Nel 1948 si svolgono in Italia le prime elezioni politiche per eleggere un Parlamento bicamerale dopo la fine della seconda guerra mondiale. Le elezioni, che furono in effetti le seconde in senso assoluto dopo la guerra, dopo quelle del 1946 per l’Assemblea Costituente, si tennero tramite il sistema di voto proporzionale introdotto con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946. Concepito per gestire le elezioni dell’Assemblea Costituente previste per il 2 giugno, il sistema fu poi recepito come normativa elettorale per la Camera dei deputati con la legge n. 6 del 20 gennaio 1948.
Per quanto riguarda il Senato della Repubblica, i criteri di elezione vennero stabiliti con la legge n. 29 del 6 febbraio 1948 che, rispetto a quella per la Camera, conteneva alcuni piccoli correttivi in senso maggioritario, pur mantenendosi anch’essa in un quadro largamente proporzionale. Nel 1947 il clima di collaborazione tra le forze politiche che aveva animato la costituente si interruppe bruscamente. In cambio degli aiuti economici americani infatti il presidente del consiglio dei ministri e leader della Democrazia Cristiana (DC) Alcide de Gasperi dovette formare un nuovo esecutivo escludendone socialisti e comunisti. Fu in questa atmosfera di nuovo scontro e contrapposizione tra le forze politiche che si tennero le elezioni del 1948.
Terminata l’esperienza al governo, e divenuto evidente che l’Italia guidata da Alcide De Gasperi puntava sull’Occidente e al Patto Atlantico, PCI e PSI decisero di fondare un’alleanza elettorale, presentando liste comuni: nacque così il Fronte Democratico Popolare. Durante il Congresso socialista del 18 gennaio 1948 tuttavia, Sandro Pertini sostenne che la lista unica socialcomunista fosse un errore, poiché il partito sarebbe diventato un vassallo del PCI: nella successiva votazione il Congresso socialista si pronunciò a favore del Fronte (con una maggioranza del 99,43%) e delle liste uniche con i comunisti (favorevole il 66,78%).
L’ala «destra» del PSI si unì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (nato dalla «scissione di Palazzo Barberini» nel 1947) a formare la lista Unità Socialista (su 115 deputati dell’Assemblea Costituente, 52 si schierarono con il PSLI), mentre liberali e qualunquisti si unirono nel Blocco Nazionale.
La Chiesa cattolica intervenne direttamente e pesantemente nella contesa a favore della DC, con l’istituzione dei Comitati Civici, fondati da Luigi Gedda (presidente dell’Azione Cattolica) su suggerimento di Papa Pio XII. La fede giocò in effetti un ruolo rilevante nella campagna elettorale e fu probabilmente un potente fattore di mobilitazione per i cattolici non interessati alla dialettica politica. La mobilitazione fu ingente: centinaia di migliaia furono i militanti che in ogni parte d’Italia organizzavano comizi, affiggevano manifesti (quelle del 1948 furono le prime elezioni in cui divenne rilevante il ruolo della propaganda cartellonistica), praticavano proselitismo convincendo casa per casa gli elettori indecisi. Per vastità della mobilitazione, numero di votanti e importanza della posta in gioco, le elezioni del 1948 hanno rappresentato un unicum nella storia delle consultazioni elettorali italiane.
La Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica. Questo straordinario successo rese il partito guidato da Alcide De Gasperi il punto di riferimento per l’elettorato anticomunista e il principale partito italiano per quasi cinquant’anni, fino al suo scioglimento nel 1994. Netta fu la sconfitta del Fronte Democratico Popolare, lista che comprendeva come ricordato sopra sia il Partito Comunista Italiano sia il Partito Socialista Italiano. Con circa il 30% dei voti il fronte della sinistra fu fortemente ridimensionato rispetto alle precedenti elezioni. Su questo dato influì pesantemente la scissione socialdemocratica avvenuta un anno prima e guidata da Giuseppe Saragat. Sull’altro fronte la destra, ancora divisa tra liberali, monarchici e i neonati missini, ottenne risultati minimi perdendo consensi rispetto alle precedenti elezioni.
Le elezioni generali del 1948 furono fortemente influenzate dalla Guerra Fredda in corso con l’Unione Sovietica contro Stati Uniti e Gran Bretagna. Dopo la sua sconfitta alle elezioni, il 22 aprile il leader comunista Togliatti ha dichiarato che: “Le elezioni non erano libere …. È stato utilizzato un brutale intervento straniero consistente in una minaccia di far morire di fame il paese negando gli aiuti ERP se avesse votato per il Fronte Democratico. .. La minaccia di usare la bomba atomica contro città o regioni ” che hanno votato a favore del comunismo. La radio Voice of America del governo degli Stati Uniti iniziò a trasmettere una campagna anticomunista per l’Italia il 24 marzo 1948. La US Central Intelligence Agency (CIA), per sua stessa ammissione, ha donato 1 milione di dollari (pari a 10.640.000 dollari nel 2019) a quelli che chiamavano “partiti di centro” ed è stata accusata di pubblicare lettere contraffatte per screditare i leader del Partito Comunista. Il National Security Act del 1947, che rese possibili operazioni segrete straniere, era stato firmato in legge circa sei mesi prima dal presidente americano Harry S. Truman.
