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Alea iacta est

 a cura di Milovan Farronato

16 marzo – 29 aprile 2023

OPENING

Mercoledì 15 marzo, 19 – 21

Vistamare Milano – via Spontini 8

www.vistamare.com

Patrizio di Massimo, Caro Milovan, figlio delle stelle e della luna, figlio degli astri scuri che circondano la terra, il tuo sguardo cerca sempre più in là e non sa accontentarsi, il tuo destino è riletto e riletto ogni volta perché ti dobbiamo far compiere un gesto altro, che non ti aspetti, che noi sappiamo tu devi fare. Caro Milovan, tu svegliati dal torpore maleodorante delle insolite abitudini, svegliati dal rammarico e dalla cupidigia, svegliati ora perché il sogno è tuo amico, il sogno è tuo fratello, il sogno è tuo, per sempre sempre sempre, 2023, olio su lino, 41 x 33 cm (44 x 37 cm circa incorniciato). Ph. Eleonora Agostini, Courtesy of the artist and Vistamare, Milano / PescaraVistamare è lieta di presentare dal 16 marzo al 29 aprile 2023 Alea iacta est, una mostra collettiva a cura di Milovan Farronato. Per il suo rientro in Italia, Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici hanno invitato il curatore a raccontare l’esperienza degli anni londinesi attraverso i rapporti con l3 artist3 che più hanno segnato il suo percorso.  Inserite in un originale dispositivo narrativo che si rifà alla lettura dei Tarocchi, le opere in mostra, tra nuove e recenti produzioni, conducono lə spettatorə all’interno di un articolato sistema di relazioni artistiche e personali intessute da Milovan Farronato nel corso dell’ultimo decennio londinese, dal 2013 al 2020. Alea iacta est raccoglie le opere di quindici artist3 selezionat3 tra coloro con i quali il rapporto del curatore è stato più avvincente, duraturo e sfaccettato in un ventaglio di stimolanti occasioni: Enrico David (1966, Ancona), Patrizio di Massimo (1983, Jesi), Anthea Hamilton (1978, Londra), Celia Hempton (1981, Stroud, UK), Camille Henrot (1978, Parigi), Maria Loboda (1979, Cracovia), George Henry Longly (1978, Londra), Goshka Macuga (1967, Varsavia), Lucy McKenzie (1977, Glasgow), Paulina Olowska (1976, Danzica), Christodoulos Panayiotou (1978, Limassol, Cipro), Eddie Peake (1981, Londra), Sagg Napoli (1991, Napoli), Prem Sahib (1982, Londra) e Osman Yousefzada (1977, Birmingham). Prem Sahib, Apotropaic 1, 2023, acciaio, alluminio, felpe, ovatta, 145 × 60 × 50 cmIl dado è tratto, le carte sono state estratte e posizionate correttamente sul tavolo. Ognuna corrisponde a un presagio, un monito o un’enigmatica indicazione. Predisposte nello spazio espositivo come Tarocchi, le opere assecondano le traiettorie più consuete di una lettura profetica. A destra si colloca il mazzo di carte non svelate, mentre a sinistra sono disposte una accanto all’altra le quatto influenze esterne. Al centro, a disegnare una croce, si trovano quelle che rappresentano lə richiedente, il suo presente e il suo futuro, la risposta al quesito che pone e in conclusione il suggerimento che il mazzo spontaneamente intende offrire. Se le opere o gli assemblaggi di opere costituiscono gli arcani, la galleria rappresenta lo spazio tridimensionale dove prendono posizione per una inedita, quanto puntuale, lettura. E come in tutti i giochi di carte, anche il caso assume un ruolo centrale, intervenendo nella disposizione e negli abbinamenti. I segreti contenuti in alcune opere piegate e riverse sul pavimento di Christodoulos Panayiotou configurano il mazzo non svelato, mentre i contributi inediti di Patrizio di Massimo, Anthea Hamilton, George Henry Longly, Lucy McKenzie le quattro influenze esterne. Quale ruolo è stato invece assegnato dal caso all3 altr3 partecipanti – Enrico David, Celia Hempton, Camille Henrot, Maria Loboda, Goshka Macuga, Paulina Olowska, Eddie Peake, Sagg Napoli, Prem Sahib e Osman Yousefzada? Sarà stato veramente il caso a dettare le regole del gioco o, come sostiene Stéphane Mallarmé, le coincidenze sono sempre guidate e quindi anche Farronato ha tirato il dato più volte per trovare la soluzione più benevola? In fondo come afferma la scrittrice britannica Jeanette Winterson: “l’autobiografia è solo arte e menzogna”. Celia Hempton, Spring, 2016, olio su lino, 35 x 30 cm Milovan Farronato  è stato curatore del Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia nel 2019. Ha diretto il Fiorucci Art Trust fino al 2021. Ha sviluppato il progetto di residenza itinerante Roadside Picnic e, dal 2011 fino al 2019, il festival annuale Volcano Extravaganza, nato a Stromboli e poi migrato prima a Napoli nel 2017, a Dhaka, Bangladesh, nel 2018 e nel Parco Archeologico di Pompei nel 2019. Con Paulina Olowska ha dato vita al simposio Mycorial Theatre tenutosi nel 2014 a Rabka, Polonia, e nel 2016 a São Paulo, Brasile. Ha collaborato con le Serpentine Galleries per le Magazine Sessions (2016). Farronato ha ideato The violent No!, parte del programma pubblico della 14. Biennale di Istanbul nel 2015.Dal 2005 al 2012 Farronato è stato direttore dell’organizzazione noprofit Viafarini e curatore al DOCVA Documentation Centre for Visual Arts di Milano. Dal 2006 al 2010 è stato Curatore Associato della Galleria Civica di Modena e, dal 2008 al 2015, docente di Cultura Visiva al claDEM dell’Università IUAV. Tra le esposizioni curate: Nightfall, con Fernanda Brenner e Erika Verzutti, Mendes Wood DM Bruxelles (2018); Nick Mauss, Illuminated Window, La Triennale e Torre Velasca, Milano (2017); la prima personale di Lucy McKenzie in Italia, La Kermesse Héroïque alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017); Si Sedes Non Is  alla The Breeder Gallery, Atene (2017); Prediction da Mendes Wood DM, São Paulo, (2016); la mostra personale di Peter Doig alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2015); la personale di Christodoulos Panayiotou al Kaleidoscope Project Space, Milano (2014) e  Arimortis  al Museo del Novecento, Milano (2013), co-curata con Roberto Cuoghi. Farronato è stato membro del team curatoriale del IV Dhaka Art Summit ed è parte del Comitato di Sviluppo della Chisenhale Gallery a Londra. 
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