilizzati per le catture “stanno causando decessi e danni significativi ai mufloni, configurando il possibile reato di maltrattamento con l’aggravante di aver provocato la morte dell’animale”. Lo stesso Ente ha ammesso, alla fine di novembre, che “nel corso del progetto sono stati abbattuti 19 capi; 44 animali sono stati catturati con la tecnica dei lacci elastici al piede; 16 sono stati catturati con la tecnica della battuta con rete verticale a caduta; in fase di cattura o immediatamente dopo, prima della traslocazione, sono deceduti 9 capi”. In settembre, il presidente del Parco affermava a “Repubblica” che i capi abbattuti erano 9. Quindi gli abbattimenti sarebbero aumentati dopo l’accordo per sospenderli con l’on. Brambilla e l’Intergruppo parlamentare. Peraltro a deputati e senatori non sono mai pervenuti i concordati aggiornamenti sul numero delle catture e sugli spostamenti dei mufloni dall’isola.
Su tutte le operazioni, peraltro, è calata una cappa di segretezza. A dicembre, secondo una notizia pubblicata dall’edizione grossetana del “Tirreno”, il conducente di un camion con mufloni da trasferire avrebbe minacciato un giornalista che chiedeva di fotografarli. Pochi giorni dopo, riferisce Giglionews, l’Ente Parco ha emanato, con il pretesto della sicurezza, un’ordinanza di divieto d’accesso a tutte le persone non autorizzate a tutte le aree dell’isola interessate dalle catture.
“Di fatto – conclude l’on. Brambilla – continua la mattanza di una popolazione di ungulati che una parte del mondo scientifico definisce “ad alta priorità di conservazione” per il loro patrimonio genetico unico, che consente di “comprendere interamente” la storia evolutiva del muflone”.