Nasce la ghigliottina

Molti eventi famosi sono successi il 15 aprile

Una esecuzione tramite ghigliottina in Place de la Revolution, in un dipinto di Pierre Antoine Demarchy, del 1807
  • Nel 1792 a Parigi viene collaudata per l’uso la ghigliottina, utilizzando dei cadaveri. Inventata in Francia nel XVIII secolo, la ghigliottina è un dispositivo utilizzato per la decapitazione degli individui condannati alla pena di morte. Essa prende il nome dal medico e politico rivoluzionario francese Joseph-Ignace Guillotin il quale, tuttavia, non ne fu l’inventore ma solo il capofila dei deputati che proposero dal 9 ottobre 1789 all’Assemblea nazionale l’adozione di uno strumento di esecuzione la quale fosse uniforme per tutti i condannati e garantisse una morte immediata e senza sofferenze. La ghigliottina consiste infatti, essenzialmente, di una pesante lama di metallo lasciata cadere lungo un percorso obbligato da un’altezza di poco più di 2 m sul collo del condannato, il quale veniva così reciso di netto evitando agonie legate alle esecuzioni a fil di spada che non di rado potevano richiedere più colpi a causa della poca destrezza dell’esecutore prolungando così notevolmente le sofferenze della vittima. L’uso di macchine analoghe alla ghigliottina precedenti alla versione di Guillotin è arrivata a noi in vario modo. Una stampa del 1307 conservata al British Museum che raffigura la morte per decapitazione, appunto, in Irlanda, di un certo Murdoc Ballag. In Inghilterra era in funzione una macchina simile chiamata patibolo di Halifax, mentre in Scozia ne era in vigore una già dalla metà del ‘500 chiamata Scottish maiden («pulzella scozzese»). In Germania e in Italia, sempre nel Cinquecento, si usava dare la morte per decapitazione. In Italia, il marchingegno utilizzato portava il nome comune di “mannaia” (o “mannaja”) e restò in uso, nella Roma pontificia, sino alla conquista della città da parte del Regno d’Italia nel 1870. La mannaia romana era una macchina molto simile alla ghigliottina francese, ma dotata di lama a forma di mezzaluna anziché obliqua. La proposta di Guillotin e dei suoi colleghi, sebbene datata al 1791, non ebbe immediato seguito e dovette attendere l’anno successivo per tornare a essere presa in considerazione. L’iniziale mancato appoggio dell’assemblea fu dovuto all’ilarità suscitata nei membri dalla presentazione di Guillotin, il quale nel descrivere il progetto usò espressioni come: “Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite” e “La lama cade, la testa è tagliata in un batter d’occhio, l’uomo non è più. Appena percepisce un rapido soffio d’aria fresca sulla nuca“. Queste frasi suscitarono una reazione ben poco favorevole al progetto, i membri dell’assemblea infatti scoppiarono a ridere e il progetto della ghigliottina fu perciò temporaneamente abbandonato, per essere ripreso solo nel 1791 nel contesto di una discussione sul codice penale riguardante le modalità di esecuzione della pena di morte. La ghigliottina fu infine fu posta in opera il 25 aprile 1792, con l’esecuzione di Nicolas Pelletier, condannato per omicidio e furto. Le cronache riportano la grande delusione della folla accorsa numerosa che, a causa della rapidità dello strumento, non ebbe letteralmente il tempo di vedere alcunché dello “spettacolo”. il vero artefice dello strumento, Tobias Schmidt, tentò invano di farsene riconoscere la paternità: egli infatti presentò un’istanza per brevettare la macchina assicurandosi così la commessa per tutte le repliche che avrebbero dovuto essere inviate negli altri 83 dipartimenti in cui era diviso amministrativamente il regno di Francia. La domanda fu sdegnosamente rifiutata dal ministero degli interni il 24 luglio 1792, con la motivazione che la Francia non era ancora giunta a un tale livello di barbarie e che non era concepibile il brevetto di un meccanismo che non avrebbe potuto avere legalmente altro destinatario che lo Stato. Dopo la rivoluzione francese la ghigliottina diventa un prodotto “da esportazione”: molti furono i governi che adottarono questa macchina per la pena di morte. Fra gli altri si annoverano Cina, Algeria, Madagascar, Principato di Monaco e quasi tutta l’Europa, incluso lo Stato Pontificio, la cui figura del boia Mastro Titta al servizio del Papa diverrà elemento di folklore. L’ultimo uso pubblico in Francia risale al 1939, fuori dalla prigione Saint-Pierre a Versailles, quando venne utilizzata per l’esecuzione di Eugen Weidmann, un assassino decapitato davanti a una grande folla la mattina del 17 giugno. I mezzi di comunicazione dell’epoca ripresero morbosamente l’evento, il che indusse il governo a decidere di spostare le esecuzioni in carcere, lontano dal pubblico. La pena capitale, e quindi l’uso della ghigliottina, fu abolita in Francia il 9 ottobre 1981, su iniziativa di Robert Badinter, ministro della Giustizia nei primi anni della presidenza di François Mitterrand. Tra i condannati più celebri che furono vittima della ghigliottina ricordiamo:
  • 21 gennaio 1793: Luigi XVI, Re di Francia;
  • 16 ottobre 1793: Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, Regina di Francia;
  • 3 novembre 1793: Olympe de Gouges, drammaturga e giornalista. fu ghigliottinata perché si era opposta all’esecuzione di Luigi XVI e aveva osato attaccare Robespierre.
  • 8 novembre 1793: Manon Roland che, sul patibolo, rivolse alla statua rappresentante la Libertà, collocata in Place de la Révolution al posto della statua equestre di Luigi XIV di Francia, la famosa frase: “O Libertà, quanti crimini vengono commessi nel tuo nome!”
  • 5 aprile 1794: Georges Jacques Danton e Camille Desmoulins
  • 8 maggio 1794: Antoine Lavoisier, padre della chimica moderna
  • 17 luglio 1794: le 16 Beate Carmelitane di Compiègne
  • 25 luglio 1794: André Chénier, poeta
  • 28 luglio 1794 (10 termidoro anno II): Maximilien Robespierre e Louis Saint-Just
  • 13 marzo 1858: Felice Orsini, patriota e scrittore italiano
  • 15 agosto 1894: Giulio Martinelli, anarchico italiano
  • 16 agosto 1894 Sante Caserio, anarchico italiano
  • 25 febbraio 1922: Henri Landru, assassino di dieci donne e di un ragazzo
  • 10 gennaio 1934: Marinus van der Lubbe, confessò sotto tortura di essere il responsabile dell’incendio del Reichstag, il parlamento tedesco; condannato a morte per alto tradimento nella Germania nazista
  • 17 giugno 1939: Eugen Weidmann, assassino di sei persone (ultima esecuzione pubblica in Francia)
  • 22 febbraio 1943: i fratelli Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst (membri della organizzazione di resistenza anti-nazista Rosa Bianca), condannati a morte per tradimento nella Germania nazista
  • 20 maggio 1954: Ernst Jennrich, operaio della Repubblica Democratica Tedesca, condannato in seguito ai Moti operai del 1953 nella Germania Est.
  • 28 luglio 1976: Christian Ranucci, ragazzo appena ventiduenne, per il rapimento e l’assassinio di una bambina di otto anni di origine spagnola, caso controverso che ancora oggi fa scalpore.
  • 10 settembre 1977: Hamida Djandoubi per sevizie e omicidio di una ragazza (ultima esecuzione capitale in Francia prima dell’abolizione)

Leonardo Panerati

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