Fu un errore, tragico ed evitabile. Trentacinque anni fa il reattore quattro della centrale nucleare di Chernobyl, alle ore 1:23:45, esplose, dando vita a quello che ancora oggi, insieme al disastro di Fukushima del 2011, è il più grave incidente della storia in tema di nucleare.
Malfunzionamento, errore umano, errore di progettazione: la comunicazione del tempo, in piena Guerra fredda, non poté essere precisa nei minimi dettagli perché ne valeva della credibilità tecnico-scientifica dell’Unione Sovietica ma le congetture e le responsabilità da trovare innescarono un dibattito che ancora oggi, se pensiamo purtroppo al numero delle vittime, è in corso.
Il Comitato Scientifico delle Nazioni Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti, l’UNSCEAR, scrisse nel 2006: «Fino all’anno 2005, tra i residenti della Bielorussia, la Federazione Russa e l’Ucraina, ci sono stati più di 6 000 casi di tumore alla tiroide in bambini e adolescenti che sono stati esposti al momento dell’incidente, e più casi sono da aspettarsi nei prossimi decenni. Indipendentemente dall’incremento delle misure di prevenzione e screening, molti di questi casi di tumore sono molto probabilmente da attribuirsi all’esposizione alle radiazioni. Escludendo questo incremento, non vi è evidenza di ulteriore impatto per la salute pubblica attribuibile all’esposizione di radiazioni due decenni dopo l’incidente. Non vi è evidenza scientifica di un incremento di incidenza di tumori né del tasso di mortalità né nell’insorgenza di patologie che potrebbero essere collegate all’esposizione alle radiazioni. L’incidenza di leucemia nella popolazione non sembra elevata. Tuttavia, coloro che furono esposti maggiormente alle radiazioni hanno un rischio più alto di effetti sulla loro salute associati alle radiazioni. La maggioranza della popolazione non dovrebbe comunque soffrire serie conseguenze sulla propria salute in conseguenza delle radiazioni. Molti altri problemi alla salute non direttamente collegabili con l’esposizione alle radiazioni sono stati riscontrati nella popolazione».
La tragedia del 1986, riportata sul piccolo schermo nel 2019 da Sky, è stata una tragedia di cui ancora oggi il piccolo paese di Chernobyl porta i segni: una città di solo 1.000 persone che vive col il ricordo del disastro, della paura e della incredulità che non passerà mai.