Recenti indagini stimano che la popolazione delle cosiddette badanti è rappresentata dal 98% circa da popolazione femminile, ha un’età media di circa 40 anni, prevalentemente sposata e con una famiglia nel paese di origine, con precedenti esperienze di lavoro nel paese di provenienza e con un livello di istruzione medio alta.
Siamo di fronte ad un sistema di difficile controllo che coinvolge cittadini comunitari (vedi romeni e polacchi) che arrivano nella nostra città sorretti da una loro rete amicale e da legami con istituzioni religiose e trovano collocazione presso le famiglie non sempre con situazioni di lavoro regolare a volte prive di qualsiasi formazione di base e di mancanza di conoscenza della lingua italiana.
Lo sforzo della Regione Toscana con l’istituzione del fondo della non autosufficienza ha dato un efficace contributo alla emersione di forme di lavoro non regolari, ed è stato anche un polmone di respiro per le famiglie e di tutela per i casi di indigenza economica.
L’Associazione Gemma si prefigge lo scopo di organizzare la domanda dell’utente(nostro socio) rispetto alla offerta delle tante badanti presenti oggi a Prato, attraverso tre punti.
1. l’attivazione della rete locale dei soggetti che attualmente si occupano a vari livelli del fenomeno
2. capire quali sono i reali bisogni delle famiglie facilitando l’incrocio domanda offerta offrendo sostegno a più livelli;
3. contrastare a tutti i livelli qualsiasi forma di irregolarità,per impedire vere forme di caporalato che purtroppo sono presenti anche nella nostra città
Rispetto alle badanti, teniamo un elenco con curriculum, e attestazioni della loro professionalità nonché referenze che si riferiscono ai servizi che hanno svolto nel periodo del loro soggiorno in Italia ,completate dai numeri di telefono dei vecchi datori di lavoro.
La semplice e toccante poesia con cui una assistita ha voluto ricambiare la propria badante del servizio svolto è testimonianza del rapporto stretto ,di fiducia e affetto che si instaura tra la persona che decide di tenersi in casa una “estranea”,condividendo con lei i suoi spazi ,e la persona che offre il suo lavoro e le sue competenze,facendosi carico di tutte le problematiche di una convivenza “forzata” dalla situazione contingente(familiare malato,momentaneamente in difficoltà,ecc.).