conferenza stampa 2

Prato in particolare, ecco la città di Giuseppe Moretti

Gesto di solidarietà da un impegno preso nel lockdown

E il 15 aprile un’asta condotta da Francesco Ciampi

Iniziativa benefica per sostenere i progetti della CUI

Un atto di solidarietà e di speranza, immaginato nei giorni drammatici del lockdown, trova concretezza nella mostra Prato in particolare – Giuseppe Moretti tra tecnica e passione che prevede, sabato 15 aprile, un’asta di 53 raffinati acquerelli esposti per sostenere i progetti della CUI (Cooperativa Unitaria Invalidi). L’iniziativa è stata presentata questa mattina da Ambra Giorgi, presidente della Cui, con lo stesso Giuseppe Morettipresidente dell’Associazione ex allievi del Buzzi e vicepresidente del Museo del Tessuto, la storica dell’arte Giulia Ballerini e l’attore Francesco Ciampi. 

La mostra , che ha il patrocinio della Provincia, verrà inaugurata mercoledì 12 aprile, alle ore 11, nella sala ovale di Palazzo Buonamici, in via Ricasoli.  L’asta benefica verrà battuta sabato 15 aprile, alle 16, con la partecipazione straordinaria dell’attore Francesco Campi che lancia ai pratesi un caloroso invito a partecipare.

“Dal buio della pandemia nasce la luce della speranza: quello di Giuseppe Moretti è un doppio gesto di generosità, per la città e per la comunità di persone che ogni giorno condividono l’esperienza della CUI – sottolinea Ambra Giorgi – a nome di tutti esprimo una profonda gratitudine perché la scelta di Moretti è una dimostrazione che la solidarietà è una grande medicina e può superare tutte le difficoltà”.

Mostra e asta nascono dunque dal desiderio di andare oltre il dolore provocato dalla pandemia e dalla passione per Prato di Giuseppe Moretti, in passato docente di scienze tessili al Polimoda, che racconta la città con la sua raffinata tecnica del disegno ad acquerello, realizzato utilizzando la lente d’ingrandimento. “Quello che colpisce nei disegni di Giuseppe Moretti è la felicità del tratto e della mano, l’analiticità dei particolari, l’attenzione al dettaglio – mette in evidenza Giulia Ballerini, storica dell’arte e direttrice Museo Soffici – Il piacere del disegno e dell’acquerello, in maniera forse catartica, ha esorcizzato in parte quelle giornate lente e faticose, trasformando un momento drammatico in qualcosa di bello, con un fine generoso, quando tutto sarebbe finito. Sicuramente in questi disegni c’è la storia del nostro distretto e della sua nota tradizione tessile, l’operosità dei pratesi, l’archeologia industriale.  Il silenzio e l’atmosfera surreale delle strade deserte durante la pandemia, sotto un cielo straordinariamente azzurro, hanno favorito un’osservazione più lenta e concentrata dei palazzi, delle strade, delle mura che Moretti conosce da sempre, ma indagati quasi con occhi nuovi, in quel momento, pesante e difficile per tutti”.

Moretti ricorda bene quei giorni: le città vuote, gli appelli a rimanere in casa, la conta dei primi decessi che aumentavano di giorno in giorno, e poi l’ufficio rimesso a posto decine di volte per passare il tempo. “Fino a quando non ho ritrovato una vecchia scatola di acquerelli e qualche foglio di carta per dipingere – racconta – da lì l’idea di rimettermi a disegnare ma con uno scopo ben preciso: se tutto fosse andato bene, se ci fossimo salvati – quando tutto questo sarebbe finito – ogni disegno l’avrei dato per beneficienza”.

Da dove trarre ispirazione? Non si poteva viaggiare e gli spostamenti erano ridotti al minimo per tutti. “Avevo una città a disposizione, la nostra Prato, bellissima e, soprattutto, deserta e inquieta – spiega Moretti – È stato così che mi sono concentrato su piccoli dettagli che fino a quel momento erano per me passati quasi inosservati. Dettagli sì, ma comunque importanti, tanto da diventare l’obiettivo di una visione dal basso dei nostri monumenti, delle nostre mura, delle case, di palazzi storici e delle fabbriche abbandonate – aggiunge – Scorci e vedute, spicchi e angoli che sono diventati protagonisti dei miei disegni. Molti hanno un cielo turchese oltre ogni immaginazione. Non una nuvola non un aereo, ma il cielo in quei giorni era proprio così. Oggi questi disegni hanno raggiunto lo scopo – conclude – spero che coloro che mi vorranno aiutare a mantenere una promessa fatta tre anni fa possano apprezzarli”.

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