Le temperature record nei giorni della merla sconvolgono la natura dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati isac Cnr che evidenzia come con i cambiamenti climatici vengano smentiti addirittura gli antichi proverbi sui giorni della merla.
E’ infatti saltata la tradizione dei giorni della merla (29-30-31 di gennaio) che secondo la leggenda – ricorda Coldiretti – sono i più freddi di tutto l’anno e sembra prendano il nome da una merla bianca che si rifugiò dentro un camino proprio per sfuggire al gelo. Dopo tre giorni uscì dal comignolo, completamente nera. Da allora tutti i merli sono neri.
Una anomalia che – sottolinea la Coldiretti – preoccupa anche per la siccità con la scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica e una situazione di stress idrico che cresce ma mano che si scende verso Sud con apice nelle isole, che non è certo normale nel mese di gennaio. Negli invasi della regione Sardegna il primo gennaio c’era 1/5 di acqua in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre in quelli della Sicilia a gennaio 2024 sono inferiori di ben 63 milioni di metri cubi (-13%) rispetto all’anno precedente secondo le analisi Coldiretti sui dati dei Dipartimenti Idrografici Regionali. Per la scarsità di pioggia – precisa la Coldiretti – c’è carenza di fieno nei pascoli e difficoltà allo sviluppo ortaggi ma sono segnalate difficoltà per le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua.
Le alte temperature – continua la Coldiretti – mandano la natura in tilt e favoriscono in tutte le piante il risveglio anticipato anche con fioriture fuori stagione, come per le mimose in anticipo di un mese rispetto alla data dell’8 marzo, con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti. Ma con il caldo – aggiunge la Coldiretti – le popolazioni di insetti dannosi per le colture sopravvivono per attaccare successivamente i raccolti nella prossima primavera.
L’inizio del 2024 conferma la tendenza al surriscaldamento anche in Italia dove lo scorso anno è stato il più bollente mai registrato facendo registrare lungo la Penisola una temperatura secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr che rilevano le temperature dal 1800. La classifica degli anni più roventi da oltre due secoli si concentra infatti nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2023, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni Coldiretti.
Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal freddo al caldo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dal maltempo e dalla siccità che hanno superato i 6 miliardi di euro lo scorso anno.