Il cuore della XXX edizione del Festival Fabbrica Europa – nella danza, nella musica, nelle arti performative e nel loro intersecarsi – vuole essere un richiamo all’essenzialità della terra. Non nella sua oggettività, ma in una sorta di sogno creativo, nel guardare a quelle forze generative che la abitano oltre il tempo e la storia, oltre gli stereotipi e i pregiudizi. Un tracciato trasversale è rappresentato da presenze femminili visionarie, protagoniste sulla scena con la potenza, la profondità e la spiritualità delle figure archetipiche o con l’intensità del segno sociale, politico e culturale più attuale. Dall’8 settembre al 12 ottobre, il percorso del festival affonda nei linguaggi della contemporaneità, da immaginare come una visione dalle radici forti ma con uno sguardo rivolto al futuro. In particolare, sarà un momento per riflettere sull’attuale condizione delle arti performative grazie alla presenza di grandi maestri e di nuovi talenti del panorama nazionale e internazionale. Artisti che attraverso linguaggi multidisciplinari compositi, ibridi, raccontando dell’oggi fragilità e sfide ed evocano identità, ritualità e segni del passato che aiutano a mettere in discussione il presente. Progetti, spettacoli, concerti, performance, creazioni site specific, incontri, workshop abiteranno spazi carichi di suggestioni e teatri del territorio pensati e immaginati per ogni proposta artistica, in una geografia diffusa che unisce centro e periferie: PARC Performing Arts Research Centre, Manifattura Tabacchi, Museo Novecento, Palazzina Reale, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Cantiere Florida, La Compagnia, Tenax.
IL PRIMO WEEK END DEL FESTIVAL
Da venerdì 8 a domenica 10 settembre alla Palazzina Reale
ROMEO CASTELLUCCI presenta la sua ultima creazione, “domani”.
Sabato 9 e domenica 10 settembre a La Compagnia
va in scena “Isadora Duncan” di JEROME BEL.
Domenica lo spettacolo è preceduto dal talk di Marinella Guatterini
“Adieu et au revoir: il Novecento sottobraccio a Isadora”.
Apre il Festival un protagonista della scena internazionale, ROMEO CASTELLUCCI. La sua ultima creazione, domani, su musiche del visionario compositore e sound artist Scott Gibbons, è un’azione performativa concettuale, un intervento minimale che si rivela al pubblico come un’azione reiterata, un moto instancabile ed essenziale. domani produce segni che, attraverso un gioco di rimandi, esprimono attivamente dei contenuti, ovvero significano altro da sé. domani, nella sua oscurità, trama con un potenziale mitico riattivato da fusioni e innesti. Nello sguardo perturbante della performer – la brasiliana Ana Lucia Barbosa, imponente per l’altezza fuori scala, piedi nudi e lunghi capelli neri zuppi d’acqua – è convocato il topos della chiaroveggenza, facoltà divinatoria ricevuta in dote con la cecità e condizione da cui si prende parola in nome del futuro. domani è allora una figura del tempo incapace di elaborare il trauma, di fare i conti con la nuova cosmologia che ha messo in crisi l’andamento progressivo della freccia del tempo. La cesura del presente è l’unico intervallo saturabile (8>10/09, Palazzina Reale).
Un’arte in qualche modo militante è anche quella di JÉRÔME BEL, autore di coreografie che esplorano il grado zero della danza, diventando esplicite dichiarazioni a favore della democratizzazione di questa forma di espressione, e che sollevano una riflessione sulla pratica performativa e sulla questione dell’interprete come individuo. Con Isadora Duncan, ideato per Elisabeth Schwartz, Bel prosegue il suo progetto di ritratti di danzatori e danzatrici celebri. Il coreografo francese questa volta ritrae un’artista non vivente basandosi sulla sua autobiografia uscita nel 1928, Ma Vie. Sotto il personaggio romanzesco, emerge la potenza di una coreografa visionaria che, attraverso la sua grande libertà di espressione e privilegiando la spontaneità e la naturalezza, ha gettato le basi della danza moderna e della danza contemporanea. Unendo registri diversi, momenti parlati e assoli danzati, Isadora Duncan fa rivivere la memoria della danza libera, associando il sapere coreografico all’esperienza dello spettacolo. Messo in relazione con le riflessioni di Bel sulla danza come strumento di emancipazione, l’insegnamento di Duncan qui evocato permette di affermare l’attualità del suo potenziale critico (La Compagnia, 9,10/09).
