l presidente dell’assemblea legislativa Antonio Mazzeo: “Sosterremo la candidatura del Museo Ex-Esma a patrimonio Unesco e ci impegniamo a raccogliere il suo testimone”. Il vicepresidente Stefano Scaramelli: “Nostro compito trasmettere ai giovani i valori fondativi della nostra regione”
“La mia generazione e quella precedente lasciano una brutta eredità. Oggi si stanno ripetendo guerra, razzismi e negazionismi, dunque dobbiamo rafforzare il nostro impegno affinché le violenze della storia non si ripetano”. Così Vera Vigevani Jarach, attivista e scrittrice, testimone di due tra le pagine più buie del secolo scorso che, tornata in Italia dopo tre anni, questa mattina ha incontrato i 60 studenti del Parlamento regionale toscano nell’ambito di due giornate volute dal Consiglio regionale e realizzate con la collaborazione dell’Associazione 24marzo Onlus. Una storia, quella di Vera, che attraversa la discriminazione degli ebrei in Italia, la Shoah e la tragedia dei desaparesidos argentini: il nonno morto ad Auschiwitz e la figlia uccisa in Argentina negli anni della dittatura militare.
“Quella di oggi, per me, è un’occasione unica per scambiare idee con i giovani e sarete voi a dare una lezione a me – ha esordito Vera Vigevani Jarach – . Il mondo lo dobbiamo salvare insieme. Sul passato avete già a disposizione tante informazioni, ma fate sempre attenzione alle fake news e, soprattutto, al negazionismo. Ed è per questo che ringrazio la Toscana che ci sta appoggiando affinché l’Ex-Esma di Buenos Aires, la scuola della marina militare argentina, centro segreto di detenzione, tortura e sterminio dal 1976 al 1983, venga candidato a Patrimonio Unesco”.
Un impegno che il presidente dell’assemblea legislativa toscana Antonio Mazzeo ha sottolineato dichiarando la volontà del Consiglio regionale “di aderire al sostegno alla candidatura del Museo ex-Esma di Buenos Aires a Patrimonio dell’Unesco”. “Con questa scelta – ha detto – si afferma una volontà forte di condanna delle violazioni dei diritti umani e dei crimini contro l’umanità, che non devono mai essere dimenticati”. “Quello di oggi è uno dei momenti più belli che quest’Aula ha vissuto negli ultimi anni – ha poi aggiunto -. Davanti a Vera e insieme alle ragazze e ai ragazzi del Parlamento regionale degli studenti ci vogliamo prendere l’impegno di raccogliere il suo prezioso testimone e di portarlo avanti nella storia che possiamo contribuire a scrivere nel prossimo futuro. La Toscana è una terra che non si è mai voltata dall’altra parte, che è sempre stata in grado di accogliere e trasmettere ai giovani i valori che indicano qual è la strada da seguire. In un tempo in cui purtroppo i testimoni di quegli orrori, di quelle barbarie, di quelle violenze, sono sempre meno, è importante che ognuno di noi diventi amplificatore di memoria”.
Vera Vigevani indossa sul petto la spilla con la foto di sua figlia, Franca Jarach, in testa porta il fazzoletto con la data del 25 giugno 1976, il giorno in cui, non ancora 18enne, Franca venne sequestrata dai militari del generale Videla. Da allora appartiene al movimento delle Madri di Plaza de Mayo.
“Nel corso della mia vita ho affrontato tante storie difficili, alcune terribili – ha ricordato – Ed entrambe le mie perdite sono senza tomba. Mio nonno, quando siamo partiti per l’Argentina nel 1938, per sfuggire alle leggi razziali, ripeteva che non sarebbe successo niente ed è rimasto in Italia. Ma è stato deportato ad Auschwitz, dove ha trovato la morte. Mia figlia Franca era parte della rappresentanza dei movimenti studenteschi, aveva un grande spirito critico. È stata sequestrata, portata alla ex caserma e poi è scomparsa. Ho saputo del suo destino venti anni dopo. Ma non fatemi parlare dei voli della morte perché mi si spezza la voce”.
“Quando torno qui – ha aggiunto – mi definisco partigiana. Oggi, dopo tre anni dal mio ultimo viaggio in Italia, mi sono ritrovata di fronte a una rinascita del fascismo e questo avviene in tanti paesi. Voi potete scegliere le migliori strategie per lottare, purché pacifiche. Nessuna delle madri di Plaza di Mayo si è fatta giustizia con le proprie mani. E abbiamo imparato ad essere pazienti e a farci carico delle responsabilità. Non dobbiamo disperare e farci travolgere dal senso di impotenza. Possiamo aspirare alla democrazia, alla libertà, alla pace, alla giustizia sociale, se stiamo insieme, perché altrimenti si perde. E non dobbiamo guardare dall’altra parte. Io dico: ‘mai più odio’ ma soprattutto ‘mai più silenzio’ ”.
Tante le domande da parte degli studenti che hanno portato Vera Vigevani. “Non possiamo che ringraziarla – ha detto la presidente del parlamento degli studenti Maria Vittoria D’Annunzio – E le promettiamo che tramanderemo alla generazione che ci succederà la sua testimonianza”.
“I ragazzi sono stati partecipi di un confronto a partire da una testimonianza di vita straordinaria – ha commentato il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli – facendo domande, emozionandosi e comprendendo quelli che sono i valori della resistenza, della libertà e della democrazia. Quella di oggi è stata per noi una tappa importante del nostro compito istituzionale di trasmettere i valori fondativi della Regione Toscana ai nostri giovani”.
Presenti anche il consigliere regionale Fausto Merlotti, Ugo Caffaz, animatore e organizzatore del Treno della memoria, e l’ex consigliere regionale Tommaso Fattori che nella scorsa legislatura ha proposto il conferimento del Gonfalone d’argento a Vera Vigevani Jarach.
Domani, venerdì 17 febbraio alle 10.30, Vera Vigevani Jarach, incontrerà la Consulta Provinciale degli studenti di Pisa e i rappresentanti degli istituti delle scuole superiori della città toscana nella Sala Gronchi del Parco di San Rossore (località Cascine Vecchie).
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Vera Vigevani Jarach nasce a Milano nel 1928. Per scampare alle leggi razziali del regime fascista, nel 1938 emigra con la sua famiglia in Argentina. Il nonno Ettore Camerino, rimasto in Italia, viene deportato e ucciso ad Auschwitz. Tre decenni dopo, in Argentina, sua figlia Franca Jarach, non ancora diciottenne, verrà sequestrata dai militari del dittatore Videla e il suo nome si aggiungerà alla lunga lista dei ‘desaparecidos’. Da allora Vera Vigevani appartiene al movimento delle Madri di Plaza de Mayo e diventa, come si definisce lei stessa, una ‘militante della memoria’.