«Ci sono molte novità. Sembra sia stato fatto un passo avanti nella diagnostica, un’azienda statunitense serissima ha annunciato di avere a disposizione un test che viene fatto in 15 minuti. Un’altra notizia molto buona è legata ad uno studio relativo all’utilizzo del plasma dei guariti che può migliorare le condizioni di chi sta male». Sono le parole di Roberto Burioni, ospite di Che tempo che fa.
«Prendere il sangue dai guariti non è semplice, ma significa che gli anticorpi dei guariti possono avere un effetto benefico: gli anticorpi monoclonali si possono produrre artificialmente e se il dato è confermato tra un anno e qualcosa avremo anticorpi monoclonali da somministrare. Inoltre, se il plasma ha effetto benefico e il dato è confermato, chi ha gli anticorpi avrebbe un certo grado di protezione», prosegue Burioni.
«Buone notizie arrivano anche dal settore dei farmaci. C’è un antinfiammatorio utilizzato per l’artrite che pare efficace, secondo i dati che cominciano ad arrivare. Poi c’è una sorpresa strana, legata ad un farmaco vecchissimo che veniva usato negli anni ’50 per la malaria. Nel 2005 è stato giudicato efficace per bloccare la replicazione del coronavirus della Sars. È stato recuperato, si è iniziato ad usare clinicamente e i ricercatori hanno iniziato a sperimentarlo. Ci sono diversi studi, anche uno anche da noi al San Raffaele», spiega Burioni, facendo riferimento ad indicazioni che potrebbero rivelarsi utili in futuro.
Intanto, «i numeri cominciano a essere meno negativi, in un’epidemia significa positivi. Stiamo raccogliendo i frutti del nostro comportamento, come prima raccoglievamo i frutti della nostra irresponsabilità. Non possiamo predire il futuro ma sembra che le cose stiano rallentando. Stiamo guadagnando tempo che viene sfruttato dagli ospedali per organizzarsi, dallo stato per elaborare nuove procedure e dalla ricerca che ovunque sta andando avanti e cercando di fare qualcosa».