Il presidente Eugenio Giani ha svolto in Aula una comunicazione sullo stato di crisi economica finanziaria della Fondazione. Il dibattito, con gli interventi di Silvia Noferi (M5S), Luciana Bartolini (Lega), Giovanni Galli (Lega), Francesco Torselli (FdI) e Marco Stella (Forza Italia). Approvati due dei quattro ordini del giorno collegati, presentati da Fratelli d’Italia
– Focus sul Maggio musicale fiorentino, attraverso la comunicazione della Giunta regionale sullo stato di crisi economica finanziaria della Fondazione.
“Il Maggio musicale è un’opera pubblica che è costata allo Stato 260 milioni di euro”. Così il presidente Eugenio Giani ripercorre la storia del Teatro ricordando che, con l’allora Ministro Rutelli, Firenze optò per la realizzazione del nuovo Teatro comunale nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, a differenza delle altre città capitali (Roma e Torino) che, invece, fecero scelte diverse da quella fiorentina. Da qui la puntualizzazione del Governatore, che parla di istituzione nazionale importante, con una programmazione di livello, e che vede la Regione impegnata a contribuirne alle attività, come terzo soggetto, con 2milioni e 900 mila euro, a fronte dei 4milioni e mezzo della Città metropolitana di Firenze, e soprattutto al maggior sostegno, quello del Fondo unico per lo spettacolo (Fus).
Accanto alla qualità del Maggio e alla programmazione di livello, però, è venuta in evidenza la situazione del comportamento del sovrintendente Pereira, già oggetto di due procedimenti, il primo avviso di garanzia per le spese di rappresentanza e il secondo per i 40milioni di euro per il ripiano del debito consolidato.
Il presidente Giani, parlando della stretta collaborazione tra il sindaco Nardella, in qualità di presidente della Fondazione, e del ministro Sangiuliano, sottolinea come sia importante associare al futuro Sovrintendente o Commissario, anche la figura di un direttore artistico.
Ad aprire il dibatto Silvia Noferi (M5S), che parla di un “teatro bellissimo che ha tante potenzialità, ma che purtroppo sembra più una macchina per fare debiti anziché spettacoli di qualità”. Da qui l’excursus sui diversi sovrintendenti, fino ad arrivare alla gestione Pereira, in particolare al compenso di 240 mila euro, di gran lunga superiore a quello del Presidente della Repubblica, che “non è moralmente accettabile”; come non la sarebbe una eventuale consistente buonuscita, come – invece – si sta paventando. La consigliera conclude il proprio intervento sollecitando l’adozione di rigidi, efficaci e tempestivi strumenti di controllo.
“Sono soddisfatta della soluzione rapidamente individuata dal Ministro Sangiuliano”, esordisce durante il dibattito la consigliera Luciana Bartolini (Lega), che si sofferma sulla situazione del personale, in particolare per quando riguarda la garanzia della corretta riscossione degli stipendi, definendo la Fondazione “una istituzione che si regge in piedi quasi esclusivamente grazie al sostegno degli enti pubblici e che però vive al di sopra delle sue reali possibilità”. Da qui la necessità di intervenire presto e bene.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giovanni Galli (Lega), ricordando, che a proposito della grave situazione finanziaria nella quale versa l’Ente, lo scorso dicembre è dovuta intervenire la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze anticipando 800 mila euro per il pagamento degli stipendi al personale dipendente. “La Fondazione del Maggio musicale fiorentino deve configurarsi come una istituzione di elevata eccellenza nel panorama culturale del nostro paese e non il buco nero di Firenze – conclude Galli –. Quindi, anche per i necessari approfondimenti di merito, chiederemo l’accesso agli atti”.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Torselli richiede “una lettura degli eventi e un’analisi che ha portato alla situazione attuale”. Una situazione che “affonda le proprie radici nel passato prossimo, a partire dal 2010-11, dalla dottoressa Colombo a Francesco Bianchi, altro manager che ha poco a che fare con la lirica, dal dottor Chiarot, messo da parte troppo presto, a Pereira, che veniva da Zurigo, Salisburgo e Milano. Un nome che dava lustro, ma un personaggio di quel livello costa: porta sponsor, ma porta anche costi. Si affida alle più costose agenzie sul mercato, però Firenze non ha budget al livello di Zurigo e Salisburgo. Lungo questo iter – prosegue Torselli – non sono arrivati benefici agli orchestrali o ai coristi del Maggio, né alla qualità della programmazione. Si voleva un soprintendente da Champions League, peraltro arrivato a Firenze nella fase conclusiva della carriera. Oggi pensiamo che il nuovo sovrintendente, deve arrivare a Firenze non con la fama, ma con la ‘fame’. La Regione – conclude il capogruppo di Fratelli d’Italia – ha un ruolo fondamentale: il primo giugno, il presidente della Giunta si impegnava a dire che non avrebbe stanziato ulteriori contributi fino a che non si fosse fatta chiarezza sulle opportunità e congruità delle spese effettuate dal sovrintendente. A dicembre quali valutazioni sono state fatte per elargire altri 2milioni e 900mila euro? Sette giorni dopo è partita l’indagine della Procura. Da cittadino mi sento un po’ spaesato”.