“Avevamo sacchi di denaro che abbiamo consegnato a politici selezionati, per sostenere le loro spese politiche, le spese per la campagna, per i manifesti, per gli opuscoli“, secondo l’agente della CIA F. Mark Wyatt.
Per influenzare le elezioni, le agenzie statunitensi hanno intrapreso una campagna di scrittura di dieci milioni di lettere, hanno utilizzato numerose trasmissioni radiofoniche a onde corte e finanziato la pubblicazione di libri e articoli, il che nelle loro intenzioni doveva mettere in guardia gli italiani su quelle che si credeva fossero le conseguenze di una vittoria comunista. Nel complesso, gli Stati Uniti hanno incanalato da 10 milioni a 20 milioni di dollari dell’epoca (equivalenti a 106 milioni di dollari del 2019) nel paese per scopi specificamente anti-PCI. La CIA ha anche fatto uso di altre fonti di finanziamento per interferire nelle elezioni: milioni di dollari dall’amministrazione per la cooperazione economica affiliata al Piano Marshall e più di 10 milioni di dollari in denaro nazista catturato furono indirizzati verso propaganda anti comunista.
Il governo irlandese, motivato dal devoto cattolicesimo del paese, ha anch’esso interferito nelle elezioni con l’equivalente moderno di 2 milioni di euro attraverso l’ambasciata irlandese in Vaticano, che poi lo ha distribuito ai politici cattolici. Joseph Walshe, l’ambasciatore in Vaticano, aveva suggerito in privato di finanziare segretamente l’Azione Cattolica.
La CIA afferma che il PCI era stato finanziato dall’Unione Sovietica. Sebbene i numeri siano controversi, ci sono prove di alcuni aiuti finanziari, descritti come occasionali e modesti, dal Cremlino. Il funzionario del PCI Pietro Secchia e Stalin hanno discusso del sostegno finanziario. Secondo l’ex agente della CIA Mark Wyatt, “Il Partito Comunista d’Italia è stato finanziato … da neri sacchi di denaro direttamente dal complesso sovietico a Roma; e i servizi italiani ne erano consapevoli. Con l’avvicinarsi delle elezioni, gli importi sono cresciuti , e le stime [sono] che da 8 a 10 milioni di dollari al mese andassero effettivamente nelle casse del comunismo. Non necessariamente completamente al partito: il signor Di Vittorio e il sindacato erano potenti, e certamente molto gli è arrivato “.
L’importanza delle elezioni del 1948 fu enorme, in quanto queste fissarono per lungo tempo alcuni capisaldi della Repubblica italiana: il pluralismo polarizzato che prevedeva una DC sempre vincente; l‘esclusione dei comunisti da ogni esecutivo; l‘adesione dell’Italia al blocco occidentale; la forte appartenenza ideologica; la presenza di forti partiti di massa; l’adesione a due concezioni della società oltre che a dei meri partiti politici; la bassa mobilità elettorale; il sistema elettorale proporzionale puro; una mappa geopolitica che vedeva le sinistre forti nel Centro-Nord, la DC nel Triveneto e le destre al Sud; la contrapposizione comunismo-anticomunismo; la trasformazione dell’avversario politico in nemico da delegittimare; l’influenza più o meno marcata delle gerarchie ecclesiastiche nella politica.
Immagine d’apertura: foto del periodo raffigurante cartelli elettorali dell’epoca che invitano a votare il partito comunista
Bibliografia e fonti varie
- Archivio Storico delle Elezioni – Camera del 18 aprile 1948, in Ministero dell’interno.
- Calendario delle elezioni, in La Stampa, 17 aprile 1948.
- Edoardo Novelli, Le elezioni del Quarantotto. Storia, strategie e immagini della prima campagna elettorale repubblicana, Roma, Donzelli, 2008.
- EUROPE – ITALY: MEASURES PROPOSED TO DEFEAT COMMUNISM IN ITALY | CIA FOIA (foia.cia.gov), su www.cia.gov. URL consultato il 18 febbraio 2019.
- CONSEQUENCES OF COMMUNIST ACCESSION TO POWER IN ITALY BY LEGAL MEANS, su www.cia.gov.
- CIA memorandum to the Forty Committee (National Security Council), presented to the Select Committee on Intelligence, United States House of Representatives (the Pike Committee) during closed hearings held in 1975. The bulk of the committee’s report that contained the memorandum was leaked to the press in February 1976 and first appeared in book form as CIA – The Pike Report (Nottingham, England, 1977). The memorandum appears on pp. 204-05 of this book.
- Brogi, Confronting America, pp. 101-110
- “Italian elections,” Facts on File April 18–April 24, 1948, p. 125G.
- “CNN Cold War Episode 3: Marshall Plan. Interview with F. Mark Wyatt, former CIA operative in Italy during the election”. CNN.com. 1998–1999.
- F. Mark Wyatt, 86, C.I.A. Officer, Is Dead, The New York Times, July 6, 2006
- Corke, Sarah-Jane (12 September 2007). US Covert Operations and Cold War Strategy: Truman, Secret Warfare and the CIA, 1945-53. Routledge. pp. 49–58. ISBN 9781134104130.
- https://www.irishtimes.com/news/politics/irish-state-secretly-intervened-in-italian-1948-general-election-1.2002970
- Pons, Silvio (2001), Stalin, Togliatti, and the Origins of the Cold War in Europe, Journal of Cold War Studies, Volume 3, Number 2, Spring 2001, pp. 3-27