Clima e mosca, poco olio d'oliva quest'anno

Penuria forzata d’olio d’oliva. Dalla Valbisenzio al Montalbano, sulle colline del Chianti come a Lucca e dintorni, a Vinci come nel sud della regione: quest’anno l’olio non sarà molto. Il calo di produzione, in Toscana, potrà toccare punte del 50%. L’olio d’oliva, compreso l’extravergine toscano, regola i suoi conti con una serie di inciampi: il clima estivo piovoso particolare e, da qualche settimana, l’allarme mosca olearia. Va da sé che, per stabilire se sia in atto un attacco dell’insetto, occorre analizzare le olive. È però un dato di fatto che molti ulivi abbiano reso poco o niente, per un campagna olearia che si presenta al ribasso in termini di quantità e al rialzo, perché i problemi investono tutti i Paesi produttori, nei prezzi. Poche olive, allora, e messe male, per dirla in due parole.
Dalla foto in alto, appaiono evidenti guasti e conformazione stessa di una manciata di olive. Ma c’è di più: in tutto il mondo la produzione si abbassa, a cominciare dalla Spagna, e aumenta contemporaneamente il rischio che altro olio sia spacciato per extravergine italiano, con le conseguenze del caso sia in termini immediati che d’immagine, sui mercati internazionali e, in parte, interno.
Intanto, chi cerca olio, chi vuole prenotarsi e aveva da anni individuato i suoi fornitori per il consumo familiare deve prendere provvedimenti. Se ne trova poco, in zona come nelle aree vicine, al punto che diversi affezionati dell’olio nuovo o, comunque, di quello acquistato direttamente dal produttore stanno per alzare bandiera bianca e rivolgersi, come la maggior parte dei consumatori, alla grande distribuzione. Occhio però. L’olio d’oliva pare destinato a rincarare.
L’allarme della Coldiretti, che riportiamo per intero, è steso su scala globale ed è appena di ieri.

Crolla la produzione mondiale di olio di oliva – scrivono gli esperti dell’associazione dell’agroalimentare – che dovrebbe scendere del 17 per cento a 2, 9 milioni di tonnellate per effetto del dimezzamento dei raccolti in Spagna che con un quantitativo di meno di un milione di tonnellate mantiene il primato mondiale ma anche del forte calo in Italia dove è appena iniziata la raccolta che dovrebbe confermare il secondo posto nonostante una riduzione del 30 ed una produzione attorno a 300mila tonnellate.
Sulla base dei dati riportati dalla Oil World, Coldiretti sottolinea che gli effetti si fanno sentire sul mercato con un forte balzo dei prezzi dell’extravergine. Negli ultimi 12 mesi – sottolinea la Coldiretti – i futures sull’olio d’oliva vergine scambiati a Jaen, in Spagna, hanno registrato un’impennata del 17 per cento mentre alla Camera di Commercio di Bari quest’anno con l’inizio della raccolta delle olive si rilevano quotazioni che sono superiori al 38 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Se la produzione spagnola ha sofferto per le scarse precipitazioni in Andalusia, la principale regione produttrice, dopo l’annata di carica dello scorso anno, in Italia la produzione per l’andamento climatico si prevede scarsa ovunque ma i tagli maggiori – continua la Coldiretti – si stimano al centro nord, con cali del raccolto tra il 35 e il 50 per cento. Anche al sud la situazione è difficile sia in Calabria che in Puglia che è la principale regione di produzione. Il Salento avrà il calo più sensibile ma significative riduzione si rilevano anche in alcune aree della zona di Monopoli e del Gargano, colpite da eventi meteo eccezionali e nel nord del barese. Il raccolto si prevede invece abbondante in Grecia che, dopo l’annata di scarica dell’anno scorso, potrebbe insidiare il secondo di secondo maggior paese produttore detenuto dall’Italia. Discreta – continua la Coldiretti – la produzione in Portogallo e in Marocco, in entrambi i casi intorno alle 70 mila tonnellate mentre in Turchia la produzione dovrebbe attestarsi sulle 200 mila tonnellate, nella media degli ultimi anni.

In queste situazioni il mercato europeo dell’olio di oliva con consumi stimati attorno a 1,85 milioni di tonnellate rischia di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza. Un rischio che – sottolinea la Coldiretti – riguarda soprattutto l’Italia che è il principale importatore mondiale di olio per un quantitativo pari a 460mila tonnellate. Per tutelare consumatori e produttori e non compromettere l’immagine dell’olio italiano occorre evitare che venga spacciato come Made in Italy olio importato come è stato peraltro addirittura denunciato con fumetti illustrati sul New York Times con il titolo “Il suicidio dell’olio italiano”.

Che fare? Per questo occorre applicare le importanti modifiche alla disciplina introdotta dalla legge salva olio approvata nel febbraio 2013 sotto il pressing della Coldiretti che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy, ma che ancora oggi è inapplicata per l’inerzia della pubblica amministrazione e per l’azione delle lobby a livello nazionale e comunitario.
Il consiglio della Coldiretti ai consumatori è di verificare con attenzione l’etichetta dove, anche se spesso nascosto nel retro della bottiglia ed in caratteri minuscoli, deve essere riportato la scritta “ottenuto da miscela di olio comunitari od extracomunitari” se non si tratta di olio italiano al 100 per 100. Oppure di scegliere una delle 43 designazioni di origine riconosciute dall’Unione Europea e che garantiscono l’origine italiana.

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