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Unione Popolare Prato: O LA BORSA O LA VITA (DEMOCRATICA) ad un anno dalla delibera sulla Multiutility Toscana

Ad un anno dal blitz istituzionale della giunta Biffoni, con la convocazione-lampo del Consiglio comunale per la votazione sulla Multiutility Toscana e l’avvio dell’operazione di speculazione finanziaria sui beni comuni; i promotori – fra cui il sindaco di Prato – sembrano vergognarsi della loro creatura e censurano il percorso, rimandando ulteriori sviluppi a dopo le elezioni amministrative, onde evitare di perdere ulteriori consensi.

Il 17 ottobre scorso veniva infatti approvata anche a Prato la sciagurata delibera di Consiglio (DCC n.58/2022) per la fusione in Alia delle altre società partecipate dei servizi pubblici di energia, acqua e gestione dei rifiuti, accorpate con la fondazione della Multiutility Toscana, grazie ai voti della maggioranza liberaldemocratica e all’astensione complice della destra, pur in assenza di qualunque mandato elettorale dell’amministrazione e addirittura respingendo la proposta di referendum consultivo dei comitati civici.

In assenza totale di dibattito pubblico, i crescenti dubbi sull’opportunità di un’operazione simile stanno ulteriormente dilaniando le anime di un “multiPD”, diviso fra segreteria provinciale e regionale da un lato, rispetto alle amministrazioni al governo a Prato e a Firenze, dall’altro.

Mentre manca ancora la decisione sulla holding finanziaria per la quotazione in Borsa della multiservizi, così come pare mancare un orientamento chiaro sulle strategie di finanziamento da adottare anche all’interno del partito di maggioranza; la Multiutility è stata duramente contestata da due sentenze della Corte dei Conti, così come da sindacati ed associazioni dei consumatori .

Nei fatti sembra ormai accantonata l’ipotesi di una società in-house in linea con la volontà popolare sancita dal referendum del 2011.

I referenti di Unione Popolare ed Osservatorio Ambientale di Prato, promotori della campagna STOP MULTIUTILITY che ha raccolto centinaia di firme, hanno avuto l’onore di essere riusciti a settembre scorso a conquistare il primo ed unico confronto pubblico fra cittadinanza ed amministrazione con l’audizione in commissione comunale. Eppure fra le mancanze, oggi si denuncia anche l’assenza di una risposta scritta sulla proposta di revoca in autotutela della Multiutility da parte del Sindaco o del Presidente del Consiglio, così come previsto dal Regolamento sulla partecipazione (art.4 comma 9), motivo per cui i promotori della campagna si sono rivolti al difensore civico, esplicitando ancora una volta tutta la scarsa considerazione verso la cittadinanza di una Giunta al capolinea.

Ad indignare particolarmente gli oppositori alla Multiutility in quell’occasione erano state le dichiarazioni del vicesindaco Faggi, la cui carriera politica si è già intrecciata all’occorrenza con quella delle partecipate (come AD di ‘Acque Toscane spa’ ndr.), concretizzando i timori di utility private a scapito di disservizi pubblici. Lo stesso aveva addirittura rivendicato la spartizione degli utili fra soci, come fonte di incasso dei comuni su un diritto essenziale come l’acqua, dimenticando che il dettame Costituzionale sancisce il principio di tassazione progressiva, ben diverso dalla sua  concezione distorta di ‘flat tax sull’acqua’, prelevata dalle tariffe su servizi essenziali, con il rischio di farli diventare fonte iniqua di extra-profitti.

È scioccante che in una fase di crisi climatica e crescente siccità le maggiori compagini politiche, di liberaldemocratici e nazionalisti al potere puntino ad una gestione pubblico-privata, come quella sancita a fine luglio dall’assemblea di ATO e già inscritta nella fusione per incorporazione in Alia spa dei servizi idrico, energetico e dei rifiuti, permettano ad azionisti o fondi finanziari di lucrare su monopoli naturali, senza alcun rischio d’impresa, di fatto aprendo mercati sicuri per pochi e molto rischiosi per l’indebitamento della cittadinanza, espropriata dei beni comuni. Ed è stato ancora il vicesindaco Faggi a dichiarare che sia necessario interagire con questo sistema di capitalismo finanziario perché “non ci sono tante alternative”, soprattutto – verrebbe da dire – quando le altre son state arbitrariamente accantonate a priori, per perseguire utili e battere cassa sulle bollette.

La stessa credibilità della classe politica è venuta meno con le promesse tradite sulla proroga al rinnovo delle concessioni idriche, sul limite al rincaro delle tariffe e da ultimo sulla ripubblicazione del servizio, sbugiardata a fine luglio scorso.

Un anniversario mesto per la vita democratica della nostra comunità, che tuttavia vuole riscattare questa vergogna e ribadire che non permetteremo di fare profitti su servizi e diritti.

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