EDITORIALE
Sembrava di attraversare un negozio abbandonato da decenni in un Paese dal clima tropicale quando, all’Arsenale di Venezia, si arrivava nell’area occupata da Collection de Chaussures, l’opera di Michel Blazy (Monaco, 1966) realizzata per Viva Arte Viva, la mostra a cura di Christine Macel per la 57° edizione dell’Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (2017). L’opera – composta da una struttura ispirata agli espositori dei negozi sportivi su cui, in vecchie scarpe da ginnastica, crescevano piante lussureggianti – voleva dimostrare come l’iperproduzione, il consumismo, l’ossessione per velocità e prestazioni della società contemporanea poco possano contro la lenta e costante crescita della Natura, che alla fine, inesorabilmente, vince su tutto. Se l’opera di Blazy in fondo ha poco a che vedere con l’ecologia e la tutela ambientale, quanto piuttosto con una visione del mondo sempre meno antropocentrica, in cui siamo tutti esseri viventi e soggetti alle leggi del tempo e della trasformazione, altre scarpe, realizzate nel 2023 dalla casa di moda spagnola Loewe, ci raccontano una storia diversa. La collezione uomo Primavera Estate 2023 ha esplorato la dicotomia Natura/Tecnologia (con l’idea di intrecciarle invece di contrapporle) utilizzando piante erbacee fatte crescere su indumenti, scarpe e accessori, grazie alla collaborazione con Paula Ulargui Escalona, designer spagnola che con il progetto Naturaleza Simbiotica da anni sperimenta la coltivazione di piante su tessuto. “Sono arrivata dove sono oggi grazie al legame profondo e personale con tutte le piante che ho coltivato – dice la designer –. È difficile per le persone immaginare la dedizione richiesta: ho trascorso molte ore in studio controllando come crescono, di cosa hanno bisogno, come aiutarle. […] Attraverso quella connessione viscerale, ho capito come funzionano le piante e come possiamo convivere con loro in modo più rispettoso.” Che il contesto più antropocentrico che esiste – la moda – ci aiuti a fare un passo decisivo in una visione meno antropocentrica del mondo?
In questa centonovantesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate un testo a firma di Roberta Petronio, giornalista de Il Corriere della Sera, dedicato a FOROF e alla sua fondatrice Giovanna Caruso Fendi da lei intervistata per il podcast Gallerismi; un estratto dal Rapporto sulla Sostenibilità di Museion a Bolzano; e un estratto dal manifesto Un’ I.D.E.A. di centro culturale pubblicato da BASE Milano.
Tra i VIDEO presentiamo Nixon, film d’artista realizzato con ogni probabilità da uno degli studenti dei corsi tenuti da Arnaldo Pomodoro all’University of California di Berkeley nel 1968, parte dell’Archivio Online di Fondazione Arnaldo Pomodoro, e un’intervista a Lorenzo Mattotti, fatta in occasione della mostra Storie, Ritmi, Movimenti prodotta da Fondazione Brescia Musei.
Nella sezione dedicata agli EXTRA vi suggeriamo la tavola rotonda Responsabilità sociale e culturale d’impresa organizzata da Associazione Arte Continua e Doppiozero alla Triennale di Milano; il Laboratorio di fumetto con Alessia Fattore realizzato in occasione della mostra TUTTE LE FOLLIE DI JAC! al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli; e la proroga della mostra prodotta da Fondazione Palazzo Te a Mantova, Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà.
Buona domenica e buona lettura!
Lo staff di Lara Facco P&C
#TeamLara
Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com
TELESCOPE. Racconti da lontano
Ideato e diretto da Lara Facco
Editoriale e testi a cura di Annalisa Inzana
Ricerca ed editing Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Martina Fornasaro, Andrea Gardenghi, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Alessandro Ulleri, Margherita Villani, Marta Zanichelli, con la collaborazione di Margherita Animelli, Maria Ester Candido, Michela Colombo, Nicolò Fiammetti, Agata Miserere.
domenica 14 gennaio 2024
RACCONTI
A tu per tu con Giovanna Caruso Fendi, di Roberta Petronio*
“La registrazione del nostro passato insieme al potenziale del nostro presente, con gli artisti che ci veicolano nel futuro”. È questa la definizione di arte contemporanea condivisa da Giovanna Caruso Fendi durante la conversazione a schema libero registrata per la serie podcast dedicata a chi ha scelto la creatività come compagna di viaggio, personale e professionale: Gallerismi ha sollecitato la fondatrice di FOROF ad aprirsi, lasciando affiorare l’universo, emotivo e razionale, motore del suo progetto artistico.
