Scarti delle confezioni, cernita e traffico di stracci e abiti senza rispettare le regole, rifiuti tessili trattati nel modo sbagliato. I casi non mancano ma non sono venuti meno i controlli e le aziende che si sono messe in regola.
È l’Arpat a comunicare i dati. Non ci sono soltanto quelli “dell’attività sviluppata, a partire dallo scorso maggio, in relazione al progetto speciale, voluto dal Presidente della Regione Enrico Rossi, per il potenziamento dei controlli ambientali e sanitari finalizzati a contrastare l’insorgere di un’economia illegale in alcuni settori produttivi della Toscana”. L’agenzia per la tutela dell’ambiente comunica di aver concentrato l’attenzione “sul settore delle tintorie, rifinizioni e stamperie e poi dei gruccifici a conduzione cinese nel territorio pratese” ma anche per quanto riguarda “i rifiuti tessili e gli indumenti usati”.
“Il distretto pratese storicamente ha utilizzato scarti tessili delle lavorazioni pratesi, ma anche capi di abbigliamento usati provenienti da tutti i paesi del mondo. Tale attività di recupero è stata resa possibile in quanto l’industria meccanica tessile del distretto ha elaborato macchinari sempre più all’avanguardia per il riciclo di tali prodotti”, precisa l’agenzia. E “il distretto resta ad oggi un centro nevralgico per l’import e l’export degli indumenti usati oltre ad essere caratterizzato dalla produzione di enormi quantitativi di ritagli da confezioni”.
La nota indica, tra ricostruzione storica e attualità dei controlli, gli illeciti ambientali sui quali Arpat sta operando e “per i quali sono stati registrati illeciti penali ed amministrativi, oltre a numerosi sequestri”.
“Si parte dalla produzione di scarti da confezioni, la cui gestione risulta quasi esclusivamente caratterizzata dalla comunità cinese, con tutte le problematiche sulla loro assimilazione agli urbani rispetto ad una più puntuale gestione come rifiuti speciali non pericolosi. In tal senso si assiste all’abbandono di tali rifiuti lungo le strade e in corrispondenza dei cassonetti per la raccolta degli urbani.
Da una serie di controlli Arpat si registrano altre tipologie di illeciti, in quanto la stessa comunità cinese ha iniziato a dedicarsi, di propria iniziativa, alla raccolta di tali ritagli fino ad una gestione finalizzata all’esportazione verso la Cina stessa.
Attenzione anche alla gestione dell’import ed export di indumenti usati è caratterizzata dalla presenza di numerose aziende italiane che gestiscono la filiera della raccolta degli indumenti usati che pervengono attraverso sacchetti, big-bag in container provenienti da tutte le parti del mondo (India, nord Europa, Stati Uniti, Canada).
Nella gestione degli indumenti usati, nella maggior parte dei casi, sono state accertate una serie di irregolarità come ad esempio la mancanza di cernita, igienizzazione e rispetto parametri microbiologici.
Tali irregolarità sono state evidenziate anche sotto il profilo formale come ad esempio la mancanza di autorizzazioni e di tutti gli adempimenti alla gestione dei rifiuti. In particolare, trattandosi di spedizioni transfrontaliere, la normativa prevede l’attivazione di una procedura di notifica tra le autorità competenti dei diversi paesi. In questo ambito è risultata importante la collaborazione con altri soggetti istituzionali (Agenzia delle Dogane e Corpo Forestale dello Stato) con il coordinamento nazionale della Magistratura inquirente.
A seguito dei controlli effettuati (13 aziende controllate) dai primi mesi dell’anno corrente è da rilevare un importante risultato, più precisamente è stato avviato da parte delle ditte la procedura di notifica, pratica quasi mai attivata in precedenza, con la quale le ditte pratesi hanno regolarizzato la loro posizione nella gestione transfrontaliera anche sotto il profilo fideiussorio come richiesto dalla normativa.
La Provincia di Prato, in collaborazione con le ditte di import/export rifiuti, dopo un primo periodo di rodaggio ha standardizzato e semplificato tale procedura ad oggi accettata senza particolari difficoltà. Si contano in pochi mesi il rilascio di circa 30 procedure di notifica per la spedizione transfrontaliera”.