Nata negli anni Settanta sul bacino artificiale costruito agli inizi del Novecento dalle Ferrovie dello Stato, la centrale sperimentale del Brasimone doveva occuparsi di reattori nucleari al sodio. Era il famoso e osteggiato Pec (Prova elementi di combustibili), un reattore nucleare veloce refrigerato a sodio liquido e concepito, da un progetto italo-francese – per la sperimentazione del comportamento degli elementi di combustibile. Tutto fu accantonato a seguito del referendum del 1986 che pose fine all’era del nucleare in Italia.
Oggi si cambia, almeno secondo la volontà di due regioni, Toscana ed Emilia Romagna, e dell’Enea. I tre partner hanno stabili di fare del centro Enea del Brasimone, entro il 2025, un polo scientifico e tecnologico di elevato rilievo internazionale attraverso un piano di investimenti che supera i 100 milioni di euro. Tutto nero su bianco su un protocollo d’intesa che sarà siglato tra Regione Emilia Romagna, Regione Toscana ed Enea e che pone le basi per il rilancio e la valorizzazione del sito che si trova nell’Appennino tosco-emiliano.
L’intesa punta a trasformare il Centro Enea del Brasimone in una cittadella della ricerca attiva in svariati settori per attrarre ricercatori da tutto il mondo che possa coinvolgere organismi di ricerca delle due regioni e interessare i sistemi produttivi dei relativi territori. Per arrivare a questo obiettivo, gli enti interessati, in collaborazione con le città metropolitane di Bologna e Firenze e con le Unioni dei Comuni dell’Appennino Bolognese e l’Unione dei Comuni della Val di Bisenzio, valuteranno eventuali migliorie della dotazione infrastrutturale logistiche e telematiche che possono creare condizioni ulteriormente favorevoli allo sviluppo del Centro e dei territori circostanti.
Dopo l’assegnazione al Centro Enea di Frascati dell’infrastruttura di ricerca sulla fusione Divertor Tokamak Test (Dtt), il Brasimone torna in gioco con l’attribuzione di specifici progetti in ricerca e produzione in tecnologie avanzate. In particolare, nell’intesa tra i tre Enti vengono delineati alcuni importanti progetti da realizzare nel centro dell’Appennino bolognese, primo tra tutti l’infrastruttura di ricerca Sorgentina-RF che, mediante investimenti congiunti, intende dimostrare la possibilità di produrre radiofarmaci mediante neutroni da fusione; altri progetti prevedono collaborazioni con l’infrastruttura Dtt, il reattore sperimentale sulla fusione Iter e la sua evoluzione Demo per la produzione di energia elettrica del futuro, pulita e sostenibile.
I progetti avranno un significativo impatto occupazionale e socio-economico. Il piano di potenziamento congiunto, una volta attuato, prevede investimenti che potrebbero arrivare a circa 100 milioni di euro nel periodo 2018-2025, con un sensibile aumento di nuovi posti di lavoro sia all’interno della struttura Enea (almeno un centinaio nel breve periodo) che nell’indotto dell’area. In particolare, l’intesa punta a favorire lo sviluppo di linee di ricerca su un filone di grande interesse scientifico a livello internazionale. In stretto coordinamento con le Regioni Emilia-Romagna e Toscana e gli enti locali territoriali saranno ricercate collaborazioni per lo sviluppo di progetti di ricerca e di avanzamento tecnologici, con un gioco di squadra che faciliti l’accesso a fondi pubblici nazionali, europei e internazionali per la ricerca, i ncluse opportunità provenienti, anche sulla più ampia scala internazionale, da fonti private e accordi e collaborazioni scientifiche con Università e centri di ricerca e imprese di alta tecnologia per definire le modalità per offrire ospitalità a gruppi di ricerca, sedi di centri di ricerca e insediamenti industriali di carattere scientifico e tecnologico.
Questo accordo è frutto di un tavolo di lavoro istituzionale fortemente voluto dai presidenti delle due Regioni, Enrico Rossi e Stefano Bonaccini, e coordinato dai rispettivi assessori regionali alle attività produttive, Stefano Ciuoffo e Palma Costi, che si proponeva proprio di seguire in modo congiunto tutte le ipotesi di valorizzazione del sito.
«Dopo la mancata assegnazione per la realizzazione del progetto del Dtt – sostengono i due assessori regionali Ciuoffo e Costi – non ci siamo persi d’animo, forti della consapevolezza che il centro Enea del Brasimone offre un’infrastruttura idonea ad alta specializzazione scientifica di valenza internazionale e abbiamo portato avanti un grande lavoro insieme con i sindaci di Castiglione e Camugnano, la città metropolitana e le Unioni dei Comuni sia del versante emiliano che toscano, e confrontandoci con sindacati e associazioni di categoria. Con questo protocollo poniamo le basi per il rafforzamento del Brasimone nella capacità di attrazione di talenti, progetti di ricerca e investimenti di ricerca e di produzione in tecnologie avanzate con l’attivazione di accordi di collaborazione con Università e centri di ricerca locali e internazionali. A bbiamo sempre creduto che il Brasimone – concludono – rappresenti una grande opportunità per la rivalorizzazione di un ingente investimento pubblico a beneficio dello sviluppo e della buona occupazione del territorio ed in particolare della fascia appenninica».
«Il nostro centro del Brasimone – sostiene il presidente Enea, Federico Testa– rappresenta da decenni un’importante realtà nel contesto internazionale della ricerca applicata nel campo della fusione nucleare e delle radiazioni ionizzanti. Ora, grazie al supporto degli enti locali, tecnologie innovative e sostenibili con una forte connotazione industriale potranno essere ulteriormente valorizzate nel territorio. Grazie a questo impegno condiviso con le Regioni Emilia-Romagna e Toscana e in sinergia con gli altri enti dell’Appennino tosco-emiliano, l’Enea dà avvio ad una nuova fase di potenziamento infrastrutturale del Centro, che si pone come elemento centrale tra i soggetti del territorio e la comunità internazionale nella sfida intrapresa dal nostro Paese nel campo delle nuove tecnologie che favoriscano il benessere dei nostri concittadini».