L’incontro avviene attorno a un tavolo quadrato con vista sulla Colonna Traiana, dove ogni dettaglio è verde e brillante come il logo del centro culturale romano arrivato al giro di boa del terzo anno dalla sua nascita. Un nuovo modello di imprenditoria culturale “pensato come una società benefit in stile anglosassone, che reinveste nella sua crescita tutti i profitti”, e che ha raggiunto il primo importante obiettivo di radunare attorno a sé una comunità dove ogni persona del pubblico abbandona la condizione di fruitore passivo dell’offerta, per abbracciare lo status di protagonista.
Basta riannodare il nastro allo scorso dicembre, quando gli ospiti del primo Episodio – sui cinque in programma con la Terza Stagione di FOROF (fino al 30 giugno) – ha visto Augustas Serapinas condurre il laboratorio partecipativo Mudballs: tutti con le mani nel fango per confezionare sfere di argilla, paglia e fango ispirate ai Mudmen, pupazzi di fango ai quali l’artista lituano ha affidato il suo messaggio/grido sui pericoli del riscaldamento globale, ed elementi portanti della mostra Baltic Adventures inaugurata lo scorso ottobre e allestita al piano ipogeo di Palazzo del Gallo di Roccagiovine, dove sono custoditi i resti della Basilica Ulpia.
L’Episodio numero 2 è fissato per il 25 gennaio, e già cresce la curiosità per questa ulteriore attivazione performativa dell’esposizione curata da Ilaria Gianni, condizione alla base del museo ideale di Giovanna Caruso Fendi, insieme all’accompagnamento qualificato di ciascun visitatore nel percorso esperienziale: “Perché tutti i musei devono essere realmente vissuti”, spiega la fondatrice dello spazio aperto nel cuore della Roma antica, tempio del dialogo tra archeologia e arte contemporanea immaginato come “un confronto agonistico, per aprire la mente alla riflessione”.
All’esterno, accanto all’ingresso, è stata collocata una delle cento panchine del progetto Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto per la Capitale, altra scelta dal forte valore simbolico. Onnivora di arte e conoscenza, dotata di una forte curiosità, viaggiatrice instancabile, Giovanna Caruso Fendi è cresciuta sviluppando una forte sensibilità per la bellezza: “Dopo la scuola, mi mettevo vicino al tavolo dove Karl Lagerfeld disegnava le collezioni per la maison Fendi: ho sempre respirato arte e amore per il bello”. Tutto questo e molto di più, ascoltando il podcast Gallerismi (anche un invito a Traiano perché accetti di sedersi alla tavola dei sogni …).
Crediti: FOROF Veduta dall’esterno Ph. Mokeys VideoLab / FOROF Veduta degli spazi Ph Jacopo Tomassini / FOROF Veduta degli spazi Ph Jacopo Tomassini/ Giovanna Caruso Fendi Ph. Alex Bolcsak / FOROF Veduta degli spazi Ph Jacopo Tomassini / FOROF Veduta degli spazi Ph Jacopo Tomassini
Perché influenziamo l’economia, la società e l’ambiente attraverso l’arte e la cultura*, di Museion
La cultura in senso ampio ha un ruolo fondamentale nella società. Il lavoro culturale arricchisce la nostra vita. Attraverso l’attività di Museion, possiamo rafforzare l’apprezzamento nei confronti della cultura e contribuire a creare un modello di società più allargata, democratica e inclusiva, con una prospettiva aperta a una coesistenza più ampia. […] L’istituzione dove operiamo pone dunque al centro le persone, le cui competenze sociali e professionali sono riconosciute e promosse, favorendo lo scambio tra Zeitgeist internazionale e ambiente locale.
