La proposta di legge è stata licenziata, con voto a maggioranza, dalle commissioni Territorio e Ambiente e Sviluppo economico e rurale riunite in seduta congiunta
di Cecilia Meli
Firenze – Via libera alla nuova disciplina dei siti estrattivi in esaurimento da riqualificare. Una proposta di legge, che modifica la legge regionale del 2015, è stata licenziata dalle commissioni Ambiente e Territorio e Sviluppo economico e rurale, presiedute rispettivamente da Lucia De Robertis e da Ilaria Bugetti, riunite in seduta congiunta. Con l’atto, che è stato approvato a maggioranza e che ora approderà in aula per il voto finale, si disciplina il recupero di aree interne ai giacimenti: un’opportunità da incentivare in quanto concorre al prioritario riuso di aree già interessate dall’attività estrattiva e al tempo stesso rappresenta un’occasione per condurre a conclusione il recupero di aree estrattive che diversamente non lo sarebbero. Tali siti, sebbene possano presentare analogie con gli altri siti estrattivi dismessi già citati dalla normativa vigente, per il fatto di essere ricompresi all’interno dei giacimenti si qualificano per alcuni profili in maniera differenziata, in quanto ricadenti dentro ambiti trattati dal piano regionale. Viene pertanto proposta l’introduzione di una nuova definizione che identifica questa tipologia di aree come “Sito estrattivo in esaurimento da riqualificare”, ovvero come sito già interessato da pregressa attività estrattiva, non oggetto di autorizzazioni rilasciate negli ultimi cinque anni, con limitate potenzialità estrattive residue, in cui l’attività estrattiva è finalizzata al recupero e riqualificazione ambientale e alla messa in sicurezza, e l’introduzione di un nuovo articolo, che disciplina le condizioni per la loro individuazione e per il rilascio delle autorizzazioni.ICARE
Per incentivare il recupero di questi siti, i quantitativi di materiale estratto commercializzabile non sono computati ai fini degli obiettivi di produzione sostenibile attribuiti ai comprensori, e si prevede la possibilità di commercializzare il materiale estratto in una quantità tale da consentire la compensazione economica dell’intervento di recupero ambientale e di messa in sicurezza, e comunque per quantità non superiori al 30 per cento di quanto già estratto nel sito al momento della cessazione dell’attività estrattiva.
Alcuni emendamenti, presentati dalla maggioranza, illustrati dal consigliere Cristiano Benucci e poi approvati, escludono però questa possibilità per i materiali ornamentali, marmo in primis, e lo concedono solo per i materiali da costruzione, raccogliendo le sollecitazioni espresse dagli addetti ai lavori e dal mondo ambientalista.
Irene Galletti ha osservato che la modifica “è un modo per bypassare la normativa, perché di fatto si permette la riattivazione di siti estrattivi”.
Alessandro Capecchi e Marco Landi hanno chiesto vari chiarimenti, tra cui i motivi per cui si è previsto il limite di cinque anni. Insieme con Massimiliano Baldini hanno poi chiesto un ulteriore approfondimento, e, a seguito della messa in votazione, Marco Landi non ha partecipato al voto e Capecchi ha annunciato astensione.