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BURRIRAVENNAORO | a cura di Bruno Corà | MAR Museo d’Arte della città di Ravenna | 14 ottobre 2023 – 14 gennaio 2024

MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna14 ottobre 2023-14 gennaio 2024
 Il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna, nell’ambito dell’VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo, presenta BURRIRAVENNAORO, un’importante mostra dedicata ad Alberto Burri, a cura di Bruno Corà, ospitata nelle sale del primo e del secondo piano del museo, dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024 (inaugurazione venerdì 13 ottobre alle ore 18.00). La mostra ripercorre la storia dell’intenso rapporto che Burri, dalla fine degli anni Ottanta, ha intrattenuto con Ravenna. Concependo diversi cicli di opere ispirate alla storia e alla cultura artistica della città, Burri, in una delle sue ultime serie, incarna e trasfigura nel contrasto di nero e oro, buio e luce, il dialogo con il mosaico storico ravennate, in equilibrio tra spiritualità e materialità, nell’attualità di una città in cui le vestigia del passato si sono progressivamente intrecciate agli sviluppi produttivi e industriali del presente.Nel contesto della Biennale di Mosaico Contemporaneo, le opere di Burri sono una preziosa occasione per esplorare le molteplici suggestioni estetiche e di significato che le testimonianze monumentali e musive di epoca paleocristiana e bizantina di Ravenna hanno offerto e continuano ad offrire, entro i confini delle tecniche tradizionali o al di fuori, reinventando i codici del mosaico. La mostra BURRIRAVENNAORO delinea così l’orizzonte tematico con cui inquadrare la Biennale 2023 nella sua interezza. A partire dal 1988 a Ravenna, in risposta ad una committenza espressa dal Gruppo Ferruzzi, Burri avvia una collaborazione che lo porta alla realizzazione di alcuni cicli significativi che egli elabora e denominain differenti modi e in stretta relazione con la storia artistica della città. Con il ciclo S. Vitale realizza grandi cellotex dipinti ad acrilico e di color nero. A quella serie di grandi opere affianca la produzione di opere grafiche di pari intensità e forza cromatica. La mancata realizzazione della committenza Gardini non gli impedisce di appassionarsi ad una pittura rievocativa della grande stagione pittorica dell’arte bizantina, copiosamente presente in città, nelle chiese e negli edifici storici decorati a mosaico. Nascono i dipinti il Nero e l’Oro (1993) che si ispirano alla cultura musiva di alta decorazione fiorita a Bisanzio e sviluppatasi nella città di Ravenna con numerosi ammirevoli capolavori dell’arte bizantino-ravennate. Nella mostra BURRIRAVENNAORO queste opere, insieme ad altre appartenenti ai cicli pittorici precedenti e ad alcune serie scelte di creazioni grafiche, figureranno negli ambienti dei due piani del MAR in un repertorio mai prima d’ora così vistosamente esibito, circa cento opere, con esemplari che hanno meritato a Burri il Premio Nazionale dei Lincei per l’opera Grafica (1973). In tal senso, i due ambiti della sua pittura e della produzione calcografica, integrati con la presenza della grande scultura rossa, Grande Ferro R (1990), presso il Palazzo delle Arti e dello Sport “Mauro De André”, delineano i confini di un ritorno di grande rilevanza del maestro tifernate nella città di Ravenna, da lui amata. Un’area multimediale inerente alla biografia di Burri ed alcuni filmati che documentano l’artista al lavoro, insieme al catalogo della mostra con saggi critici e documenti delle opere esposte al MAR, si offrono per la circostanza come strumenti di informazioni e studi dell’opera intera di Burri, consentendo una più ampia conoscenza di uno dei massimi artisti europei della seconda metà del XX secolo. BiografiaAlberto Burri (1915-1995) nato in Umbria a Città di Castello, dopo la laurea in medicina, conseguita a Perugia nel 1940, a seguito degli eventi bellici, fatto prigioniero in Africa dalle truppe inglesi e consegnato agli alleati statunitensi, trascorre tre anni in un campo di prigionia in Texas, durante i quali decide l’abbandono della professione medica e di dedicarsi totalmente alla pittura. Tornato in Italia dopo la guerra, nel 1946, dopo un breve soggiorno nella città natale si reca a Roma dove avvia il suo noviziato professionale nella pittura. Nella capitale, ospite presso un cugino materno, esibisce una iniziale pittura di figurazione di cui si fanno garanti critici i poeti Leonardo Sinisgalli e Libero De Libero che, per due anni consecutivi, lo invitano nella galleria La Margherita, sede romana di due mostre personali a lui dedicate in quella temperie di stimolanti proposte artistiche all’indomani del secondo conflitto mondiale. Dopo un viaggio compiuto nel 1948 a Parigi, Burri inizia a configurare un proprio linguaggio rivolgendo un interesse particolare ai materiali ritenuti extra-pittorici come il catrame, la pietra pomice, le colle ed altri. L’introduzione di tali materiali nella sua pittura dischiude all’artista una straordinaria libertà operativa, spingendolo a concepire una differente dimensione del colore, recuperato nelle valenze cromatiche già esistenti nella realtà di quei materiali; il nero del catrame, il grigio della pietra pomice, l’ocra delle colle e dei primi tessuti come la juta e i sacchi riciclati, rammendati e consunti da un ‘vissuto’ che, nella creazione del dipinto, ne aumenta in modo esponenziale la pregnanza e la ‘presenza’ fisica reale. Ben presto la pittura di Burri conquista la scena artistica nazionale e internazionale per la forte carica evocativa e drammatica del suo linguaggio pittorico, designandolo come l’artista della materia. Nascono così, dopo i Catrami (1948-49), i Sacchi (1949-50), i Gobbi (1950), le Combustioni di carte (1953), ma anche di legni e Plastiche (1957), i Ferri (1958), i Legni (1958), le Combustioni di plastiche trasparenti (1962), i Cretti acrovinilici (1973) e i Cellotex (1952-53), composti lignei dipinti ad acrilico (dal 1973 al 1993). 
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