Arrivano i Vichinghi

L’8 giugno 793 i Vichinghi saccheggiano l’abbazia di Lindsfarne, sulla costa nord-est dell’Inghilterra. E’ il primo saccheggio vichingo riuscito storicamente documentato.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Viking_expansion-1.png
Una mappa che mostra le regioni in cui si insediarono gli scandinavi nell’ottavo (rosso scuro), nono (rosso), decimo (arancione) e undicesimo secolo (giallo). Il verde indica quelle zone soggette a frequenti incursioni da parte dei vichinghi

Popolo nordico abitante la Scandinavia meridionale(Danimarca, Svezia e Norvegia), i Vichinghi tra l’ottavo e l’undicesimo secolo praticarono razzie e commerci dalle loro basi in Scandinavia lungo vaste aree dell’Europa alto-medievale: Inghilterra, Irlanda, Normandia, Russia, fino ad aree mediterranee come l’Italia meridionale. In certe occasioni non si limitarono a razziare insediamenti, ma decisero di stabilirsi permanentemente nei territori saccheggiati, formando dei regni e nuove città, come fu il caso del regno di Jorvik in Gran Bretagna, della Normandia, di vari insediamenti irlandesi tra cui Dublino, il regno Rus’ di Kiev in Ucrania(il nucleo originario del futuro impero russo), e altri.

Esperti navigatori, utilizzavano delle imbarcazioni , le dreki(più note come drakkar) caratterizzate da una forma lunga, in media attorno ai 25 metri, stretta e slanciata (da cui il nome longship, lunga nave), e da un pescaggio particolarmente poco profondo. Queste caratteristiche conferiscono all’imbarcazione una grande velocità e le consentono la navigazione in acque di un solo metro di profondità, permettendo di avvicinarsi molto alla riva, rendendo così gli sbarchi(e le razzie che spesso ne conseguivano) velocissimi.

Insediamenti e viaggi dei vichinghi, con relativa data stimata

Tramite le dreki i Vichinghi furono anche ottimi esploratori. A ovest le loro esplorazioni li portarono in Islanda, Groenlandia e, con una spedizione guidata da Leif Erikson intorno al 1000, fino a Vinland (oggi nota come Terranova) in Nord America.

La civiltà vichinga era avanzata non solo tecnologicamente e militarmente ma anche culturalmente. Sebbene essi non fossero una cultura particolarmente letterata, avevano un alfabeto e erano soliti descrivere il proprio mondo in pietre runiche. Di queste pietre ne sono state trovate oltre 2700 in Scandinavia, 250 in Danimarca e 50 in Norvegia. La società vichinga era organizzata in tre classi: gli Jarl (l’aristocrazia), i Karls (persone libere non appartenenti alla nobiltà, spesso contadini e allevatori) e i Thralls (schiavi, comprendenti circa un quarto della popolazione). La schiavitù era molto diffusa tra i Vichinghi. Gli schiavi, spesso catturati nelle razzie, venivano utilizzati per gli scopi più disparati: dai lavori domestici alle grandi costruzioni, ma anche nel commercio e nell’economia.

Le donne avevano una condizione di relativa libertà nella società vichinga. La zia paterna, la nipote e la bisnipote paterna avevano tutte il diritto di ereditare la proprietà da un uomo deceduto. In assenza di parenti maschi e di figli, una donna non sposata poteva ereditare non solo la proprietà di famiglia ma anche il titolo di leader del proprio clan. All’età di vent’anni, una donna non sposata raggiungeva l’età adulta ed era considerata dalla legge una persona libera e autonoma, sebbene non potesse spesso scegliere lo sposo in quanto i matrimoni erano solitamente combinati. Una volta sposata una donna vichinga aveva tuttavia il diritto di divorziare dal marito e risposarsi. Era inoltre socialmente accettabile per una donna libera convivere con un uomo e avere figli da lui senza doverlo sposare, anche nel caso in cui l’uomo in questione fosse sposato. Le donne occupavano anche ruoli di potere religioso come sacerdotesse e oracoli. Erano inoltre attive come poetesse nelle corti, come maestre di rune, nel commercio e nella medicina. Non vi era distinzione nella società vichinga tra i figli nati dentro o fuori dal matrimonio: entrambi avevano infatti il diritto a ereditare la proprietà dei genitori e non vi erano figli “legittimi” e “illegittimi” . E’ possibile che fossero anche attive in attività militari: infatti sebbene le storie riguardanti le shieldmaidens(fanciulle dello scudo) non siano state confermate, ritrovamenti archeologici quali quello della guerriera Birka suggeriscono che donne vichinge attive nell’elite militare esistessero. Tutte queste libertà scomparvero gradualmente con la diffusione del Cristianesimo, e dal tredicesimo secolo non sono più menzionate.

