Prato è la città italiana con il maggior numero di cittadini immigrati; Prato ha oggi 196.000 abitanti, di questi oltre 49.000 sono immigrati, si tratta ovviamente di dati ufficiali cui certamente occorre aggiungere gli irregolari. Un pratese su quattro ha provenienza da altri paesi e, nonostante il tasso annuo si sia attenuato, l’immigrazione è destinata a continuare.
Si tratta di una popolazione con un’età media notevolmente inferiore rispetto a quella dei pratesi da più generazioni, famiglie che in genere hanno un maggior numero di figli, anche se negli ultimi anni sono andati diminuendo.
Come negli anni dal 1950 al 1970, gli immigrati sono diventati una risorsa per l’economia locale, rimpiazzando gli italiani nei lavori meno graditi, oggi essi sono la maggioranza nella posizione di operai, mentre i pratesi lavorano soprattutto nel terziario e nelle posizioni impiegatizie.
I figli degli immigrati sono una presenza ancora maggiore nelle scuole. Nelle elementari sono 3.076 su 8.672, pari al 35,5%, alla Guasti sono oltre il 70%, alla Mascagni addirittura l’81%. Nelle medie inferiori sono 2.122 su 5.909, pari al 35,9%, con punte dell’83% alla Mazzei e del 62% alla Buricchi.
Alle superiori le presenze scendono: gli studenti stranieri scendono a 2.685 su 12.169, pari al 22% (ma sono il 32% negli istituti professionali) per effetto degli inserimenti al lavoro più precoci, ma sono numeri destinati a crescere.
A parte delle problematiche scolastiche connesse a queste presenze e, soprattutto, degli inserimenti di studenti di più recente immigrazione, a cominciare dalla conoscenza della lingua e dal retroterra culturale delle famiglie di origine, si tratta di 7.883 studenti che nel loro percorso acquisiscono la cultura del nostro paese, spesso molto distante da quella della famiglia.
Si tratta di giovani italiani a tutti gli effetti, con i pregi e i difetti di qualsiasi altro giovane del nostro paese o, se preferite della nostra Prato, con valori, conoscenze e atteggiamenti simili, che li portano spesso a dimenticare il loro paese di origine e a porsi in contrasto con i genitori, rimasti legati a tradizioni e storie diverse.
Si tratta di un percorso che non può essere ignorato, non riconoscerlo è una vera ipocrisia ideologica che li condanna a rimanere in un limbo in cui non si riconoscono: italiani per cultura ma stranieri per provenienza.
Prato ha bisogno di una legge che metta fine a questa assurdità e, se i tempi per lo ius soli, a causa di una classe politica miope e affaccendata in ben altri interessi, non sono maturi, ben venga lo ius scholae . Scrivere nuove regole e attuare politiche efficaci in grado di garantire inclusione scolastica e culturale, ridurre il più possibile il divario educativo di ragazzi con background migratorio è da anni uno degli obiettivi su cui si sono impegnate anche a Prato le istituzioni. Occorre adesso fare fronte comune per una svolta importante, per questo chiamiamo ad un impegno le forze politiche, il sindacato, le istituzioni e l’associazionismo diffuso presente in città per far sentire la voce di Prato multietnica. Perché questo dibattito sulla cittadinanza in atto a livello nazionale non si spenga in un niente di fatto. Prato non può fare a meno degli immigrati e una seria politica di immigrazione così come non può prescindere dalla legalità e dai diritti nell’ambito del lavoro non puo’ scordarsi di dare pari opportunità e riconoscere diritti a tutti i colori dei nostri ragazzi . Farli uscire da quel limbo è una sfida e una scommessa da giocare fino in fondo per costruire nuove strade per lo sviluppo e anche una nuova classe dirigente rappresentativa dell’intero tessuto sociale.
p. Sinistra civica ecologista Prato
Sabrina Nieri e Marco Romagnoli