La bellezza pensosa di dame in abiti rinascimentali, il gelido fascino delle rovine, una natura grandiosa ma silenziosa, l’anticipazione delle atmosfere simboliste. Questo e altro ancora ha rappresentato la pittura preraffaellita, alla quale rende omaggio la splendida Preraffaelliti. L’utopia della bellezza, che la città di Torino
ospita fino a luglio.
La mostra è stata articolata, dalla curatrice Alison Smith della Tate Britain, in sette sezioni, La Storia, La Religione, Il Paesaggio, La vita moderna, La Poesia, La Bellezza, Il Simbolismo, cogliendo in tal modo tutto l’arco tematico dell’avventura della Confraternita. Così John Everett Millais, Dante Gabriele Rossetti, e William Holman Hunt, i tre artisti fondatori, chiamarono il loro cenacolo, rivestendolo di un’aura misteriosa, vagamente cospiratoria, che i loro scopi si prefiggevano, ovvero cambiare radicalmente la società attraverso l’arte, secondo i dettami e gli dieali del primo Rinascimento – anteriore appunto a Raffaello -, cui Oscar Wilde farà preciso riferimento ne Il ritratto di Dorian Gray. All’Urbinate, questi pittori contestavano di “aver corrotta l’arte esaltando l’idealizzazione della natura e il sacrificio della realtà, in nome della bellezza”, aprendo di fatto la strada all’accademismo.
La Confraternita nacque nel 1848, con l’Inghilterra attraversata dal vortice della Seconda Rivoluzione Industriale, foriera di profondi cambiamenti negli usi e nei costumi quotidiani, ma anche di un ripensamento del ruolo dell’artista nella nuova società che si stava formando. Artista che invece, a loro dire, avrebbe dovuto mantenere quel ruolo di coscienza critica della società, e allo stesso tempo depositario dei valori, anche intellettuali, del passato. Lear, Ofelia, Cordelia, Claudio e Isabella; i Preraffaelliti rendono omaggio alla storia, al limite del leggendario, dell’Antica Albione, citando, al contempo, le atmosfere, fra epico ed esistenziale, cantate da William Shakespeare, autore capace di anticipare atmosfere decadenti, e che, nelle sue opere teatrali ha sfoggiate qualità di attenta prosa stilistica densa di particolari, dagli abiti dei personaggi, alle atmosfere, alle architetture. Che l’eleganza sia questione di dettagli, è assunto innegabile, così come innegabile è il fatto che da tali dettagli scaturisca la Bellezza, quella con l’iniziale maiuscola, quella dei poeti e dei sognatori. Per questa sua caudictà, la Bellezza è un attimo che soltanto lo sguardo può catturare. Eppure, i Preraffaelliti riescono nel “miracolo” di eternarla, adornandola con tutta una serie di concettualità legate alle istanze sociali, alla storia, all’insofferenza nei confronti della morale borghese. E un’apposita sezione della mostra omaggia questo sentire con le affascinanti dame di Dante Gabriele Rossetti, quali Monna Vanna, Monna Pomona, Aurelia, Proserpina. Donne accomunate da una bellezza ridondante d’eleganza, non priva di drammaticità che si desume dai loro sguardi pensosi. Donne diafane e sensuali insieme, che si riallacciano alla Gioconda, intensificando però la presenza iconografica, ovvero apportando drammatica carnalità alla serenità rinascimentale leonardesca.
Una mostra che si apre con la splendida e suggestiva Ofelia di John Everett Millais, sorpresa nell’abbandono della morte. Un abbandono tuttavia sereno, che fa pensare ai toccanti versi di Shelley per l’Adonaïs, dove la morte altro non è che il risvegliarsi da quel sogno chiamato vita. Il corpo della giovane dama giace abbandonato nello stagno, dove si specchia una lievemente inquietante vegetazione dipinta di un verde brillante, che contrasta con le ombre della fitta boscaglia in secondo piano. La mortale bellezza di Ofelia, è impreziosita dall’eleganza dell’abito di broccato, di cui Millais riproduce con maestria le decorazioni argentate. L’omaggio al Grande Bardo lo offre Henry Wallis, che ne La stanza in cui nacque Shakespeare, mostra le umili, dignitose origini del poeta, con particolari quali l’assito del pavimento, l’ampia stanza spoglia di mobili se non poche sedie e uno scrittoio, ingombri di volumi e pergamene.
