Dalle Gallerie degli Uffizi il ritratto del Bronzino e il dipinto di Jacopo Chimenti, detto l’Empoli, che riproduce due produzioni montelupine a confronto con le ceramiche provenienti dagli scavi dell’antico borgo medievale
Terre degli Uffizi sbarca per la prima volta a Montelupo, uno dei più importanti centri di produzione di ceramiche che diventano le protagoniste della mostra “La ceramica di Montelupo e gli Uffizi: una “galleria” di confronti”, che si terrà dal 1 aprile al 1 ottobre, al Museo della Ceramica di Montelupo. È la prima delle sei mostre nel programma espositivo 2023, promosso da Fondazione CR Firenze e Gallerie degli Uffizi, all’interno dei rispettivi progetti Piccoli Grandi Musei e Uffizi Diffusi.
Fin dalla fine del 1200, Montelupo si distinse per le sue ceramiche come documenta la sorprendente quantità di maioliche rinvenute negli scavi archeologici effettuati all’interno di questo borgo medievale e in siti che spaziano dal Mediterraneo, alle Americhe fino al Giappone. Nel periodo di massimo splendore, tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento, i manufatti dei maestri vasai della cosiddetta “fabbrica di Firenze” furono richiesti dalle nobili casate fiorentine, come la famiglia Medici. Fra le tante testimonianze, spiccano i piatti con lo stemma papale di Leone X, ritratto dal Bronzino e in prestito in mostra dalle Gallerie degli Uffizi. Il confronto fra la splendida miniatura e le ceramiche con gli stemmi medicei è la prova evidente degli stretti legami di committenza che legavano le botteghe di Montelupo ai signori di Firenze.
La ceramica di Montelupo fu anche protagonista della vita di tutti i giorni, come dimostrano quei quadri con raffigurazione di ambienti casalinghi (come cucine e dispense), la cui fortuna abbraccia tutto il XVII secolo. È il caso del dipinto di Jacopo Chimenti, detto l’Empoli, in cui sono riconoscibili due ceramiche la cui forma e decorazione rimandano a tipiche produzioni montelupine. In questo caso, una selezione di recipienti da spezieria, piatti e boccali si accosta non solo alle maioliche raffigurate, ma anche ad altre con soggetti riconducibili all’abbondanza della tavola e ai prodotti della caccia. Tutte le ceramiche esposte provengono da scavi effettuati a Montelupo Fiorentino nell’arco degli ultimi cinquant’anni.
“Siamo lieti di avviare la terza edizione di ‘Terre degli Uffizi’ – dichiara il Presidente della Fondazione CR Firenze Luigi Salvadori – con una ‘new entry’ come Montelupo e il suo bellissimo museo. È un’occasione per valorizzare un luogo e una collezione di grande qualità che meritano di essere apprezzatati e, in molti casi scoperti. Del resto, è questo uno degli scopi del progetto che è nato anche per decentrare i flussi turistici e incrementare le presenze in sedi meno conosciute dal grande pubblico. I risultati delle prime due edizioni ci hanno dato ragione e siamo certi che anche questa mostra avrà un grande successo’’.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Questa mostra rappresenta un importante passo avanti negli studi: ad esempio il riconoscimento di una ceramica di Montelupo nella Natura morta dell’Empoli, da parte di Lorenza Camin, direttrice del Museo, mostra come l’occhio dello storico dell’arte e del conoscitore possa ancora offrire nuove interpretazioni sulle opere e sugli artisti che le hanno eseguite. E il legame tra la città e gli Uffizi si rafforza, aspettando che la Villa dell’Ambrogiana ritorni presto ad essere la cornice per una nuova realtà museale: l’unico destino che essa merita”.
“Oggi inauguriamo una mostra grazie alla quale Montelupo avrà l’opportunità di essere al centro dell’attenzione dei flussi culturali e turistici nei prossimi mesi. In un periodo di alta presenza di visitatori – afferma il sindaco di Montelupo Paolo Masetti -. Mi preme porre l’accento sul valore politico di questa operazione. L’operazione di “Terre degli Uffizi” ha il merito di delocalizzare il turismo e di accendere i riflettori su una realtà perculiare come quella di Montelupo Fiorentino e di mettere in evidenza i profondi legami fra la nostra città e Firenze ed i Medici in particolare. Una storia che è ribadita quotidianamente dall’imponente mole della villa dell’Ambrogiana, che fa parte delle fattorie di proprietà dei Medici, unica con l’approdo sul fiume, ristrutturata e ampliata per volere di Cosimo III. È un’operazione che riunisce soggetti diversi, privati come la Fondazione CR Firenze, la Fondazione Museo Montelupo, statali come Le Gallerie degli Uffizi e locali, come il Comune. Una comunione di intenti che parte da lontano e che ci ha condotto oggi ad inaugurare questa prestigiosa mostra”.
