Vittorio Cecchi Gori

Cecchi Gori ai domiciliari per età e rischio coronavirus

Età avanzata, patologie gravi e pericoli connessi al coronavirus. Per questo, Vittorio Cecchi Gori sconterà agli arresti domiciliari la pena a 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione per il crac della casa di produzione Safin. La condanna del produttore era stata confermata dalla Cassazione e un ordine di carcerazione nei suoi confronti era stato emesso nei giorni scorsi dalla Procura generale di Roma.
Vittorio Cecchi Gori, che compirà 78 anni ad aprile, è attualmente ricoverato al policlinico Gemelli, in precarie condizioni di salute. Non appena dimesso, avrebbe dovuto cominciare a scontare la pena nel carcere romano di Rebibbia.

Come richiesto dalla difesa, il giudice relatore del Tribunale di sorveglianza di Roma, che ora dovrà pronunciarsi in seduta collegiale, ha però stabilito che una volta in grado di lasciare l’ospedale Cecchi Gori sconti la pena agli arresti domiciliari nella sua abitazione romana. La decisione è stata presa per l’età del produttore e il suo quadro clinico, oltre che per l’emergenza coronavirus che lo espone, viste appunto le sue condizioni di salute, a un forte rischio.

Nei giorni scorsi, diversi autori cinematografici avevano chiesto che venisse mitigata la pena, aderendo a un’iniziativa del regista Pupi Avati. «Caro Vittorio, ho avvertito, in sintonia con gli autori dell’ Anac e con tutti i cineasti che vorranno condividere questa mia, la necessità di scriverti per dirti pubblicamente e in modo incondizionato la nostra vicinanza in queste ore difficili della tua vicenda umana», aveva scritto Avati in una lettera firmata tra gli altri da Matteo Garrone, Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Stefania Sandrelli. Una vicinanza umana forte, «senza contestare in alcun modo gli aspetti giuridici che hanno determinato le sentenze che ti riguardano” su una riconsiderazione del caso».

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