Potrà curarsi in America e l’Italia, dove non ci sono le cure che le servono, sosterrà le spese. Lo ha deciso la Corte di cassazione, dopo ben 9 anni di storia giudiziaria. Lei è una bambina senese, che oggi ha 13 anni, nata tetraplegica a causa di un errore medico nell’ospedale di Poggibonsi. La sentenza apre la strada della speranza per chi si trova a combattere una malattia per la quale non ci sono cure avanzate nel nostro Paese.
I giudici supremi hanno stabilito che, come stabilisce una legge del 1985, si può partire quando e solo se non esistono da noi alternative efficaci e se c’è da aspettare tempi non compatibili con l’urgenza del caso. Casi come questo.
Alla fine della lunga vicenda, medica e giudiziaria, l’avvocato della famiglia Mario Cicchetti rileva appunto l’importanza della sentenza per chiunque, a prescindere dal tipo di malattia non ben curabile nel nostro Paese, si trova in queste condizioni. « È la vittoria di tutti i malati – dice l’avvocato reatino – Per la prima volta la Suprena Corte è stata chiamata ad esprimersi sul tema dei viaggi della speranza, ossia i trasferimenti verso località estere cui sono costretti gli italiani che non possono ottenere prestazioni assistenziali con tempestività o in forma adeguata al caso clinico come stabilito dall’articolo 3, comma V, della legge del 1985».
La storia è presto riassunta. Quando la bambina aveva poco più di 4 anni, la famiglia ottenne di poter partire per la Florida, per ottenere piccoli e al contempo importantissimi, forse irrilevanti solo per chi non vive questa condizione, e ottenere poi il rimborso da parte dello Stato italiano.
Una seconda richiesta venne però bocciata, nonostante la prima pronuncia dell’Asl di Siena e il parere dei medici dell’ospedale pediatrico Mayer di Firenze che avevano, al termine del primo ciclo di cure, riscontrato effettivi miglioramenti nella bambina.
L’Asl di Siena e la Regione Toscana, però, si opposero al rimborso di un nuovo ciclo di cure. Ne scaturì il contenzioso in sede giudiziaria che si è concluso oggi. Matilde potrà tornare in Florida per ricevere le cure che la fanno progredire. Girare la testa quando i genitori la chiamano dolcemente. Stringere la mano, guardarsi intorno con maggiore presenza.
Il diniego della Asl e della Regione Toscana aveva dato avvio a un lungo contenzioso che già in Appello vide prevalere le ragioni della bambina e della sua famiglia. Azienda sanitaria e Regione ricorsero ancora, fino alla sentenza che mette fine a 9 anni di attesa.
«Il sistema sanitario assiste la persona in ragione del diritto garantito dall’articolo 32 della Costituzione. L’autorizzazione alle cure all’estero, per ragioni di tempi e professionalità, benché si risolva in un esborso e non alla mera prestazione del servizio in nulla differisce dall’assistenza comunque dovuta dal servizio sanitario», ha precisato la Corte di Cassazione, per la quale è anche «irrilevante per il diritto all’assistenza il fatto che i genitori di Matilde abbiano definito con una transazione il giudizio civile di risarcimento per responsabilità medico sanitarie nei confronti della Usl 7 di Siena e dei medici ritenuti responsabili della patologia che affligge la figlia».