Lo sviluppo di nuovi modelli per valutare i rischi finanziari connessi al cambiamento climatico e per definire il ruolo delle banche centrali nella loro gestione è al centro di un progetto, finanziato dall’International Network for Sustainable Financial Policy Insights, Research and Exchange (Inspire) attraverso un “research grant”, che vede impegnati ricercatori, in team, provenienti da Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Rff-Cmcc European Institute on Economics (Milano), Università Bocconi, Politecnico di Milano.
L’attenzione delle banche centrali per i rischi connessi al cambiamento climatico è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni. A dicembre 2017 viene creato il “Network for Greening the Financial System” (Ngfs), istituzione che comprende le maggiori banche centrali – come quelle di Francia, Spagna, Italia, Giappone, Germania – e i più importanti istituti di regolamentazione finanziaria e che co-adiuva Inspire nel finanziamento dei progetti di ricerca più promettenti per coinvolgere il sistema finanziario nel contrastare i cambiamenti climatici.
Perfino la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, in un suo intervento a fine gennaio 2021, aveva sollecitato le banche centrali a contribuire alla lotta al cambiamento climatico, a saperne comprendere i rischi e a sfruttarne le opportunità che ne derivano. Al progetto a cui contribuisce il team di ricercatori italiani, si chiede di contribuire a questo dibattito studiando come banche centrali e governi possano co-gestire le conseguenze del cambiamento climatico e della “transizione verde” per il mondo della finanza e per le dinamiche macroeconomiche.
“Esistono due principali classi di rischi – spiega Francesco Lamperti, a capo del progetto e ricercatore presso l’Istituto di Economia e il Dipartimento di Eccellenza EMbeDS (Economics and management in the era of data science) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e scientist presso l’Rff – Cmcc European Institute on Economics and the Environment di Milano – che il cambiamento climatico pone sul sistema finanziario. Una è legata agli impatti fisici: si pensi alle perdite di valore degli immobili a causa di inondazioni o uragani, un’altra riguarda le instabilità che la transizione stessa può creare, soprattutto in settori altamente finanziarizzati come quelli ancora dipendenti in maniera massiccia dal carbone. Il problema principale – prosegue Francesco Lamperti – è che mancano modelli in grado di offrire valutazioni integrate di entrambe le classi di rischi e, soprattutto, che permettano di testare quali meccanismi di politica fiscale e monetaria siano necessari per gestirli”.
Il progetto vuole infatti di sviluppare un nuovo modello macroeconomico, capace di analizzare sia i rischi fisici che quelli di transizione, finora analizzati in maniera disgiunta dalla letteratura, per il sistema finanziario globale. “Durante il prossimo anno svilupperemo un nuovo approccio alla modellizzazione del rischio climatico per le dinamiche macroeconomiche – conclude Francesco Lamperti – e, in particolare, cercheremo di capire come la politica fiscale, la politica monetaria e quella macroprudenziale possano interagire in maniera sinergica per garantire una transizione rapida e ordinata verso un’economia a zero emissioni entro il 2050”.