La Galleria Civica Mo.C.A. accoglie in collezione permanente quattro opere a firma di Franco Fossi, graphic designer, fotografo, videoreporter, geniale sperimentatore di nuovi linguaggi artistici, interprete di codici micro e macroscopici.
Fossi si forma all’Istituto d’Arte di Firenze dove si diploma a pieni voti; frequenta il corso superiore di Disegno Industriale e, contestualmente agli studi, inizia a maturare una serie di esperienze lavorative nell’ambito della grafica. Muove i primi passi per l’equipe Pico, agenzia pubblicitaria di Firenze, e per altre importanti aziende del settore sotto la guida esperta del copywriter Gilberto Filippetti. In rapida escalation Fossi raggiunge obiettivi professionali di pregio: a sua firma sono storiche campagne pubblicitarie per Buitoni, Piaggio, Superpila, Balducci, Emilio Pucci, API, Parker, Ray-Ban e Asahi Pentax. La poliedrica personalità dell’artista può esprimersi pienamente poiché stimolata dal profondo senso di libertà creativa insito nella natura del percorso professionale scelto; le potenzialità del segno grafico, che “dal nulla creandosi” può trasformarsi secondo codici espressivi decifrabili e possibili da decodificare, attraggono mente e indole dell’artista. Il soggetto ispiratore da cui trapela questa potente energia metamorfica è la Gioconda di Leonardo da Vinci che diviene, quindi, oggetto di esperimento scientifico, ai limiti dell’avventuroso e del giocoso, ironicamente alchemico in chiave illuministica. Monna Lisa, mediante un processo di decostruzione del disegno e diversi gradi di manipolazione della visione, da icona mondiale dell’Arte diviene “effige segnica primordiale” da cui Fossi ricava il dna visivo, vale a dire il genoma dell’Opera trasmesso dall’artista alla propria creazione.
Questa operazione si affina contestualmente all’attività professionale. Reporter e operatore televisivo per RAI e Mediaset, Fossi approfondisce l’indagine autoptica sui segni che, componenti immagini in movimento video, si rivelano fonemi trascrivibili su supporto per mezzo di polimateria. Il dna visivo conferma, così, la propria natura camaleontica, metamorfica, immateriale e nubivaga; si modifica, si trasforma ma non si distrugge, anzi scorre nelle vene marmoree del David di Michelangelo, capolavoro di proporzioni equilibrate costituenti il lessico della perfezione assoluta.
“Sia nel caso di Leonardo che in quello di Michelangelo ho sempre cercato di interpretare l’anima
dell’artista – spiega – percependoli in modo diverso in base al mio personale sentire.”
Troppo facile dipingere e modellare ciò che si vede; raro – e per i rari – è riuscire a proporre l’invisibile. Questo è Fossi. “Artefice della Giocondologia” l’artista ha indubbiamente contribuito a scrivere un capitolo della storia delle avanguardie; il dna visivo costituito dal segno, e sue decostruzioni, costituisce di fatto la sintesi di una innovativa metodologia di indagine scientifica della grafica. La peculiarità, dunque, di questo artista sta nella bilanciata sublimazione tra scienza e arte, tra approccio scientifico e vena creativa; elementi che trovano un punto di incontro nell’adozione di una precisa e rigorosa metodologia di lavoro che, attraverso autopsie del disegno e del fonema, consente la scoperta e la lettura di nuovi codici espressivi.