Neri Pozza edizioni presenta l’opera di un romanziere, Olivier Bourdeaut. L’opera, con articolo determinativo perché si tratta, per ora, di un unicum. Aspettando Bojangles è difatti l’esordio dell’autore. Sarebbe difficile pensare che non si tratti di un esordio, visto che ne ha tutte le caratteristiche: a partire dal pentolone dove c’è ogni genere letterario, tipo di narrazione, personaggio possibile. Il tutto in senso buono, beninteso, il risultato è decisamente godibile. Il guazzabuglio paga a volte. Si passa da uno scenario all’altro, dall’appartamento festoso al castello in Spagna, al manicomio, alla fuga rocambolesca. Tutto quanto con una gru non meglio definita che si muove qua e là. Puro divertissement, che ha portato in Francia il romanzo a divenire il classico caso letterario, con tanto di pubblicazione in sordina, dopo il rifiuto di decine di editori, pasaparola affascinato, e così via.
Si sorride parecchio; il tono è naturlamente leggero, anche riguardo i fatti drammatici, l’incendio della casa, ad esempio. Non sarebbe possibile altrimenti; si sorride, con un certo distacco, almeno da parte mia. Impossibile immedesimarsi o provare empatia con tali protagonisti, decisamente squinternati. Aggiungiamoci pure il solo personaggio di contorno, un politico che non sembra un politico da letteratura, non maneggione o equivoco. Dedito alle riunioni e alla vita politica per avere la possibilità di circuire signorine ubriache e di mangiare a sbafo. Ricorda vagamento il capitano della barca dell’Atalante di Jean Vigo. Così come la coppia marito e moglie. Tutto il terzetto ricorda quel film. Comprese le scene sott’acqua. Che nel libro in questione finiscono tragicamente però. E in questo caso non si sorride, nemmeno un po’; il bambino, il figlio in queste pagine fa molta pena, perché ha capito che mamma si è uccisa. Raggiunta nel gesto dal padre, poco dopo. Col biglietto del suicida trovato tempo dopo alla fine di un diario, che si associa alle pagine predisposte dal narratore. Pure questo, espediente letterario che dimostra buona inventiva, e che si unisce al pentolone di cui sopra.
Bel libro, per chiudere. Restano dei dubbi, sempre per chiudere. Quali: ma la madre… che nome ha davvero?
Lorenzo Vicentini