Il 25 ottobre 1415, nel contesto della guerra dei cent’anni tra Inghilterra e Francia, si svolge la celebre battaglia di Azincourt (Agincourt per gli inglesi) tra l’esercito inglese di Enrico V e quello francese di Carlo VI.
Il re inglese Enrico V reclamava il trono di Francia, per via della sua discendenza da Enrico III; tuttavia come tutti i suoi predecessori era disposto a rinunciarvi se i francesi avessero riconosciuto le pretese inglesi sull’Aquitania e alte terre, come previsto dal Trattato di Brétigny. Nel 1413, Enrico ottenne un’alleanza con il duca di Borgogna, Giovanni Senza Paura e quindi, forte di questa, nell’agosto 1414 avanzò delle richieste talmente oltraggiose che il governo francese non poté accettare. In breve, Enrico chiedeva: la Corona di Francia, i feudi angioini dei Plantageneti, incluso il ducato di Normandia e parte della Provenza, la parte del riscatto del re francese Giovanni II (catturato a Poitiers nel 1356) pari a 1,6 milioni di corone non ancora pagate, e infine la mano di Caterina di Valois figlia del re di Francia, più una dote di 2 milioni di corone.
I francesi risposero offrendo il matrimonio con Caterina, 600 mila corone e una Aquitania “allargata”. Per il 1415, i negoziati si erano bloccati nuovamente, con gli inglesi che affermavano di essere stati presi in giro e che il loro re era stato ridicolizzato. Nel frattempo, nel dicembre del 1414, il Parlamento inglese aveva raddoppiato la tassa di sussidio del re, affinché egli potesse recuperare i suoi domini francesi. Inoltre, il 19 aprile 1415, Enrico chiese al Gran Consiglio di sovvenzionare una guerra con la Francia, richiesta che fu accettata.
A causa delle malattie, l’esercito di Enrico inizialmente perse numerosi soldati e fu costretto a ritirarsi ripiegando su Calais, dopo l’assedio di Harfleur, in Normandia. Lungo la via per Calais, i francesi sbarrarono loro la strada presso Azincourt con un’armata molto più numerosa. Negli scontri che seguirono, re Enrico in persona guidò in prima linea il suo esercito, anche se la battaglia vide un ampio uso dell’arco lungo, con circa l’80% delle forze inglesi formate da arcieri. Il re Carlo VI di Francia invece non prese parte alla battaglia, a causa dei disturbi psichici di cui soffriva, e al posto suo l’esercito francese era guidato dal connestabile Carlo I d’Albret e da altri nobili.
In virtù della decisiva vittoria inglese, la battaglia è considerata uno dei momenti più cupi della storia della Francia e al contrario uno dei più fulgidi per l’Inghilterra, la quale vide crescere il morale dei suoi uomini e il prestigio del regno dando il via ad un nuovo periodo di supremazia nel conflitto. I francesi subirono una sconfitta catastrofica e complessivamente circa 6000 di loro giacquero morti sul campo di battaglia. Tra di essi, vi erano tra i 90 e i 120 nobili e banneret, inclusi tre duchi, nove conti, un visconte e persino un arcivescovo. Intere famiglie nobiliari francesi furono private della discendenza maschile e in alcune regioni un’intera generazione di nobili sparì. I balivi di nove importanti città della Francia settentrionale erano stati uccisi, spesso assieme ai propri figli, familiari e aiutanti. Secondo Juliet Barker, la battaglia decimò la leadership della società francese in Artois, Ponthieu, Normandia e Piccardia. Nella battaglia andò perso anche l’Orifiamma, lo stendardo di guerra francese che era stato usato dai re di Francia sin dal XII secolo. Prima della battaglia era stato consegnato a Guillaume Martel, che lo portò sul campo di battaglia, dove lui morì e lo stendardo svanì dalla storia.
La battaglia è una delle più celebrate in Inghilterra ed è stata uno dei trionfi più importanti della guerra dei cent’anni, assieme alla battaglia di Crécy e a quella di Poitiers, tanto che nel 1599 la battaglia di Agincourt divenne parte focale dell’opera teatrale Enrico V, di William Shakespeare.
Immagine d’apertura: La battaglia di Agincourt, miniatura del XV secolo, Enguerrand de Monstrelet
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