I musei oggi sono luoghi di incontro e di confronto, ma anche di mediazione tra diversi punti di vista e prospettive in una società sempre più complessa. In quanto attori sociali, i musei riflettono e plasmano il dibattito attraverso la selezione e la progettazione delle mostre, una comunicazione di alto profilo e il dialogo con le visitatrici e i visitatori. In questo modo, il confronto con l’arte consente di avviare al tempo stesso una riflessione sul passato e una discussione sul presente, e di immaginare un possibile futuro.
I musei sono dunque luoghi in cui le prospettive hanno la possibilità di emergere, essere indagate, discusse e ulteriormente sviluppate. L’arte, la cultura e il confronto con questi temi sono fattori sociali essenziali che offrono nuove prospettive e contribuiscono a creare opinioni e punti di vista. Nella scelta e nella progettazione di mostre, eventi e iniziative, offriamo una piattaforma ideale per questo confronto. Ci consideriamo infatti un “luogo terzo” (thirdplace, Oldenburg 1999), che esiste in aggiunta alla sfera privata e professionale.
Museion non è quindi solo un luogo per vivere l’arte, ma anche un contesto in cui le persone si incontrano liberamente, dove avvengono confronti e scambi anche su temi politico-culturali. Offriamo progetti e opportunità esperienziali lontano dalla quotidiana routine casa-lavoro, per promuovere un intrattenimento non commerciale oltre a un’ispirazione e una riflessione accessibili, stimolanti e in grado di ampliare gli orizzonti di tutte e tutti. Offrendosi come luogo carico di impressioni, idee ed esperienze culturali, Museion contribuisce ad affrontare questioni sociali urgenti in una prospettiva di sostenibilità, agendo così in linea con l’attuale orientamento degli obiettivi dei musei secondo l’International Council of Museums (ICOM).
*estratto dal Rapporto sulla Sostenibilità di Museion a Bolzano (2023), la cui redazione è stata curata da: Terra Institute, Bressanone – Ursula Pichler, Alessia Dughera, Birte Erbeldinger, Helene Thierig – e Museion – Giulia Albarello, Letizia Basso, Elena Bini, Frida Carazzato, Carlo Degasperi, Fatima El Hajjiaji, Dietlinde Engl, Katherina Federer, Daniela Ferrari, Cristina Ferretti, Petra Guidi, Anna Hilber, Manuela Inderst-Cazzanelli, Brita Köhler, Cristian Micheloni, Roberta Pedrini, Marion Piffer Damiani, Alessandra Riggione, Leonie Radine, Barbara Riva, Bart van der Heide, Katja Vigl-Fink, con il coordinamento di Cristina Ferretti e Ursula Pichler.
Crediti: Ph. Marco De Scalzi
Un’I.D.E.A. (1) di centro culturale*, di BASE Milano (2)
Premessa. Il Manifesto nasce dall’urgenza e dalla volontà di esplorare nuove idee e nuovi approcci per costruire un’istituzione artistica che sia realmente plurale e accessibile. Un’istituzione culturale che faccia da cassa di risonanza di voci ed energie ai margini della vita pubblica, creando spazi di espressione e auto-narrazione attorno a cui costruire una comunità in grado di produrre trasformazioni sociali.
L’obiettivo è forzare il perimetro di ciò che sta dentro alla parola “cultura”, a partire da chi ha accesso alle professioni culturali e quindi alla definizione del settore, imparando a riconoscere il nostro posizionamento e le nostre barriere come organizzazioni, riformulando i nostri obiettivi e indicatori, ripensandoci come agenti culturali plurali nella struttura, nello staff, nella visione, nei contenuti, nelle collaborazioni, nell’offerta al pubblico.
Principi. Accessibilità culturale per noi significa molte cose. Usiamo questa espressione per indicare l’impegno a garantire il diritto di accesso, partecipazione e coinvolgimento delle persone alla vita culturale, attraverso un approccio che sappia tenere conto delle differenti istanze e delle caratteristiche fisiche, motorie, sensoriali, comunicative, relazionali, intellettive, psichiche di tutte le persone.