Cosmogonia nella religione norrena/vichinga, in cui i mondi giacciono intorno a Yggdrasil (albero del Mondo/albero cosmico), che li sorregge situato in posizione centrale. Immagine presa dal sito cronistoria.altervist.org

La religione vichinga, con la sua varia mitologia, ci è nota parzialmente grazie ai ritrovamenti archeologici, ma soprattutto tramite i testi dell’Edda, sia poetica che in prosa, risalente al tredicesimo secolo. Essendo l’Edda compilata successivamente all’introduzione del cristianesimo, la sua attendibilità riguardo la mitologia vichinga(o norrena come è anche conosciuta) è in alcuni punti controversa, ma resta tuttavia la nostra maggior fonte di informazioni a riguardo. Nel mito norreno il cosmo è diviso in vari mondi, tutti sorretti dal frassino Yggdrasil, l’albero cosmico. Questi mondi sono: Ásaheimr, mondo degli Asi (gruppo cui appartengono gli dèi maggiori come Odino, in questo mondo è infatti situata Asgard, la loro dimora), Álfheimr, mondo degli elfi, Midgard, mondo degli uomini, Jǫtunheimr, mondo dei giganti (Jǫtunn), Vanaheimr, mondo dei Vani, Niflheimr, mondo del gelo (o della nebbia secondo altre versioni), Múspellsheimr, mondo del fuoco, Svartálfaheimr, mondo degli elfi oscuri e dei nani (la casa dei nani è chiamata anche Nidavellir che significa campi oscuri) ed Helheimr mondo dei morti. Questi nove mondi costituiscono l’intero universo norreno. Come per molte altre religioni indoeuropee, la mitologia norrena non presenta una forte opposizione tra bene e male, tipica invece delle tradizioni abramitiche mediorientali. Loki, dio del disordine e dell’inganno, in molte occasioni aiuta gli dei con la sua astuzia (per preservare l’ordine cosmico), e in altrettante li insulta e ne causa i lutti. I Giganti, non tanto fondamentalmente malvagi, sono piuttosto rudi, vanagloriosi e incivili. L’opposizione è più dunque tra un Ordine e un Caos non impermeabili l’uno all’altro. Dopo la morte nella religione vichinga coloro che perivano in battaglia potevano finire in due luoghi diversi: una metà veniva scelta personalmente da Odino, verso il quale si dirigeva venendo accompagnata nel Valhalla (maestosa ed enorme sala situata ad Asgard) dalle valchirie, mentre l’altra metà andava invece nel Fólkvangr, un campo dominato dalla dea Freia. Una volta giunti nel Valhalla, i morti si riunivano insieme ad Odino per prepararsi agli eventi del terribile Ragnarök(l’apocalisse vichinga). Nella sala era posto un albero dorato, il Glasir, e il soffitto della sala era ornato con scudi d’oro.

Immagine d’apertura: raffigurazione di una nave vichinga dal sito di about-history.com