Ma ad attrarre i Preraffaelliti non erano soltanto questioni di talento letterario; anche lo stile di vita, gl’ideali, l’afflato rivoluzionario, erano motivi d’interesse. Particolare ammirazione suscitava in loro il poeta Thomas Chatterton, suicidatosi con l’arsenico ad appena 18 anni, nel 1770. Fra i primissimi “geni maledetti”, fu considerato anche dai Romantici un personaggio di culto, ma interessò i Preraffaelliti per i suoi componimenti poetici che si rifacevano agli autori medievali. Atmosfere claustrali, epiche e tragiche insieme, che affascinarono la Confraternita molto più che i contemporanei; Chatterton non conobbe il successo in vita, e la decisione di suicidarsi fu presa a seguito delle amarezze patite. Wallis, nella tela Chatterton, lo ritrae subito dopo l’assunzione del veleno, disteso sul letto, con i calzoni azzurri che contrastano con il pallore livido del volto, la mano destra abbandonata sull’assito. Dalla finestra aperta, s’intravede il panorama di Londra, e si distingue la cupola della Cattedrale di St. Paul.
Ma al recupero delle radici dell’antichità inglese, con il suo patrimonio di poeti e leggende, l’arte preraffaellita affianca anche un sentire sociale vicino al Cartismo, un movimento popolare nato nel 1836, e che trovava il suo fondamento nella People’s Charter, programma di riforma del sistema elettorale che aveva, fra i suoi punti, il suffragio universale maschile, l’elezione annuale del parlamento e l’abolizione del censo per l’elettorato passivo, oltre a una riforma del sistema delle pesanti condizioni di lavoro operaie. Il documento venne presentato alla Camera dei Comuni nel 1838 e nel 1842, e il mancato accoglimento dette luogo a dimostrazioni che sfociarono in violenze; il movimento, anche se a fasi alterne, tenne in scacco il Paese, fino all’accoglimento pressoché completo delle sue richieste, nel 1872. La vicinanza “ideologica” dei Preraffaelliti ai Cartisti, si spiega con l’anelito dei primi verso una pittura più vera, capace di esprimere quelle istanze etiche e sociali manifestate dal popolo, e che la corrotta civiltà industriale aveva lasciate da parte. Una tematica che trova riscontro nella sezione dedicata alla società inglese a loro contemporanea, dove spicca il suggestivo Risveglio di Coscienza, di Ford Madox Brown, il quale pur non essendo membro effettivo della Confraternita, influì in modo significativo sullo stile del gruppo, ed è oggi presente in mostra.
Innovativo fu anche l’approccio al paesaggio, non più inteso come una visione d’insieme, ma come un insieme di particolari, che dona un rinnovato realismo non privo di tensione, alla natura. In questo senso, La caccia, di William Davis, presenta la brughiera inglese deserta – della quale quasi si avverte il profondo silenzio -, e un capriolo appena ucciso in primo piano dal cacciatore a sinistra. Suggestiva l’atmosfera di Campo di fieno, di Ford Madox Brown, una scena campestre in notturna, con i contadini che ammontano il fieno sotto una pensosa luna piena, e un pittore, presumibilmente lo stesso Brown, che osserva la scena sdraiato ai piedi di un covone.
Ma il culto del passato, delle atmosfere su cui aleggia un senso di morte, il culto delle rovine, delle atmosfere silenziose e sottilmente sofferenti, influenzeranno profondamente la successiva corrente Simbolista, e la sezione di chiusura della mostra documenta la tarda maturità di Edward Burne-Jones, nel cui stile la linea, il colore, l’espressione tendono all’ideale e al fantastico.
Una mostra che nelle sue sezioni riassume con efficacia la parabola della pittura preraffaellita, e attraverso la suggestiva illuminazione soffusa delle sale, suggerisce il clima quasi cospiratorio, di leggenda e vaga trasgressione che caratterizzò la Confraternita. Di essa non sopravvivono soltanto le opere, ma anche i personaggi, nel senso che il loro stile estetico ha influenzata buona parte della cultura, alternativa e non, dell’ultimo quarto del Novecento; dalla moda di Lagerfeld e Galliano, alla musica dei Cure e dei Joy Division. Ma questa è un’altra storia.
Tutte le informazioni su orari e biglietti, al sito www.mostrapreraffaelliti.it.