L’accessibilità, inoltre, è un processo di apprendimento continuo, una negoziazione tra esigenze e desideri nuovi e in trasformazione di gruppi e comunità, che tende, ma non può portare a un’accessibilità integrale per tutte le persone.
Il Manifesto, infatti è calato nel contesto specifico di un centro culturale milanese di nuova generazione e per questo parziale e in evoluzione, e dovrà necessariamente integrarsi nel tempo attraverso apporti plurali e intrecciandosi con altre iniziative nazionali e internazionali, come è già successo con il Protocollo d’Intesa della rete italiana Europe Beyond Access, promossa da Festival Oriente Occidente in collaborazione con il British Council. Ciò che è importante in questo processo di trasformazione è tenere a mente alcuni principi guida che hanno orientato tutto il lavoro di scrittura, in modo che l’obiettivo del Protocollo continui a guidarne lo sviluppo.
1) I.D.E.A. – Inclusione, Diversità, Equità, Accessibilità.
2) BASE Milano è un centro culturale ibrido che nasce dalla rigenerazione degli spazi industriali Ansaldo nel quartiere Tortona, un luogo dedicato alla produzione e co-produzione di iniziative culturali con valore sociale, e alla sperimentazione di nuovi linguaggi artistici.
*Un’ I.D.E.A. di centro culturale è frutto di un invito, da parte di BASE Milano a un gruppo di persone e realtà che si occupano di accessibilità a vario titolo e che appartengono a comunità sottorappresentate all’interno del settore culturale. Da questo invito è nato un tavolo di lavoro condiviso con: Marina Cuollo, Chiara Bersani e Elia Covolan – Al.Di.Qua. Artists, Fabio Fornasari – Unione Ciechi di Bologna, Valeria La Corte – Associazione Fedora, Adama Sanneh – Moleskine Foundation, Gabe Silvan Nero – Fondazione Diversity, Francesco Ferreri – Espressy, Gaja Ikeagwana – Milano Mediterranea, Fabio di Girolamo e Licia Ciocca – Fondazione BPM, Ass. Francesca Gisotti – Municipio 6, Ass. Gaia Romani – Assessora ai Servizi Civici e Generali e alla Partecipazione – Comune di Milano. Zoe Romano ha coordinato le attività.
Crediti: BASE Milano, Giulia Ficarazzo @toskagiuls
VIDEO
Il ruolo critico dell’intellettuale
Chi visiterà La negazione della forma. Arnaldo Pomodoro tra minimalismo e controcultura, mostra in corso fino al 19 maggio 2024 alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, vedrà anche molti inediti provenienti dall’Archivio dell’artista, come dei film sperimentali girati, alla fine degli anni Sessanta, da alcuni suoi studenti dell’University of California dove l’artista era stato visiting professor per un semestre. L’artista spingeva i suoi studenti a interrogarsi sul “senso e sul ruolo dell’intellettuale e dell’artista” nella società dell’epoca e su come un artista dovesse essere “coinvolto e attivo nel contesto sociale nel quale si trova a vivere”. Non stupisce dunque che tra le varie produzioni realizzate con gli studenti ci sia anche questo film, dal titolo Nixon, che ha chiaramente per soggetto il Presidente eletto nel 1968. Un montaggio ironico dove la propaganda presidenziale viene accostata alla locandina di Godzilla, a immagini di protesta e contestazione, a primi piani di giovani di diverse etnie.