“Di fondo rimane una domanda: perché Pereira è stato allontanato?”. Si chiede il capogruppo di Forza Italia, Marco Stella. “Se da un lato c’è una gestione artistica che viene definita incredibile, strabiliante, dall’altro il sovrintendente, su sollecitazione, è stato costretto a dimettersi. I gruppi di Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno evidenziato una gestione personale al limite del danno erariale, della non buona amministrazione e sarà la Procura a definirla. Ma il nominato dalla Regione dov’era? Il vicepresidente cosa controllava? La gestione Pereira è stata un disastro: non risana i bilanci, il Maggio accumula debiti. Nell’ultimo anno le opere incassano un milione e 500mila euro e costano 9milioni; i concerti costano 2milioni e incassano 800mila euro. E i contributi del privato non crescono. Non è vero che Pereira ha portato contributi. Il costo del personale non diminuisce, i botteghini non crescono, anche quando non c’è la pandemia. Il pubblico dal 2004 al 2022 ha messo 500milioni di euro. Il Maggio è una vera cattedrale culturale nel deserto, non viene mai riempito nei suoi 5mila posti. Il fallimento del Maggio musicale fiorentino – conclude Stella – è il fallimento del Partito democratico. La cultura deve produrre e può produrre utili. Chi ha controllato sui conti? L’eccellenza che c’è all’interno del Maggio è stata distrutta, sulla pelle dei lavoratori”.
Nella replica, il presidente Eugenio Giani rileva la qualità del dibattito in Aula, “utile nella franchezza e nella chiarezza in un momento cruciale in cui si stanno prendendo le decisioni rispetto alle modalità in cui il professor Cutaia sarà chiamato a gestire”. Esprime apprezzamento per “l’intervento della consigliera Noferi: il sovrintendente Chiarot svolgeva un’azione pedagogica molto importante, cercando un coinvolgimento della città”. Si ritrova “nelle parole della consigliera Bartolini, nell’analisi rigorosa del consigliere Galli”. Il vicepresidente del Maggio, Valdo Spini, dice ancora Giani, “ha tenuto una condotta di assoluta cautela e circospezione, anche nei momenti più ‘vanagloriosi’ della gestione Pereira. L’atteggiamento della Regione è stato il più distaccato anche nei momenti più delicati, lo ritengo molto positivo. Non condivido le considerazioni di Stella – conclude Giani –: Firenze e la Toscana devono osare, una struttura di quel genere dev’essere utilizzata in un sistema congressuale della città, avere una flessibilità d’uso analoga a quella che già ha il Mandela Forum. Raccolgo lo stimolo, voglio rendere l’orchestra del Maggio sempre più partecipe delle vicende culturali della Toscana. Quando dissi in quest’Aula ‘non gli diamo contributi’, la mia era un po’ una frustata, lo stimolo che in quel momento era giusto dare”.
A conclusione del confronto in Aula, il Consiglio ha approvato due dei quattro ordini del giorno presentati da Fratelli d’Italia: sulle “indicazioni da dare al rappresentante della Regione all’interno del Consiglio d’indirizzo – come ha spiegato il capogruppo Torselli –: il Consiglio regionale venga relazionato in merito alle iniziative per vigilare, affinché non si verifichi di nuovo quanto accaduto negli ultimi tempi”; riguardo alla richiesta rivolta al presidente della Toscana, di “informare sulle iniziative che la Regione vorrà prendere in futuro in merito alle due indagini aperte, a tutela dei propri interessi patrimoniali”. Respinti gli altri due atti di indirizzo, relativi alla richiesta di “vigilare attentamente su quanto annunciato dal sindaco della Città metropolitana sull’anticipo del contributo da un milione e 200mila per pagare gli stipendi di febbraio” e alla richiesta di “rivedere l’entità del contributo elargito dalla Regione, che lo scorso anno è stato di 2,9milioni di euro”.