Il progetto è realizzato grazie anche alla collaborazione con Unicoop Firenze.
Schede delle opere
Jacopo Chimenti detto l’Empoli
(Firenze 1551-1640)
Dispensa con testa di porco, tacchino e lepre
Iscrizione: “Jacopo da Empoli 1621 in Firenze”
Olio su tela, cm129x151
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gallerie delle Pitture e delle Statue, inv.1890 n.8441
L’Empoli, secondo un criterio paratattico da catalogo, descrive con accostante naturalismo una ricca dispensa. In alto ad una mensola lignea provvista di ganci e pioli, denominata rastello negli antichi inventari, sono appesi: candele, una costata di carne, grappoli d’uva posti a passire, tordi, salsicciotti, quaglie, un’anatra, due melograni, un tacchino spennato ad eccezione della ruota e una lepre. Immediatamente sotto nello sfondo della parete scura, brunita probabilmente dai fumi del fuoco, si dispongono vari utensili: una chiave con un cartellino (dove il pittore ha apposto la firma e la data), un mestolo forato, una grattugia e una pinza. In basso sul tavolo ligneo, parzialmente coperto da una tovaglia spiegazzata, sono appoggiati una testa di porco sanguinolenta addossata ad una giara di ceramica, salsicce, un grande piatto in ceramica, un bricco in peltro, una fiasca di vino impagliata, un galletto, una zampa di porco, un limone aperto, una forma di formaggio, una testina di vitella e un aglio. Nel dipinto, dove l’impaginazione deriva da esempi spagnoli e fiamminghi, traspare la sensibile attenzione di Jacopo Chimenti nella resa del dato naturale con una luce morbida volta a evidenziare la diversa consistenza degli oggetti e delle cibarie, attitudine riconducibile soprattutto alla sua formazione nell’ambito del naturalismo riformato della pittura fiorentina di fine Cinquecento e al contatto con le prorompenti novità caravaggesche.
Agnolo Bronzino e bottega
Ritratto di Leone X
1565 ca.
Olio su stagno, cm 16 x 12,5
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Depositi, Inv.1890 n. 862
Questa piccola miniatura faceva parte di una serie più ampia di ritratti della famiglia Medici, alcuni dei quali erano appesi sul retro della porta che introduce alla Stanza di Calliope, lo studiolo decorato da Vasari in Palazzo Vecchio tra il 1555 e il 1560 circa. Ciascuno dei ritrattini richiamava un modello illustre, che in questo caso era il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de Rossi, dipinto celeberrimo di Raffaello, commissionato nel 1518 dallo stesso pontefice in occasione delle nozze di suo nipote Lorenzo duca di Urbino con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Rispetto all’originale, in cui il papa è ritratto a figura intera e seduto sull’imponente sedia camerale, nel piccolo rame l’autore ha selezionato solo il suo volto grassoccio, segnato dalle rughe e dominato dallo sguardo acuto e pungente, scegliendo però di lasciare un piccolo dettaglio: la lente d’ingrandimento che nell’originale di Raffaello il papa stringe nella mano appoggiata sul tavolo e che cattura l’attenzione dello spettatore per la sua raffinatezza.
Montelupo, la città dalla ceramica
Montelupo Fiorentino, lo stesso nome lo ricorda, è un borgo alle porte del capoluogo toscano, la cui storia è strettamente legata alla produzione ceramica.
Qui venivano realizzati gli oggetti che nel corso del XV secolo adornavano le case e le tavole delle importanti famiglie fiorentine: Medici, Strozzi, Machiavelli, Canigiani, Frescobaldi.
Una tradizione che è proseguita nel tempo fino ad oggi, nelle aziende del settore, ma anche nelle iniziative e nei progetti che legano la ceramica all’arte contemporanea. La storia della Manifattura montelupina può essere ripercorsa al Museo della Ceramica e uno sguardo alla contemporaneità è offerto dal Museo Archivio Bitossi.
Passeggiando fra le strade del borgo è possibile arrivare nella parte più alta di quello che fu il castello medioevale e ammirare il panorama e nello stesso tempo imbattersi in opere di artisti contemporanei realizzate appositamente.
La storia di Montelupo, città fra due fiumi l’Arno e la Pesa, è legata anche alla Villa Medicea dell’Ambriogiana: costruzione medicea con affaccio sull’Arno, nata come fattoria agricola e trasformata in villa nella seconda metà del XVI secolo, probabilmente su disegno di Bernardo Buontalenti.
Successivamente la Villa divenne di proprietà dei Lorena e subì sorti alterne fino a divenire manicomio criminale. Un destino che si è interrotto nel 2017 e che oggi vede questo luogo speciale oggetto di nuovi progetti di valorizzazione.