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Centenario della marcia. Il convegno dell’ISRT prosegue domani 9 novembre

 Ricostruire la cronaca dei fatti cercando di separarla dall’epica delle strumentali ricostruzioni posteriori, con lo sguardo fisso su quello che accade nelle province toscane, e non solo.  Con questo impegno scientifico si è aperta questa mattina, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la due giorni di convegno 1922 – La provincia in marcia: attori, percorsi, narrazioni, promossa dall’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea.  “Una ricostruzione della marcia vista dal basso, partendo proprio dalle province – ha messo in evidenza Paul Corner dell’Università di Siena, aprendo i lavori — non va dimenticato che c’è una presa del potere che si afferma prima di tutto nelle periferie con l’occupazione, in molti casi, delle Prefetture e degli Uffici telegrafici”.

“Guardando alla Marcia su Roma ci sono due aspetti da mettere in evidenza – ha affermato Giuseppe Matulli, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza – il primo è la sottovalutazione di ciò che stava accadendo: il caos del paese fu tale che solo pochissimi, anche fra gli antifascisti veri, percepirono cosa c’era dietro Mussolini. La seconda è che furono tantissimi quelli che, all’indomani della marcia su Roma, accorsero fra le file fasciste perché, finalmente, l’ordine era stato ritrovato.  È una cosa questa che va tenuta sempre presente, non voglio dire solo ora, ma anche ora”.

Attenzione particolare stamani è stata riservata proprio al tema del viaggio dalla provincia a Roma. Michelangelo Borri, dell’Università di Trieste, ha puntato i riflettori sugli spostamenti degli squadristi, recuperando le comunicazioni tra le Prefetture e il ministero dei Lavori pubblici, da una parte, e la direzione delle Ferrovie dall’altra. Emerge che  già molto prima dell’ottobre ’22, gli squadristi avevano preso l’abitudine di salire sui treni senza pagare, una sorta di prova generale di controllo dei mezzi di trasporto che consentì a migliaia di fascisti di raggiungere Roma. “Al di là delle parole d’ordine, che puntano su rispetto della legge, e dellla propaganda, che insisterà sui treni in orario e sul ripristino dei servizi ferroviari, i fascisti non pagano il biglietto, creano disordini, sfruttano le incertezze dello Stato Liberale”, ha messo in evidenza Borri con la sua ricostruzione. La marcia, poi, viene realizzata con la requisizione di auto e camion per raggiungere i capoluoghi e partire in treno alla volta di Roma. Per quanto riguarda i treni “quando non si riesce ad allestire convogli propri la soluzione è quella di arrestare treni in transito con falsi segnali di stop e prenderne il controllo”.

Il convegno prosegue domani, mercoledì 9 novembre. Impatto e Ricezione è il tema dei lavori della mattinata (a partire dalle ore 10). Coordina Roberto Bianchi, vicepresidente dell’Istituto, intervengono Andrea Mazzoni, Eros Francescangeli e Rocco Lentini. Nel pomeriggio si affronta il tema delle narrazioni e dell’eredità attraverso personaggi come Balbo e Pavolini, guardando al cinema di regime, all’iconografia e ai dipinti celebrativi. Coordina Francesca Tacchi, intervengono Sara Trovalusci, Andrea Rossi, Luigi Nepi e Antonella Gioli.  

Sempre alla Biblioteca Nazionale è allestita la mostra Dissonanze 1917-1922. Da Caporetto alla marcia su Roma, un paese diviso che resterà aperta fino al 4 febbraio 2023.

Per info e iscrizioni: isrtprenotazioni@gmail.com

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