Crediti immagine: OPEN STUDIO #2. La negazione della forma. Arnaldo Pomodoro tra minimalismo e controcultura Installation view @ Fondazione Arnaldo Pomodoro Foto Carlos&Dario Tettamanzi. Courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro
La musica e la danza come ispirazione
I Beatles e gli Who, il rock e il blues inglese, i primi concerti, le band in cui suonavano i fratelli, la danza come espressione liberatoria e vitale: in questa intervista Lorenzo Mattotti, protagonista fino al 28 gennaio al Museo Santa Giulia di Brescia, della mostra Storie, Ritmi, Movimenti, prodotta da Fondazione Brescia Musei, parla del suo rapporto con musica e danza, temi capaci più di altri di trasmettere la gioia e l’energia vitale nel suo lavoro. Oltre 250 opere dell’artista – il cui lo stile dinamico e ritmato è capace di raccontare tutto lo spettro delle emozioni, infrangendo le barriere tra generi – sono protagoniste della mostra a cura di Melania Gazzotti, che illustra lo sviluppo del suo stile inconfondibile, partendo dalle prime prove degli anni Settanta fino alle celeberrime copertine di The New Yorker, le collaborazioni con Lou Reed, con registi come Antonioni, Soderberg e Wong Kar-wai e l’Opera de Paris.
Crediti immagine: Manifesto per Torinodanza Festival, Torino 2002. Matite e pastelli su carta. 33×50 cm. Collezione dell’artista
EXTRA
Imprese culturali responsabili
Giovedì 18 gennaio alle 18.30 con la tavola rotonda Responsabilità sociale e culturale d’impresa, organizzata da Triennale Milano in collaborazione con Associazione Arte Continua e Doppiozero, si parlerà della necessità di promuovere l’arte pubblica internazionale per migliorare la vita negli spazi urbani più svantaggiati. La collaborazione è incentrata attraverso il non profit tra figure del mondo della finanza, dell’impresa e della pubblica amministrazione, che portano avanti un’azione sistematica di investimento in cultura e in particolare in Arte Contemporanea di livello internazionale sia all’interno dell’azienda che nel territorio. Insieme a Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, e Mario Cristiani, Presidente di Associazione Arte Continua, intervengono Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici e Direttore di Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, Michele Crisostomo, avvocato e già Presidente Enel, Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione Rovati, Francesca Lavazza, Board Member Lavazza Group e Presidente di Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Partecipa anche tu, registrandoti qui.
Crediti: Veduta dell’installazione Lucio Fontana / Antony Gormley, Negozio Olivetti, Venezia, 2022, foto Ela Bialkowska, OKNO STUDIO
Ispirati da Jacovitti
Sabato 20 gennaio alle ore 15.30, in occasione della mostra TUTTE LE FOLLIE DI JAC! in corso al MACTE Museo d’arte contemporanea di Termoli, il pubblico potrà prendere parte a un laboratorio di fumetto tenuto dalla fumettista e docente della Scuola internazionale di Comics di Pescara Alessia Fattore. Il laboratorio, dedicato a chi abbia compiuto almeno 16 anni e abbia una minima capacità disegnativa, parte dalla visita alla mostra di Jacovitti e dalla presentazione di alcuni lavori della Fattore che poi guiderà i partecipanti a ideare e realizzare una striscia di fumetto. Se siete interessati al disegno e/o alla scrittura e volete passare un sabato alternativo, prenotatevi scrivendo a info@fondazionemacte.com o telefonando al numero 0875808025.
Quanto piace Rubens a Palazzo Te?
L’anno nuovo si è aperto superando i 90.000 visitatori che, con una media di più di mille al giorno, da ottobre hanno varcato le soglie di Palazzo Te a Mantova per visitare la mostra Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà a cura di Raffaella Morselli in collaborazione con Cecilia Paolini. È stato proprio il successo ottenuto dall’esposizione – parte del progetto Rubens! La nascita di una pittura europea – a portare l’istituzione mantovana ad annunciarne la proroga fino al 28 gennaio 2024, resa possibile anche grazie alla collaborazione e alla fiducia delle tante realtà museali internazionali coinvolte. C’è tempo, dunque, fino a fine mese per visitare la mostra che attraverso 52 opere, di cui 17 di Rubens, provenienti da prestigiosi musei internazionali, crea una rispondenza tra le opere del Maestro e i motivi decorativi e iconografici del palazzo, aggiungendo un tassello all’analisi dell’opera di un archetipo assoluto del Barocco che, mescolando Rinascimento e Mito, elabora un nuovo linguaggio figurativo né fiammingo né italiano ma, come afferma la curatrice, fiammingaliano o italianingo.