Baia dei Porci

Ne 1961 fallisce l’attacco alla Baia dei porci a Cuba, attuato dagli USA come parte di un piano per tentare di rovesciare il regime di Fidel Castro sull’isola. Conosciuta in inglese come Bay of the Pigs Invasion e, tra i cubani, col nome spagnolo di invasión de Playa Girón o batalla de Girón, l’operazione, messa in atto dalla Central Intelligence Agency(CIA) degli Stati Uniti d’America e programmata dal direttore stesso della CIA Allen Welsh Dulles durante l’amministrazione Eisenhower, fu lanciata nell’aprile 1961, neanche tre mesi dopo l’insediamento di John Fitzgerald Kennedy alla Presidenza. Le forze armate cubane, equipaggiate e addestrate dalle nazioni filo-sovietiche del blocco orientale, sconfissero la forza d’invasione in tre giorni di combattimenti. La forza da sbarco principale prese terra in una spiaggia chiamata Playa Girón, motivo per cui nei paesi sudamericani il fatto è noto anche come “battaglia di Girón” o semplicemente “Playa Girón”. Il piano preparato dal 5412 Committee della CIA, il 16 marzo 1960, fu denominato “Programma per un’azione segreta contro il regime di Castro” (A Program of Covert Action against the Castro Regime) e in seguito chiamato “operazione Zapata“, dal nome geografico della zona da conquistare (Ciénaga de Zapata). L’operazione causò gravi danni d’immagine alla politica elettorale di Kennedy, detta della Nuova Frontiera, improntata su auspici di pace e libertà. I motivi dell’invasione erano sia politici che economici. Politicamente, l’invasione era causata dal fatto che Fidel Castro era favorevole a una aggregazione di stati centro e sud-americani, facendo temere all’amministrazione americana una democratizzazione operaia o contadina di tipo consiliare dell’America Latina. Gli statunitensi erano poi in piena azione definita di roll back, con la quale avviene il passaggio da una politica estera di contenimento, a una aggressiva volta a instaurare governi filo-occidentali, ed erano decisi a riportare l’isola sotto la sfera d’influenza statunitense. Economicamente, le motivazioni erano più estese, ma si riassumevano nella politica di nazionalizzazione del nuovo governo cubano la quale aveva danneggiato gli interessi di molte società statunitensi. Fra il 17 e il 20 aprile dieci piloti delle FAR cubane effettuarono settanta missioni, abbattendo nove bombardieri B-26 americani su sedici impiegati, affondando due navi da 5.000 tonnellate su sei impiegate e inoltre una nave comunicazioni, tre lance da sbarco d’equipaggiamento e cinque lance da sbarco truppa. L’operazione, nonostante i combattenti sbarcati avessero ricevuto un approfondito addestramento militare americano, un rilevante supporto logistico, fu un clamoroso insuccesso. I combattenti anticastristi ebbero circa 104 morti, mentre l’esercito cubano ebbe 157 morti, ma sotto i bombardamenti morirono molti civili. 26 combattenti riuscirono a ritirarsi e furono tratti in salvo sul sommergibile americano in condizioni pietose, essendo rimasti 5 giorni senza cibo e senza acqua. Circa 1.113 controrivoluzionari si arresero, furono arrestati, imprigionati e processati; furono trattati umanamente e venti mesi dopo, il 21 dicembre 1962, furono rilasciati in cambio di 53 milioni di dollari in alimenti per bambini e farmaci. Solo due di loro, che erano stati condannati in precedenza a Cuba per omicidio, furono trattenuti e condannati a trent’anni di prigione. Le conseguenze politiche del fallimento dell’invasione, oltre all’ovvio danno d’immagine per Kennedy e alla prosecuzione del governo castrista, furono un avvicinamento definitivo di Cuba all’URSS. La figura di Castro infatti si rinsaldò, legandosi ulteriormente a Mosca. Fidel Castro decise di dotarsi di missili difensivi in caso di futuri attacchi, decisione che, sfociando nella crisi dei missili sovietici installati a Cuba, come quelli che gli Stati Uniti l’anno precedente avevano installato in Turchia, avrebbe portato il mondo a un passo da una guerra nucleare. In cambio del ritiro dei missili, Chruščëv ottenne da Kennedy l’impegno formale a non attaccare militarmente l’isola di Cuba. Nonostante ciò Fidel Castro ha subito circa 260 attentati da parte della CIA, di terroristi, bombardamenti del territorio e attentati dinamitardi durante la stagione del terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba.

Leonardo Panerati

Please follow and like us: