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USCITO IL SECONDO NUMERO DI ORIZZONTI

Procede con questo secondo numero – il terzo è atteso per il 2024 – l’avventura di “Orizzonti”, al plurale, onde rimarcare una molteplicità di sguardi, voci, vie, prospettive, direzioni e predilezioni.

Il motto, l’insegna, la password: (s)vago.

Vago come voce di vagareflâner, andare a zonzo occhieggiando cose curiose e belle…

E perciò vago come bellodesiderabileseducente (“Vaghe stelle dell’Orsa…”).

E infine svago, diletto, passatempo, ricreazione…

Poiché vasti, illimitati, immensi vogliamo i nostri orizzonti, quasi infiniti, all’infinito declineremo, o meglio coniugheremo il sommario di questo numero, percorrendolo, a testimonianza di una desiderata e consapevole multilateralità, di un ostinato e ordinato amore per il disordine, per parole chiave, zigzagando fra arti visive e lettere.

Evocare. Emanuele Gaudenzi, esperto in conservazione dei beni culturali, ci accompagna nell’intimo ricetto di un generoso, geniale protagonista della scultura contemporanea, Giuliano Vangi che, incontrato nel suo studio di Pesaro, fra le sue creature, evoca il proprio percorso artistico e umano con l’eco di parole poetiche e profonde.

Rivedere. Con Francesca Dini, storica dell’arte, rivisitiamo l’arte di uno straordinario pittore come Vincenzo Cabianca: la suggestione di un capolavoro, le Monachine, realizzato nel 1861, offre lo spunto per una riflessione sul percorso del veronese, detto da Adriano Cecioni “il macchiaiolo assoluto”, verso la maturità artistica.

Ritrovare. Anna Lo Bianco, già direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini in Roma, ci fa anch’essa partecipi di un’invidiabile emozione: scoprire una pala barocca, la Santa Galla di Pietro Lucatelli, in una moderna chiesa romana, sorta dagli sventramenti subiti dalla città negli anni Trenta del secolo scorso.

Esplorare. In veste di curioso per le contrade della Valdinievole, l’attenzione di Roberto Giovannelli è stata catturata da certe fantastiche figurazioni sbalzate da qualche estroso lapicida sulle pietre angolari della seicentesca Villa Feroni nota come Bellavista, presso Borgo a Buggiano. Il fotogramma di un documentario d’epoca ci restituisce inoltre l’immagine di una grande tela, forse quella raffigurante La liberazione di Vienna, che assieme a un’altra di egual misura con La presa di Buda, fu trafugata dal salone nobile della villa alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.

Collezionare. Alessandro Sartoni, sulla scia del lavoro iniziato negli anni precedenti, introduce un numero consistente di nuove acquisizioni della sezione di Grafica e Disegno del MO.C.A., pubblicando di ogni autore due opere scelte fra quelle aggiunte alla Collezione nel corso dello scorso anno.

Testimoniare. Francesco Gurrieri, architetto, storico e appassionato cultore di letteratura, ci dona una bella pagina di storia della cultura e del costume tramite la testimonianza di Arnaldo Pini, poeta e intellettuale, figlio del fondatore dello storico caffè fiorentino delle Giubbe Rosse, dove nel dopoguerra s’incontravano artisti, scrittori e intellettuali del calibro di Landolfi, Loffredo, Luzi, Malaparte, Montale, Parronchi, con una riflessione sul ruolo delle riviste letterarie, da “Lacerba” al “Portolano”.

Germogliare. Attendere, scoprire, fiorire. I libri e le carte d’artista di Maria Cristina Antonini, ideatrice e curatrice di donne ad arte, Agnese Fornito e Marta Perroni mostrano quanto fertile possa essere il connubio fra segno e parola, declinato al femminile, evocando vibranti esperienze poetiche germogliate dalla domestica cura delle piante: un ibiscus in attesa di sbocciare, un muro sbrecciato che rivela piccoli tesori, promesse di fioritura e possibilità sospese…

Intrattenere. Arte in cui è maestro inarrivabile Carlo Lapucci, che ci fa convinti di quanto viva e vorace sia la lingua, nutrita di sviste, fraintendimenti, malintesi, fantasie, ignoranza, supponenza e sfrontatezza, elencando una congerie di esilaranti fattispecie, quali il Galempio, le Manconelle e il Far del seco. Con La barca che naviga, che cammina e che vola lo studioso coglie il destro per aggiornarci piacevolmente sugli elementi costitutivi del materiale fiabesco attingendo al ricco patrimonio favolistico nostrano.

Divagare. Paolo Piazzesi, chiamato a illustrare le virtù del delizioso confetto riccio pistoiese, la piglia larga inventandosi un fantasmagorico ma tutto sommato istruttivo dialogo condotto da un improbabile trio: la Fata Confetto, presente pour cause, il suo chaperon il principe Coqueluche, personaggi dello Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij, e Gherardo Nerucci, patriota risorgimentale, docente e autore di una fondamentale raccolta di novelle.

Nelle pagine della sezione Scraps, due pensieri sul disegno: uno dello scultore Marcello Guasti sulla sua idea del disegno quale fondamento di una lunga vicenda artistica e progettuale, l’altro di Gustavo Giulietti, raffinato pittore e profondo conoscitore delle tecniche artistiche, in una sua lettera a chi scrive, come per chiarire a se stesso i motivi più profondi della propria creazione. In ossequio alla nostra sede, Montecatini, e in omaggio a Galileo Chini, lo si riconosce in effigie nell’altorilievo raffigurante lo Scultore, modellato da Domenico Trentacoste nel 1902 e posto nella facciata del padiglione delle acque salse delle Tamerici, col contrappunto di alcuni giocosi versi inviati al Chini dall’architetto pesciatino Giulio Bernardini. Fabrizio Lemme, collezionista di dipinti del Seicento e Settecento romano, tratteggia un profilo di Jean-Baptiste Berlot, raffinato pittore francese di rovine e paesaggi, sollecitando gli storici dell’arte a un più approfondito studio del lavoro di questo artista. Infine, in consonanza col contributo di Francesca Dini, Maria Rosa Giubilei presenta una sua recensione dellostudio monografico e del catalogo ragionato del pittore veronese realizzato dalla stessa Dini.

In fine un pensiero dedicato allo scomparso Fabrizio Borghini, ideatore e direttore della trasmissione televisiva Incontri con l’arte, condotta ininterrottamente dal 1992. Una formula semplice, una sfida titanica: raccontare in mezz’ora, nella fascia di massimo ascolto, arte e cultura in Toscana, riuscendo a fare della sua trasmissione una delle più seguite fra le reti locali.

Alessandro Sartoni

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