C’è chi non ha lavoro mentre chi lo ha lo vive male. E non per colpa sia. Almeno non sempre. I salari non sono in linea con quelli dei maggiori Paesi europei, e si sa, mentre l’organizzazione del lavoro stesso non è sempre produttiva quanto, a parità di sforzo, potrebbe. Le cause sono tante. Ma c’è di più: che si lavora male.
Con 5,3 milioni di dipendenti che soffrono di ansia, stress, insonnia cresce infatti la preoccupazione per la qualità della vita nei luoghi di lavoro. È quanto ricorda un’analisi di Uecoop, l’Unione europea delle cooperative, su dati Censis/Eudaimon in occasione della festa del Primo Maggio. Se da una parte negli ultimi 25 anni è aumentato il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro e l’attenzione agli ambienti in cui i dipendenti si trovano a vivere per almeno 8 ore al giorno – spiega Uecoop – dall’altro lato i ritmi della vita moderna, gli impegni sempre più pressanti, la precarietà di molte professioni, le crisi economiche sempre più ricorrenti e prolungate e l’incertezza sul futuro stanno mettendo a dura prova la capacità di resistenza dei lavoratori sempre più stressati e in ansia. Una situazione che pesa poi anche in casa dove si è sempre meno tempo per seguire la famiglia o per dedicarsi ai propri hobby o al riposo con lo stress che colpisce – spiega Uecoop su dati Censis/Eudaimon – quasi il 23% dei dirigenti, più del 24% degli impiegati e circa il 33% degli operai. Una situazione nella quale – sottolinea Uecoop – 1 italiano su 7 fa uso di psicofarmaci, dai semplici sonniferi agli antidepressivi, per resistere allo stress e gestire i mille impegni che la vita moderna impone. In futuro – conclude Uecoop – sarà necessario potenziare la rete assistenziale pubblica e privata per fronteggiare pressioni sempre più forti e multiformi, dal lavoro alla famiglia.