Sul palco del Teatro Verdi di Firenze venerdì 7 aprile dirige l’Orchestra per la prima volta la direttrice del Teatro Mikhailovsky di San Pietroburgo, Alevtina Ioffe. In programma tre giganti del tardo romanticismo: Čajkovskij, Dvořák e Brahms con uno dei capolavori assoluti per il violino il “Concerto op.77” per l’archetto di Anna Tifu. Tournée in Regione dal 3 aprile: Livorno, Empoli, Poggibonsi, Piombino.
Ha sfondato il tetto di cristallo in Russia, il suo paese, divenendo la prima donna a capo di una istituzione come il Teatro Mikhailovsky di San Pietroburgo: Alevtina Ioffe, classe ’80, ha fatto la storia, ma questo ovviamente non le basta, e dirige sui podi europei e americani, portando la sua energia e creatività, coltivata negli anni come direttore musicale del Teatro dell’Opera e del balletto statale di Mosca per il pubblico giovane (noto come Teatro musicale per bambini di Natalia Sats, luogo di nascita di Pierino e il lupo di Prokof’ev).
Il tardo romanticismo è il suo repertorio d’elezione e impernia su tre giganti di quel periodo il programma con l’ORT. Di Čajkovskij, che da buona russa ha nel sangue, propone la Suite Mozartiana: omaggio al compositore di Salisburgo concepito nel 1887 per celebrare il centenario della prima esecuzione, a Praga, del Don Giovanni. Čajkovskij era devoto all’arte mozartiana. In quello stesso 1886, durante un soggiorno a Parigi, aveva persino avuto la possibilità di esaminarne l’autografo: “Ho sfogliato per due ore la partitura originale di Mozart. Non posso descrivere l’emozione provata nell’esaminare il sacro oggetto. Mi è sembrato di stringere la mano a Mozart in persona e chiacchierare con lui”. Perciò non c’è da stupirsi che, nel centenario dell’opera, Čajkovskij sentisse il desiderio di onorarne la memoria in maniera adeguata con un pezzo orchestrale sui generis, offerto a Mozart, e costruito su pagine di Mozart, di cui il compositore possedeva l’intero corpus. Alla città di Praga, dove la Suite Mozartiana ebbe il battesimo, è legata anche la Suite ceca di Antonín Dvořák (1879), un seguito di danze che richiamano stili, forme e profili melodici della musica popolare boema. Una di quelle partiture ispirate alla musica popolare che hanno rivestito un ruolo fondamentale nel proiettare Dvořák verso il grande successo internazionale.
Nello stesso 1879 debuttò a Lipsia il Concerto op.77 di Brahms (in apertura del programma), uno dei capolavori assoluti per il violino, tagliato a misura di un grande virtuoso dell’epoca, Joseph Joachim, amico strettissimo del compositore. Solista è Anna Tifu, giovane violinista italo-romena uscita dalla scuola di Salvatore Accardo, che in una carriera internazionale già lunga vanta anche collaborazioni con Carla Fracci, Andrea Bocelli, John Malkovich. Trentasette anni, apprezzata in tutto il mondo, in molti la riconosceranno anche per essere apparsa come testimonial nella campagna pubblicitaria 2011 di Alitalia, assieme a Riccardo Muti, Giuseppe Tornatore ed Eleonora Abbagnato. Ma la storia di Anna è quella di una bambina prodigio che si innamora del violino ascoltando il padre, solista dell’Orchestra di Bucarest, provare a casa il Concerto di Čajkosvkij. Un percorso, il suo, fatto di tanta disciplina e dedizione che l’ha portata a 12 anni a debuttare alla Scala di Milano. Tra i suoi maestri c’è anche Ezio Bosso, con lui ha conosciuto la gioia del palco: “prima di ogni concerto mi diceva: – andiamo a divertirci!”.