Adieu et au revoir: il Novecento sottobraccio a Isadora è il talk di Marinella Guatterini che, a partire dal suo lungo saggio, esplora l’effervescenza artistica di Firenze nel XX secolo. Un insospettabile susseguirsi di eventi coreutici, nascita di compagnie, scuole, importanti festival e alcune storiche sorprese. La memoria di un passato che deve risorgere (La Compagnia, 10/09).
ven 8, sab 9 e dom 10 settembre, ore 17.00 | ore 17.30 | ore 18.15 | ore 18.45
Palazzina Reale | piazza Stazione 50 – Firenze
ROMEO CASTELLUCCI
domani
concezione e direzione: Romeo Castellucci
musica: Scott Gibbons
coreografia: Gloria Dorliguzzo
con Ana Lucia Barbosa
direzione tecnica: Eugenio Resta
progetto sonoro: Claudio Tortorici
props: Andrei Benchea
direzione della produzione: Benedetta Briglia
promozione e distribuzione: Gilda Biasini
produzione e tour: Caterina Soranzo
organizzazione: Giulia Colla
amministrazione: Simona Barducci, Elisa Bruno, Michela Medri
Una produzione di Triennale Milano e Societas commissionata in occasione della 23ª Esposizione Internazionale Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries (15 luglio – 11 dicembre 2022)
Il lemma tecnico di emblema (che significa ‘faccio entrare’) è un intarsio che comporta una composizione di figure. In epoca romana indicava la dispositio, la combinazione di immagini efficaci. L’emblema cavalca le parole e i loro nessi per dire altro con le immagini. Gli emblemi sono ‘tacite note’, come i geroglifici, che appaiono ‘muti’ a chi li guarda senza che si sappia il loro significato. Sono immagini dipinte che non hanno bisogno di essere dette, bensì ‘viste’. Domani questo produce: segni che, attraverso un gioco di rimandi, esprimono attivamente dei contenuti, ovvero significano altro da sé. “Le parole significano, le cose sono significate. Tuttavia anche le cose talvolta significano”. (Andrea Alciato, Il libro degli Emblemi, Anno 1531). domani è il passo davanti a noi? alludendo alla scarpa.
domani è un’azione performativa concettuale, un intervento minimale che si rivela al pubblico come un’azione reiterata, un moto instancabile ed essenziale in cui la componente umana, rappresentata dalla performer in scena, viene affiancata e completata da un secondo significante: la musica. Un rapporto paritario che trasforma in una figura a sé stante l’opera sonora del visionario sound artist e compositore statunitense Scott Gibbons, a conferma della collaborazione pluridecennale con Castellucci.
domani è una figura del tempo? La performance di Romeo Castellucci che prende questo titolo esaudisce il suo pauperismo nella coazione a ripetere la stessa breve catena di gesti. Pochi elementi in un intervallo vagamente definito. Il nucleo della ripetizione resta impenetrabile, non databile, non localizzabile in una vicenda. A compierla è una presenza femminile, imponente per l’altezza fuori scala. Si limita a percorrere, camminando, alcune traiettorie […].
Nel perturbante del suo sguardo rovesciato, è convocato il topos della chiaroveggenza, facoltà divinatoria ricevuta in dote con la cecità: condizione da cui si prende parola in nome del futuro. Se la cecità collima tradizionalmente con l’uso della parola prefigurante, in domani il discorso è già da subito interdetto. Non c’è nulla da divinare qui. Al suo posto un bisbigliare a fil di bocca, un ruminare imprendibile di sentenze sgranate, vociferazioni trattenute tra i denti anneriti forse da un liquore amaro. Nello sfondo la latenza di rumori di natura.
Novella Tiresia, la donna incede con una certa dose di irresolutezza. Sostiene su una spalla un lungo palo ricavato dal tronco sbozzato di un giovane albero. Le braccia sono protese in avanti in una paralisi agitante, un tremore con il quale sembra sondare la distanza che la separa dall’oggetto che inesorabilmente la precede. Nell’estremità del ramo – quella a contatto con il pavimento – è infatti conficcata la scarpa destinata a un piccolo piede, si direbbe di un bambino. Il suo o lei stessa ieri?
Nella sua oscurità, domani trama con un potenziale mitico riattivato da fusioni e innesti. Ecco che il tronco più che una verga rabdomantica potrebbe di colpo apparire come l’esito di una metamorfosi vegetale che ha nella scarpa il refuso di un precedente stato. Un innestarsi di umano non-umano, sollecitati dal costante divenire della materia che testimonia l’intima parentela tra tutte forme dell’esistente.
(Piersandra Di Matteo)
>> Biglietti: 15€ / 13€ / 10€ _ Prevendita: www.ticketone.it
sab 9 e dom 10 settembre, ore 21.00
La Compagnia | via Camillo Cavour 50r – Firenze
JÉRÔME BEL
Isadora Duncan
concept: Jérôme Bel
coreografia: Isadora Duncan
con Elisabeth Schwartz e Chiara Gallerani
produzione: R.B. Jérôme Bel
coproduzione: La Commune centre dramatique national d’Aubervilliers, Les Spectacles Vivants – Centre Georges Pompidou (Paris), Festival d’Automne à Paris, R.B. Jérôme Bel (Paris), Tanz im August/ HAU Hebbel am Ufer (Berlin), BIT Teatergarasjen (Bergen)
con il supporto di CND Centre National de la Danse (Pantin) nel quadro del programma di residenza, MC93 (Bobigny) e Ménagerie de Verre (Paris) nel quadro di Studiolab, per aver messo a disposizione i loro spazi per le prove
R.B. Jérôme Bel è sostenuta dalla Direction régionale des affaires culturelles d’Île-de-France – Ministère de la Culture.
A Fabbrica Europa Isadora Duncan è realizzato con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea.
Con questo lavoro ideato per Elisabeth Schwartz Jérôme Bel prosegue il suo progetto pluriennale di ritratti di danzatori e danzatrici celebri, concentrandosi sulla figura di Isadora Duncan, di cui la stessa Schwartz è studiosa ed esperta. A differenza di Véronique Doisneau, Cédric Andrieux e Pichet Klunchun and myself, il coreografo francese questa volta disegna il ritratto di una coreografa non più vivente, basandosi sulla sua opera autobiografica, Ma Vie [La mia vita], uscita nel 1928. Sotto il personaggio romanzesco dipinto in Ma vie Bel scopre una coreografa visionaria che, attraverso la sua grande libertà di espressione e privilegiando la spontaneità e la naturalezza, ha gettato le basi della danza moderna, a sua volta all’origine della danza contemporanea.
Unendo registri diversi, momenti parlati e assoli danzati, Isadora Duncan fa rivivere la memoria della danza libera, associando il sapere coreografico all’esperienza dello spettacolo. Messo in relazione con le riflessioni di Jérôme Bel sulla danza come strumento di emancipazione, l’insegnamento di Isadora Duncan che qui viene evocato permette di affermare l’attualità del suo potenziale critico.
Nei primi lavori Jérôme Bel (Montpellier, 1964) applica operazioni strutturaliste alla danza per isolare gli elementi primari dello spettacolo teatrale. La neutralizzazione dei criteri formali e la presa di distanza dal linguaggio coreografico lo portano a ridurre i suoi pezzi al minimo operativo per meglio far emergere una lettura critica dell’economia della scena, oltre che del corpo che vi si produce. Il suo interesse si sposta poi dalla danza come pratica scenica alla questione dell’interprete come individuo. La serie di ritratti di danzatori e danzatrici affronta la danza attraverso la storia di chi la fa, evidenziando la parola all’interno di un dispositivo coreografico e mettendo in luce il tema della singolarità in scena. La critica formale e istituzionale assume qui la forma di una decostruzione attraverso il discorso, in un gesto sovversivo che radicalizza il suo rapporto con la coreografia. Facendo ricorso alla sua biografia, Jérôme Bel politicizza le sue domande, attento alla crisi del soggetto nella società contemporanea e alle modalità della sua rappresentazione in scena. Aprendo la scena a interpreti non tradizionali (dilettanti, disabili fisici e psichici, bambini ecc.), privilegia la comunità delle differenze rispetto al gruppo strutturato, il desiderio di danzare rispetto alla coreografia, per dar vita a un’emancipazione espressa attraverso l’arte. Invitato dai più importanti festival e teatri, la sua ricerca performativa è stata al centro di esposizioni e rassegne presso istituzioni, musei di arte contemporanea e biennali di tutto il mondo. Nel 2005 ha vinto un Bessie Award e nel 2008 il Prix Routes Princesse Margriet per la Diversità Culturale. Ha ottenuto il Prix Suisse de danse “création actuelle de danse” e nel 2021, insieme al coreografo Wu-Kang Chen, il Taishin Performing Arts Award (Taiwan). È artista associato al Quartz – scène nationale de Brest e al Centre national de la danse (Pantin).
>> Biglietti: 15€ / 13€ / 10€ _ Prevendita: www.ticketone.it
dom 10 settembre, ore 20.00 | La Compagnia
ADIEU ET AU REVOIR: IL NOVECENTO SOTTOBRACCIO A ISADORA _TALK
A partire dal suo lungo saggio, Marinella Guatterini esplora l’effervescenza artistica di Firenze nel XX secolo. Un insospettabile susseguirsi di eventi coreutici, nascita di compagnie, scuole, importanti festival e alcune storiche sorprese. La memoria di un passato che deve risorgere.