Bibliografia e fonti varie

  • (EN) Peter Hayes Sawyer, The Age of the Vikings, New York, Palgrave Macmillan, 1972, ISBN 0-312-01365-5.
  • (EN) Hilda Ellis Davidson, The Viking Road to Byzantium, Londra, Allen & Unwin, 1976, ISBN 0-04-940049-5.
  • Francesco Barbarani, L’età dei vichinghi, Torino, Giappichelli, 1987, SBN IT\ICCU\CFI\0091295.
  • Yves Cohat e Ida Sassi, I Vichinghi. Signori del mare, in Martine Buysschaert (a cura di), «Universale Electa/Gallimard●Storia e civiltà», (nº 24), Torino, Feltrinelli, 1993, ISBN 88-445-0025-6.
  • Frédéric Durand e Luisa Salomoni, I vichinghi, Milano, Xenia, 1995, ISBN 88-7273-118-6.
  • Rudolf Pörtner e Gianni Pilone-Colombo, L’epopea dei vichinghi, Milano, Garzanti, 1996 [1980], ISBN 88-11-67659-2.
  • (EN) Gwyn Jones, A History of the Vikings, Oxford, Oxford University Press, 2001, ISBN 0-19-280134-1.
  • Johannes Brøndsted e Luca Veneziani, I Vichinghi, a cura di Maria Adele Cipolla, Torino, Einaudi, 2001 [1976], ISBN 88-06-14465-0.
  • Logan F. Donald e Giulia Guastalla, Storia dei vichinghi, Bologna, Odoya, 2009, ISBN 978-88-6288-038-1.
  • Sergio Majoli, Vinland: una scoperta perduta, in Rivista Marittima, n. 1, gennaio 2005, SBN IT\ICCU\LO1\0904636.
  • Jesse Byock, Marco Federici e Jacques Le Goff, La stirpe di Odino. La civiltà vichinga in Islanda, Milano, Mondadori, 2012, ISBN 978-88-04-61551-4.
  • Frederick Julius Pohl, I Vichinghi e la scoperta perduta, Milano, PGreco, 2013 [1955], ISBN 978-88-6802-017-0.
  • (EN) Philip Parker, The Northmen’s Fury: A History of the Viking World, Londra, Jonathan Cape Publishers, 2014, ISBN 0-224-09080-1.
  • Ole Crumlin-Pedersen, Susan Honor Frost e Rossella Giglio (a cura di), Fenici e vichinghi. Le navi (catalogo della mostra), Marsala, Museo Archeologico Regionale Baglio Anselmi, 1993, SBN IT\ICCU\PA1\0010952.
  • Massimo Centini, Le tradizioni nordiche. Dèi e culti del grande nord, Milano, Xenia, 2006, ISBN 88-7273-575-0.
  • Giovanna Bellini e Umberto Carmignani, Runemal. Il grande libro delle rune. Origine, storia, interpretazione, Torino, L’Età dell’Acquario, 2009, ISBN 978-88-7136-301-1.
  • (EN) Raymond Ian Page, Chronicles of the Vikings: Records, Memorials and Myths, Londra, British Museum Press, 2014, ISBN 0-7141-2341-2.
  • (EN) Gareth Williams e Peter Pentz, Vikings: Life and Legend, Londra, British Museum Press, 2014, ISBN 0-7141-2337-4.
  • (EN) James Graham-Campbell, Viking World, Londra, Frances Lincoln Publishers, 2013, ISBN 0-7112-3468-X.
  • (EN) James Graham-Campbell, Viking Art, World of Art, Londra, Thames & Hudson, 2013, ISBN 0-500-20419-5.
  • (EN) Gareth Williams, The Viking Ship, Londra, British Museum Press, 2014, ISBN 0-7141-2340-4.
  • Luigi De Anna, Thule. Le fonti e le tradizioni, Rimini, Il Cerchio, 1998, ISBN 88-86583-42-7.
  • Joscelyn Godwin e Claudio De Nardi, Il mito polare. L’archetipo dei poli nella scienza, nel simbolismo e nell’occultismo, a cura di Gianfranco de Turris, Roma, Mediterranee, 2001, ISBN 88-272-1407-0.
  • (EN) Andrew Wawn, The Vikings and the Victorians: Inventing the Old North in Nineteenth-century Britain, Cambridge, D.S. Brewer, 2002, ISBN 0-85991-644-8.
  • (EN) William F. Fitzhugh e Elisabeth Ward (a cura di), Vikings: The North Atlantic Saga, Washington, Smithsonian Institution Press, 2000, ISBN 1-56098-995-5.
  • (EN) Peter Hayes Sawyer (a cura di), The Oxford Illustrated History of the Vikings, Oxford, Oxford University Press, 2001, ISBN 0-19-285434-8.
  • (EN) Richard Andrew Hall, The World of the Vikings, Londra, Thames & Hudson, 2007, ISBN 0-500-05144-5.
  • (EN) Fredrik Svanberg, Decolonizing the Viking Age, vol. 1, Stoccolma, Almqvist & Wiksell International, 2003, ISBN 91-22-02006-3.
  • (EN) Richard Hodges, Goodbye to the Vikings: Re-Reading Early Medieval Archaeology, Londra, Gerald Duckworth & Company Limited, 2006, ISBN 0-7156-3429-1.
  • (EN) Stefan Brink e Neil PriceThe Viking World, Londra, Routledge, 2011, ISBN 0-415-69262-8.
  • (EN) Thor Ewing, Gods and Worshippers: In the Viking and Germanic World, Stroud (Gloucestershire), Tempus Publishing, 2008, ISBN 0-7524-3590-6.
Please follow and like us: