Deutsche Bank Artist of the Year. LuYang – DOKU Experience CenterMUDEC – Museo delle Culture ©juleheringImpegnata da oltre 40 anni nella promozione dell’arte contemporanea, dal 2010 Deutsche Bank assegna il premio annuale “Artist of the Year” ad artisti emergenti che lavorano principalmente con la carta o la fotografia, mezzo privilegiato delle opere che compongono la Deutsche Bank Collection, nata a metà degli anni Settanta e oggi una delle più importanti collezioni corporate a livello internazionale. Il vincitore del premio – il cui lavoro deve essere sempre di rilevanza sociale e artistica e deve sviluppare nuove prospettive sul presente – è scelto su indicazione del Global Art Advisory Council della banca, composto da curatori di fama internazionale del calibro di Victoria Noorthoorn, Hou Hanru e Udo Kittelmann. Anziché assegnare un premio in denaro, Deutsche Bank sostiene i suoi Artists of the Year contribuendo a farli conoscere al grande pubblico, producendo una mostra personale e un catalogo, e acquistando alcune delle loro opere per la collezione. Dal 2018 la personale degli artisti inaugura al PalaisPopulaire, lo spazio di Deutsche Bank a Berlino dedicato all’arte e alla cultura, ed è successivamente presentata in altre istituzioni internazionali.Diversamente dallo scorso anno – quando per il decennale del premio sono stati eccezionalmente selezionati tre nomi – per questa undicesima edizione lo spazio di Mudec Photo è interamente dedicato a LuYang e al suo progetto DOKU Experience Center. Tra i più interessanti giovani artisti asiatici contemporanei, LuYang si ispira alla fantascienza, ai manga, ai videogiochi e alla cultura techno, esplorando tecnologie ipermoderne e contenuti che riguardano il postumanesimo e il transumanesimo. La sua riflessione sfuma le distinzioni tra corpo reale e digitale e trova espressione soprattutto nella danza, tema ricorrente nella sua pratica. Con la mostra DOKU Experience Center l’artista ci introduce a un modo di pensare plasmato dalle nuove tecnologie, che è allo stesso tempo antico e spirituale: concetti come quello di identità culturale, corpo e genere, sono radicalmente messi in discussione nell’intento di sconfinare e superare il limite tra digitale e reale. Nel cosmo di LuYang, le identità non sono fisse ma fluide. L’artista colloca l’attuale pensiero scientifico e il legame con la cultura pop e consumistica globale nel contesto delle cosmologie buddiste e induiste, contrapponendo la nozione di identità ancorata al corpo e al tempo cronologico a realtà multiple – ad esempio ricorrendo a cyborg o avatar – che non conoscono un sé immutabile ma solo un cambiamento permanente. Coinvolgente, filosofica, e talvolta inquietante, DOKU Experience Center è interamente dedicata a questi temi e, in particolare, alla reincarnazione virtuale dell’artista in un avatar di genere neutro– ovvero Dokusho Dokushi, o DOKU in breve –, una figura iperrealistica il cui volto è modellato sul suo ma può assumere diverse sembianze. In questo processo, gli avatar funzionano come contenitori o gusci in cui LuYang infonde lo spirito, impregnandoli di esperienze personali, religione, spiritualità e influenze della cultura pop globale. Tutte le espressioni facciali e i movimenti sono eseguiti da ballerini e poi digitalizzati e coreografati con la tecnologia motion capture.Deutsche Bank Artist of the Year. LuYang – DOKU Experience CenterMUDEC – Museo delle Culture ©juleheringLe opere in mostra L’esposizione presenta una selezione di opere inedite e recenti, in particolare videoinstallazioni e film animati in 3D che mettono in scena insieme e per la prima volta i sei diversi avatar creati da LuYang: Human, Heaven, Asura, Animal, Hungry Ghost, Hell. Questi avatar, che ricordano supereroi, personaggi di videogiochi e anime, ma anche divinità e demoni, incarnano diversi aspetti dell’identità di LuYang. Allo stesso tempo ognuno di essi impersona uno dei sei regni del samsara, ovvero la ruota karmica della vita, e fa riferimento all’eterno ciclo di nascita, morte e rinascita. Nel lavoro di LuYang il samsara assume forme diverse: paesaggi virtuali che assomigliano ai mondi esperienziali dei videogiochi, o una sorta di gigantesca roulette della reincarnazione che può essere controllata dal giocatore con una console per videogiochi. Collocata all’interno di questi mondi, ogni incarnazione di LuYang è caratterizzata da determinati colori, suoni e movimenti di danza: così DOKU Human (Umano) incarna il regno umano dell’esistenza: l’avatar assomiglia a un cyborg ed è circondato da un mondo urbano ipermoderno; DOKU Heaven (Paradiso) incarna l’illusione di un’esistenza completamente spensierata: l’avatar, vestito con abiti giocosi, danza sulla corrente di un fiume ornato di cristalli fluorescenti, ricordando l’influenza della danza tradizionale balinese e indonesiana; DOKU Asura rappresenta il regno di reincarnazione dei combattenti, titani bellicosi o demoni che litigano con gli dei e cercano di prendere il loro posto: l’avatar indossa l’armatura e si muove secondo la danza indonesiana dei guerrieri in un ambiente che ricorda l’estetica dei giochi fantasy; DOKU Animal (Animale), dotato di berretto con le orecchie e gli stivali di finta pelliccia, appare in una sorta di laboratorio medico, che è contemporaneamente un mattatoio, una palestra per animali e l’Arca di Noè, riferimento al nostro rapporto ambivalente con gli animali; DOKU Hungry Ghost (Fantasma Affamato), dall’aspetto di una pop star gotica e tormentato da fame e sete insaziabili, rappresenta i peccati di dipendenza e avidità; DOKU Hell (Inferno) danza con una testa mozzata in mano, ricordando il famoso dipinto di Caravaggio ‘Davide con la testa di Golia’: nel Samsara l’inferno è il regno più basso e coloro che rinascono qui devono sopportare il tormento finché il loro karma negativo non viene ripagato. Tra le opere esposte, DOKU the Self (2022) – il primo film narrativo di LuYang mostrato in anteprima alla Biennale di Venezia lo scorso anno – presenta le sei reincarnazioni virtuali dell’artista. La struttura del film si basa sul samsara ed è una specie di radicale meditazione visiva: in immagini mozzafiato possiamo vedere come DOKU vive e muore in ciascuno di questi mondi illusori e inferni che incarnano l’adesione all’ego e al pensiero dualistico – una concezione del sé costituita da opposti: io-tu, bene-male, naturale-artificiale, maschio-femmina. Nelle loro varie versioni e look, gli avatar rappresentano i diversi stati di coscienza, le emozioni e le nevrosi che caratterizzano i loro mondi. L’esposizione presenta inoltre DOKU Mind Matrix (Matrice della Mente) (2022) che mostra i sei avatar come una sorta di boy band che si esibisce in ambienti diversi, da un buio spazio high-tech a un palcoscenico a una cattedrale gotica, combinando prospettive filosofiche e religiose orientali con elementi provenienti da numerose fonti diverse, in una sorta di collage eclettico fortemente ispirato anche alla musica, ai giochi e alla cultura pop. La nuova serie Bardo #1 (2022) – termine tibetano che indica uno stato intermedio tra la morte e la rinascita – ritrae i sei avatar di DOKU con gli attributi dei regni buddisti di rinascita che incarnano, inseriti in una classica composizione mandala circolare. In queste opere, LuYang unisce l’aspetto profano dei mandala, presenti come simbolo decorativo nella cultura pop globale su magliette, libri da colorare e spettacoli di luce nei rave, e il loro significato magico e religioso, rendendole un ausilio visivo attraverso il quale interiorizzare contesti religiosi e spirituali complessi.LuYang ha studiato alla China Academy of Arts di Hangzhou e vive e lavora tra Shanghai e Tokyo. Dal 2015 LuYang ha partecipato a numerose mostre collettive in tutto il mondo, tra cui la 59ª Biennale di Venezia, con The Milk of Dreams. L’artista ha tenuto mostre personali a Pechino (Cina), Mosca (Russia), Aarhus (Danimarca), Londra (Regno Unito), Erlangen e Berlino (Germania), Basilea (Svizzera) e Hong Kong (Cina). Nel 2019 LuYang ha ricevuto il BMW Art Journey. Dopo Wangechi Mutu (2010), Yto Barrada (2011), Roman Ondàk (2012), Imran Qureshi (2013), Victor Man (2014), Koki Tanaka (2015), Basim Magdy (2016), Kemang Wa Lehulere (2017), Caline Aoun (2018-2019), Maxwell Alexandre, Conny Maier e Zhang Xu Zhan (biennio 2020 – 2021) e Lu Yang (2022), l’“Artist of the Year” 2023 è La Chola Poblete. |