Amatrice ricorrerà in cassazione, in Francia, contro il settimanale Charlie Hebdo. Lo annuncia, dopo l’archiviazione disposta dal tribunale di Parigi, l’avvocato Mario Cicchetti di Rieti che con il collega francese Dominique Anastasi la causa promossa dal comune distrutto dal terremoto del 2016.
Charlie Hebdo aveva pubblicato, all’indomani del sisma nel centro Italia, una vignetta firmata da Felix, nella quale si mostravano le vittime insanguinate con la scritta ‘penne al pomodoro’ e ‘penne gratinate’, o schiacciate sotto le macerie con la scritta ‘lasagne’. Il settimanale aveva anche pubblicato, sulla scorta delle polemiche scatenate in Italia, una vignetta a firma Coco nella si diceva che non è Charlie Hebdo a costruire le case degli italiani ma la mafia, considerata ugualmente offensiva.
Sta di fatto che ieri, il Tribunale di Parigi ha dichiarato irricevibile la denuncia del Comune di Amatrice contro Charlie Hebdo. Denuncia presentata da Anastasi e Cicchetti, incaricati dall’allora sindaco Sergio Pirozzi, secondo il quale il settimanale aveva diffamato e offeso le vittime e le loro famiglie. Da qui, la denuncia e la costituzione di parte civile.
La pronuncia del tribunale parigino, secondo l’avvocato Mario Cicchetti, «è priva di ogni pregio giuridico che non può essere minimante condivisa». Da qui, il ricorso in cassazione, come annunciato dallo stesso legale.
«La satira è sacrosanta ma usare la ‘lasagna’ e poi la mafia, a caldo, con il cuore pieno di dolore, la ritenni un’offesa grave nei confronti di una comunità che era stata ferita», ha ribadito a sua volta l’ex sindaco Pirozzi.
Secondo i legali del Comune, inoltre, la decisione del tribunale della capitale francese potrebbe aver risentito del clima attuale. «Avevamo chiesto un rinvio perché sussisteva un tema nei confronti della serenità del dibattito. Perché la nostra causa era stata chiamata insieme a quelle relative ai noti attentati terroristici contro Charlie Hebdo – ha spiegato l’avvocato Dominique Anastasi – C’era una violazione della serenità dei dibattiti con un forte impatto culturale in Francia. Avevamo poi presentato un appello di fronte alla Corte di Parigi, la quale, al contrario, aveva dichiarato ammissibile la denuncia. Esiste, quindi, una violazione all’autorità della cosa giudicata e chiederemo la nullità della decisione».