Promosso dal Consiglio regionale, dal Garante dei diritti dei detenuti, dalla Camera penale di Firenze. Il saluto di Antonio Mazzeo presidente dell’Assemblea toscana e l’intervento di Giuseppe Fanfani
Firenze – ‘Il rischio di stare in carcere: quando il disagio psichico è insopportabile’ è il titolo dell’interessante convegno che si è svolto all’Auditorium Spadolini di palazzo del Pegaso, nel pomeriggio di ieri, mercoledì 28 giugno.
L’evento si è aperto con il video saluto del presidente dell’Assemblea legislativa Antonio Mazzeo. È poi intervenuto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Giuseppe Fanfani. A seguire gli interventi di Luca Maggiora, presidente della Camera penale di Firenze e referente dell’Osservatorio del Carcere dell’Unione camere penali; Marcello Bortolato, presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze; Gabriele Terranova, referente dell’Osservatorio Carcere Unione camere penali, Leonardo Zagli, referente dell’Osservatorio Carceri della Camera penale di Firenze, Franco Scarpa referente salute mentale per Istituti penitenziari.
Nel suo video saluto Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale ha sottolineato come il tema affrontato sia di “grande attualità. Le istituzioni non fanno ancora tutto quello che è necessario per affrontare questa delicata problematica. Dai fatti di cronaca emerge le difficoltà di affrontare in modo compiuto le problematiche connesse alla situazione psichiatrica nelle nostre carceri. Il grado di civiltà di un Paese si misura anche dalla situazione che vivono i detenuti negli istituti penitenziari, perché è fondamentale offrire a chi deve scontare una pena occasioni di reinserimento sociale e lavorativo”, ha affermato.
“Sono felice di vivere in Toscana – ha aggiunto il presidente Mazzeo –, il primo Stato che ha abolito la pena di morte, e anche oggi è importante affrontare la tematica del carcere dal punto di vista scientifico, con i vostri contributi qualificati che offrono sollecitazioni e interrogativi alla politica. È importante che la legislazione a livello nazionale prenda atto delle vostre proposte per andare verso un reale miglioramento della situazione dei detenuti in Italia”.
Il Garante regionale dei diritti dei detenuti Giuseppe Fanfani ha lanciato un grido d’allarme sulla situazione del disagio psichico in carcere. Negli istituti penitenziari toscani nel corso dell’anno 2022 sono stati registrati 4 suicidi, tutti a Sollicciano. Nello stesso arco temporale si sono registrati 110 tentati suicidi, dato in leggero calo rispetto allo scorso anno, ma con punte di 28 presso il Nuovo Complesso penitenziario di Firenze Sollicciano, 29 presso la Casa circondariale di Pisa e 19 presso la Casa circondariale di Livorno. Di grande allarme anche gli atti di autolesionismo: 912 nelle strutture toscane, con punte di 380 presso Firenze Sollicciano, 163 presso la Casa circondariale di Pisa e 139 presso la Casa circondariale di Prato.
Poi il Garante ha proseguito ricordando che, grazie all’impegno dei suoi uffici con l’Università di Firenze, è in corso uno studio sulla situazione della psichiatria all’interno del carcere. Nei dati nazionali occorre evidenziare che fra i detenuti ci sono circa il 10 per cento di malati psichiatrici, addirittura il 60 per cento viene curato con psicofarmaci. Un sistema che presenta delle pecche sempre maggiori: sia nelle dimensioni ridotte degli spazi nel carcere sia nel numero e qualità del personale di sorveglianza. Ci sono categorie di detenuti diverse: da quelli appartenenti a categorie pericolose come le organizzazioni mafiose a persone più deboli che devono essere tutelate dallo stato. È sbagliata la distruzione sistematica della speranza del detenuto per il reinserimento nella società e nel lavoro, mentre bisogna ricostruire un sistema sociale e operare sul reinserimento nel lavoro che consentano di rendere più tollerabile la permanenza negli istituti penitenziari.
Nel corso del convegno sono stati affrontati i temi di scottante attuali dai suicidi nelle carceri all’obbligo deontologico degli avvocati di segnalare i casi più critici, dai suicidi delle guardie penitenziarie ai problemi creati dalla pandemia con la riduzione dei contatti con il mondo esterno. Il problema del disagio psichico che dovrebbe essere affrontato fuori dal carcere, ma resta una lunga lista attesa per accedere a misure alternative. L’articolo 32 comma 2 della Costituzione chiede il rispetto della persona umana e il suo diritto alla salute che deve essere bilanciato in modo equilibrato con la richiesta di una pena detentiva.